Come dovrebbero essere gli alieni secondo voi? Prima parte.

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Hybrid1973
00sabato 16 ottobre 2010 14:28
Descrizioni fisiche di frontiera
Da bambino immaginavo che le altre creature abitanti altri mondi avrebbero potuto e dovuto essere molto diverse da noi.
Oggi come oggi, osservando le molte specie animali presenti sul pianeta ed evolute con molte similitudini anche se discendenti da antenati molto diversi, sono più propenso a credere che le differenze tra l'homo sapiens sapiens e una o più civiltà aliene non siano così drastiche.
A mio avviso il cervello sarà molto probabilmente molto vicino agli occhi; una posizione privilegiata che consente alla vista di proteggerlo da ogni attacco e collisione. La sua grandezza dipenderà dai secoli di storia evolutiva alle loro spalle.
Dovrebbero avere 2 occhi posizionati frontalmente in un punto alto del corpo per godere di una panoramica totale della propria collocazione spaziale nell'ambiente circostante. La frontalità è degli animali predatori e credo che l'essere più evoluto di un habitat debba perforza di cose essere tale. Il numero degli occhi (due) consente la visione stereoscopica col minor numero di elementi (fondamentale in un essere biologico). La grandezza degli occhi potrebbe essere in funzione della luce che illumina i loro mondi e protetti, puliti e coadiuvati nella lubrificazione da palpebre.
Se fossero vegetariani dovrebbero mangiare erba in continuazione per sopperire alla scarsezza di contenuti nutrienti per cui li immagino in cima alla catena alimentare e onnivori. Quindi posizione del naso sopra la bocca e la lingua all'interno per una immediata indagine di ciò che sta per essere trangugiato e denti per la masticazione.
Senza entrare nei dettagli degli organi interni li immagino comunque simili ai nostri e con le stesse funzioni. Il fatto che tutti gli animali terrestri li abbiano disposti in modo simile (presumibilmente anche quelli estinti) significa che è una formula che in natura funziona.
Posizione eretta che consente l'uso delle mani con pollice opponibile per altri scopi. Come per noi anche per loro questa configurazione delle mani sarà stata la chiave del loro successo evolutivo.
Numero delle dita non saprei dire; probabilmente 5 ma forse anche 4 in mani e piedi poichè probabilmente i loro antenati erano quadrupedi come i nostri e le loro zampe sono nate simili.
Altezza e robustezza variabile a seconda della gravità del loro pianeta d'origine. Gravità troppo alte o troppo basse non sono certo che consentano un ciclo dell'acqua adatto alla vita per cui non troppo diversa dalla nostra.
Colore della pelle: se mangiano hanno sangue nelle vene. Colore della pelle probabilmente rosato più o meno pallido.
Dovrebbero essere un organismo raffreddato ad aria per cui sudano col caldo e tremano col freddo per mantenere la temperatura costante.
Visto che sudano dovranno avere sopracciglia per evitare che il sudore entri negli occhi mentre - nel caso di un sole debole - potrebbero non avere ciglia.
Due orecchie non guasterebbero in quanto garantiscono l'effetto stereo e dalla comparazione di fase e controfase dei segnali che entrano in ogni canale uditivo, il cervello può elaborare un panorama complesso grazie al quale può determinare distanze e posizioni delle fonti sonore. L'orecchio esterno potrebbe anche essere assente anche se nell'uomo funge - tra l'altro - da alette di raffreddamento per il sangue quindi la presenza potrebbe essere legata alla temperatura del loro pianeta.
Veniamo al sesso (non aspettavate altro eh? Pervertiti!! ) [SM=g27988]
La loro riproduzione sarà quasi certamente sessuata per una miscela di geni complessa che rende difficile l'attacco di batteri e virus. In più dovrebbero essere vivipari e mammiferi.

Davide Ferrara@
00sabato 16 ottobre 2010 16:16
Praticamente impossibile immaginare anche se "immaginare scientificamente" si può come in un libro molto ben riuscito di cui ti consiglio la lettura:

La scienza degli alieni
di Clifford Pickover

deannatroy
00sabato 16 ottobre 2010 17:41
sinceramente ho sempre pensato che LORO somiglino a noi visto che cosi come la vita è nata su questa terra si è sviluppata su altri mondi simili al nostro.
e cmq quelle volte che Li ho sognati, a parte qualche piccolo particolare,erano praticamente quasi "umani".
sgittario
00sabato 16 ottobre 2010 18:18
Come dovrebbero essere? Così sembra che siamo noi che imponiamo le forme. Io direi come potrebbero essere.... [SM=g27988]
RETE-UFO
00sabato 16 ottobre 2010 19:54
Re:
Davide Ferrara@, 16/10/2010 16.16:

Praticamente impossibile immaginare anche se "immaginare scientificamente" si può come in un libro molto ben riuscito di cui ti consiglio la lettura:

