00 27/08/2013 12:01
Missili Tomahawk puntati sulla Siria?Una quarta nave americana si avvicina al Paese guidato da Assad. La "linea rossa" statunitense si scontra con quella descritta dall'Iran Stefania Spatti
La "linea rossa" è il fil rouge del conflitto siriano. Non è un gioco di parole ma il concetto chiave che determina la posizione degli Stati Uniti e dell'Iran in merito alla Siria. Il presidente americano Barack Obama ha sempre sostenuto che l'uso di armi chimiche da parte del regime di Bashar al Assad rappresenterebbe il superamento di una linea rossa che porterebbe Washington ad agire. Dal canto suo Teheran definisce un'ipotetico intervento militare americano contro Damasco una linea rossa oltre la quale scatterebbero "dure conseguenze" per la Casa Bianca. Lo ha garantito il comandante delle forze armate iraniane Massoud Jazayeri.



Washington deve ancora stabilire con certezza se il 21 agosto scorso, nella capitale siriana, il governo locale ha usato armi chimiche contro civili provocando vittime che per l'opposizione ammontano a quota 1.300 (per Medici senza frontiere, 3.600 persone si sono presentate in tre ospedali di Damasco in meno di tre ore nella mattina dell'attacco: avevano sintomi che sembrano provare la loro esposizione a sostanze neurotossiche. Del totale, 355 sono i morti). Per farlo ha bisogno di prove, come quelle che potrebbero emergere dall'analisi degli ispettori dell'Onu. Peccato che, sosteneva la Casa Bianca prima del via libera, Assad stia impedendo l'accesso immediato sui luoghi del presunto delitto per far sì che si affievoliscano le evidenze chimiche. Anche quando l'ok è arrivato, l'amministrazione Obama è rimasta scettica giudicando poco credibile la decisione tardiva di Damasco. "Il fatto che il presidente Assad abbia fallito nel cooperare con le Nazioni Unite è la prova che ha qualcosa da nascondere", ha dichiarato il premier britannico David Cameron, che ieri ha parlato al telefono per 40 minuti con Obama.

Stando a un funzionario dell'amministrazione Obama, "ci sono pochi dubbi" che quel tipo di armi sia stato usato. Le sue indicazioni sono basate su "numero delle vittime, sintomi di chi è stato ucciso e ferito e testimoni".

In vista di un possibile intervento militare, le navi dell'esercito americano si stanno avvicinando alla Siria. Anche perché, come riporta oggi il The Times in copertina, nei colloqui di sabato il premier britannico David Cameron ha fatto pressioni affinché Obama parta all'attacco dei missili.



Una quarta imbarcazione, nella parte orientale del mare Mediterraneo, è stata dotata di missili balistici ma non ha ricevuto l'ordine di lanciarne alcuno verso la Siria. Navi militari possono eseguire una serie di azioni tra cui il lancio di missili Tomahawk, gli stessi usati contro la Libia nel 2011 come parte di una mossa internazionale volta a ribaltare il regime di Muamar Gheddafi. Sarebbe questo, ha spiegato un funzionario della Difesa americana, lo strumento da utilizzare per mandare un segnale chiaro ad Assad.

Tutte le opzioni sono sul tavolo. E mentre Obama frena - un attacco militare deve essere preceduto da una ponderazione a livello internazionale - il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo presidente Shimon Peres incitano all'azione. “Al regime più pericoloso del mondo non può essere permesso di avere le armi più pericolose del mondo", ha dichiarato Netanyahu.

Il generale Martin Dempsey, presidente del Joint Chiefs of Staff, sta partecipando a un meeting in Giordania con gli addetti alla Difesa dei Paesi mediorentali.
25.08.13
15:49

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Missili Tomahawk puntati sulla Siria?