La scienza degli alieni
di Clifford Pickover




Qui c'è qualcosa di più concreto : la casistica aliena in Italia (dal libro "Alieni in Italia" di Moreno TAMBELLINI):

books.google.it/books?id=tbOzgVmK4FMC&printsec=frontcover&dq=tambellini+edizioni+mediterranee+alieni+italia&source=bl&ots=PCCRgi0csp&sig=-OpPlIGbs_r3fupkJNhZSp2T5ks&hl=it&ei=YOe5TOOEMJGPswaQttnDDQ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=4&ved=0CCMQ6AEwAw#v=onepage&q...
Hybrid1973
00sabato 16 ottobre 2010 19:57
Ma...un opinione vostra a parte linkare dei libri non l'avete? [SM=g27993]
Ciò che volevo evitare era proprio l'alieno Zanfrettiano!
RETE-UFO
00sabato 16 ottobre 2010 20:23
Re:
Hybrid1973, 16/10/2010 19.57:

Ma...un opinione vostra a parte linkare dei libri non l'avete? [SM=g27993]
Ciò che volevo evitare era proprio l'alieno Zanfrettiano!



My opinion : i nostri Fratelli dello Spazio sono umani come noi.

giambo64
00sabato 16 ottobre 2010 21:34
Non credo che possa esistere, in tutto l'universo, qualche specie aliena tanto simile da potersi confondere con noi.
Il nostro aspetto deriva da milioni di anni di evoluzione, se i dinosauri non fossero scomparsi forse oggi ci sarebbe o ci sarebbe stata in passato una civiltà tecnologica sviluppata dai discendenti degli antichi rettili. In questo caso i mammiferi sarebbero rimasti confinati in una nicchia e non avrebbero mai potuto sviluppare una specie come la nostra.
Pensare che ovunque il cammino evolutivo debba essere lo stesso è estremamente antropocentrico, siamo troppo abituati a seguire i modelli terrestri dimenticandoci che bastano piccolissime variazioni su gravità, temperatura, atmosfera ecc per determinare enormi differenze.
Anche se, per assurdo, si trovasse un pianeta identico al 100% alla Terra io sono certo che il risultato dell'evoluzione sarebbe in buona parte diverso, il caso determina spesso cambiamenti imprevedibili.
Sicuramente i biologi del futuro espanderanno infinitamente il loro campo, nel momento in cui riusciremo ad esplorare pianeti extrasolari.
Le specie intelligenti e tecnologiche credo saranno molto, molto meno rispetto ai pianeti abitabili, e immagino avranno aspetti più disparati, anche se i parametri scritti Hybrid sono sicuramente validi.
E' probabile che una specie evoluta sia attratta dal contatto con le specie più simili a lei, credo che anche noi, se dovessimo scegliere che alieni contattare, sceglieremmo quelli più antropomorfi e lasceremmo perdere quelli troppo diversi. Da qui a credere ad alieni umanissimi come quelli di Adamski, però, ce ne passa!
RETE-UFO
00sabato 16 ottobre 2010 22:35
Re:
giambo64, 16/10/2010 21.34:



Non credo che possa esistere, in tutto l'universo, qualche specie aliena tanto simile da potersi confondere con noi.

Da qui a credere ad alieni umanissimi come quelli di Adamski, però, ce ne passa!



Tua opinione che rispetto.

[SM=g8097]


AlexDust.
00domenica 17 ottobre 2010 16:15
Io ripropongo la mia ipotesi:

-Alieni Nordici: molto diffusi nel nostro sistema,forse sono gli amministratori della "riserva indiana", sono quelli con cui avremo il contatto ufficiale.

-Grigi, omini bassi,testoni, umanoidi ecc: sono dei turisti spaziali, vengono qui per studiare la biologia terrestre e anche noi.

-Rettiliani: secondo me non esistono (Zanfretta avrebbe rielaborato il loro vero aspetto) ma se proprio esistono rientrano nella categoria sopra

Vorrei ricordare uno studio di un paio d'anni fa, di due scienziati evoluzionisti: essi sostenevano che la forma antropomorfa sarebbe quella più vincente a livello di selezione naturale ( che nel nostro caso vorrebbe dire: " gli alieni potrebbero essere molto ma molto simili a noi")
ghost833
00domenica 17 ottobre 2010 18:18
Quoto alexdust e aggiungo che sarebbe piu' curiose se si pensa che siano ostili o no...

Anzi se esistone delle razze quali cattive e quali no [SM=g28004]
giambo64
00domenica 17 ottobre 2010 22:46
Gli alieni cosiddetti nordici mi stanno estremamente antipatici.
Mi sembrano il frutto di una concezione razzista per cui i belli sono i buoni e i brutti sono cattivi.
Sono tutti biondi? Non è che da loro i nazisti hanno vinto e hanno eliminato tutti i non ariani?
Preferisco i grigi, sono più simpatici.
ManuelaZan
00domenica 17 ottobre 2010 22:54
Re:
giambo64, 17/10/2010 22.46:

Gli alieni cosiddetti nordici mi stanno estremamente antipatici.
Mi sembrano il frutto di una concezione razzista per cui i belli sono i buoni e i brutti sono cattivi.
Sono tutti biondi? Non è che da loro i nazisti hanno vinto e hanno eliminato tutti i non ariani?
Preferisco i grigi, sono più simpatici.


Sei un razzista al contrario ... [SM=g8298]

In realtà i nordici non sono antipatici: è che li disegnano così (cit.) [SM=g9423]

char_aznable
00lunedì 18 ottobre 2010 12:28
Mah, pensando alle innumerevoli specie di esseri viventi che da sole popolano il nostro pianeta ed a quanto siano diverse tra loro, mi viene da pensare alle forme piu' assurde.

Certamente potremmo trovarci davanti a svariatissime forme, come ad esempio ha immaginato Lucas in Guerre Stellari o Cameron in Avatar, tutto dipende dall'evoluzione che una vita primordiale ha subito nel corso del tempo, su un determinato pianeta con caratteristiche più o meno simili al nostro.

La letteratura fantascientifica, in questo caso, credo abbia sviscerato l'argomento a sufficienza immaginando le piu' disparate creature.

Personalmente, essendo influenzato dai racconti di IR3, la prima immagine che associo agli alieni è quella del classico "grigio".
cazz@ro6502
00lunedì 18 ottobre 2010 20:15
Messaggio in attesa della convalida dei moderatori
giambo64
00martedì 19 ottobre 2010 11:27

In realtà i nordici non sono antipatici: è che li disegnano così (cit.)


[SM=g11770] [SM=g11770] [SM=g11770]
ti diro di più: secondo me qualcuno di loro è anche tinto!
Hybrid1973
00martedì 19 ottobre 2010 16:09
Re:
giambo64, 19/10/2010 11.27:


In realtà i nordici non sono antipatici: è che li disegnano così (cit.)


[SM=g11770] [SM=g11770] [SM=g11770]
ti diro di più: secondo me qualcuno di loro è anche tinto!



[SM=g8899]
Parrucche no?? (basta, siamo OT)
neocomprensioni
00mercoledì 20 ottobre 2010 08:25
Re:
Hybrid1973, 16/10/2010 19.57:

Ma...un opinione vostra a parte linkare dei libri non l'avete? [SM=g27993]
Ciò che volevo evitare era proprio l'alieno Zanfrettiano!



Ho meditato molto sulla tua domanda, caro amico Hybrid, prima di rispondere.
Forse proprio per il fatto che hai giustamente richiesto un parere, che esuli da tutta la letteratura sul tema.
Infatti se dovessimo rifarci alla mole di testimonianze, alcune molto credibili, il “loro” aspetto fisico, sarebbe di tutte le fogge possibili ed immaginabili.
La stessa catalogazione di Brad Steiger, che suddivide le razze aliene in alfa (Grigi), beta (nordici), gamma (selvaggi e automi) e delta (insettoidi e rettiliani), sembrerebbe fornire una risposta al tuo quesito.
Eppure, anche se con i tanti dubbi che mi portano a leggere tantissimo sull’argomento, preferisco rimanere coerente con le mie idee e ti rispondo che secondo me “loro” sono i nostri creatori genetisti, sono gli Elohìm della Bibbia che hanno detto “Facciamo l’uomo secondo nostra immagine e somiglianza”.
Viene da se che il loro aspetto fisico non sia troppo diverso dal nostro.

giambo64
00mercoledì 20 ottobre 2010 09:02
Interessante ma, se noi siamo stati realizzati da loro, perchè in nostro codice genetico è così simile a quello di tutti gli altri esseri viventi sulla terra?
Gli altri primati, ovvero le altre scimmie, da dove ne vengono?
Oppure tutta la vita sulla terra è frutto di questo gigantesco gioco?
In questo caso questi esseri sono anche estremamente pazienti, visto che hanno aspettato 3,5 miliardi di anni per vedere nascere l'uomo.
Poi nasce il quesito: se la vita è stata portata artificialmente sulla Terra, dove è nata e come?
Nell' ipotesi, invece, che abbiano solo creato l'uomo, perchè non assumono una posizione decisa?
Voglio dire, se volessero interferire potrebbero farlo alla grande, se non volessero farsi vedere e studiarci di nascosto potrebbero tranquillamente non farci neanche dubitare della loro esistenza, visto che la loro civiltà dovrebbe essere evoluta da almeno 5 milioni di anni.
Invece avrebbero contatti sporadici con alcune persone, senza lasciare prove ma neanche senza particolare segretezza.
Attendo risposte.
neocomprensioni
00mercoledì 20 ottobre 2010 13:28
Caro Giambo tu attendi risposte, molto bene… benvenuto nel gruppo.

Ti premetto che le mie non sono certezze, bensì idee ed orientamenti, come mi sembra di aver affermato nel mio intervento; d’altronde mi hanno sempre spaventato coloro che non hanno dubbi e che affermano di detenere la verità, seguendo una dottrina specifica, senza confutarla con altre.

Pur avendo una formazione cattolica, ho sempre faticato ad accettare dogmi ed il crescente bisogno di risposte a domande esistenziali, mi ha spinto a scontrarmi spesso con gli ecclesiastici di professione.

Ho pertanto proseguito da solo lo studio dei testi sacri e delle religioni nella storia, anche perché cosa avrei dovuto aspettarmi nel chiedere al proprio padre spirituale, chiarimenti circa i termini Elohìm, Nephilim, kevod e via dicendo?

Ma non voglio tediarti circa le possibilità politeistiche contenute nei testi sacri, mi limito a riferirti che la diretta conseguenza dei miei studi è il mio attuale orientamento circa la possibilità che le entità creatrici non terrene, fossero fisiche e non soltanto spirituali.

E allora da dove provenivano costoro (o meglio provengono)?

Allo stato attuale del mio percorso, non credo che i Creatori, provengano da altre dimensioni, ma dal nostro universo e che si muovano grazie all’uso di tecnologie superiori.

Dopo questa lunga premessa, che spero abbia chiarito le motivazioni che mi hanno portato ad esprimermi in tal senso circa il quesito di Hybrid, vengo alle tue domande, che francamente sono le stesse che la maggior parte degli studiosi di ufologia, paleoastronautica e contattismo si fanno da molti di anni.

Non sarò io a fornirti risposte che possano chiarire i tuoi dubbi oppure il tuo scetticismo che hai piu’ volte manifestato in questo forum, ma proverò ad estrinsecare quali sono le mie idee al riguardo.

Ritengo che:
1. la parte di DNA, che ci differenzia dai primati è il frutto dell’intervento operato dai Creatori che utilizzarono “l’argilla” (i selvaggi), per plasmare l’uomo, cha da quel momento cominciò un lungo percorso evolutivo di consapevolezza, quale parte attiva di un universo vivente;
2. l’unico essere vivente ad essere stato geneticamente modificato nel suo percorso evolutivo terrestre è l’uomo;
3. la vita si è formata spontaneamente, con le modalità studiate sui banchi di scuola ed esiste nell’intero universo con percorsi evolutivi diversi a seconda del grado di elevazione spirituale che raggiunge l’entità fisica;
4. dal momento della creazione, “Loro” non hanno mai lasciato la terra, ci hanno osservato e sono intervenuti in casi di estremo bisogno per far si che seguissimo da soli il nostro percorso spirituale;
5. mantengono contatti costanti con diverse persone sparse sull’intero globo e con alcuni “potenti”;
6. se solo ci fermassimo per un istante ed ascoltassimo il nostro cuore, tutti noi sapremmo di non essere soli sulla terra e nell’universo, senza bisogno di apparizioni in grande stile.

Con questo lungo intervento ho esaurito la mia partecipazione a questa discussione, perché ritengo di essermi addentrato troppo in quelle che sono le mie convinzioni personali e per rispetto nei confronti del forum che ci ospita, sarebbe meglio, una volta espresso il proprio parere, ritornare ad occuparsi di argomenti oggettivamente rilevanti.
sgittario
00mercoledì 20 ottobre 2010 15:02
Re:
neocomprensioni, 20/10/2010 13.28:



Ritengo che:
1. la parte di DNA, che ci differenzia dai primati è il frutto dell’intervento operato dai Creatori che utilizzarono “l’argilla” (i selvaggi), per plasmare l’uomo, cha da quel momento cominciò un lungo percorso evolutivo di consapevolezza, quale parte attiva di un universo vivente;
2. l’unico essere vivente ad essere stato geneticamente modificato nel suo percorso evolutivo terrestre è l’uomo;
3. la vita si è formata spontaneamente, con le modalità studiate sui banchi di scuola ed esiste nell’intero universo con percorsi evolutivi diversi a seconda del grado di elevazione spirituale che raggiunge l’entità fisica;
4. dal momento della creazione, “Loro” non hanno mai lasciato la terra, ci hanno osservato e sono intervenuti in casi di estremo bisogno per far si che seguissimo da soli il nostro percorso spirituale;
5. mantengono contatti costanti con diverse persone sparse sull’intero globo e con alcuni “potenti”;
6. se solo ci fermassimo per un istante ed ascoltassimo il nostro cuore, tutti noi sapremmo di non essere soli sulla terra e nell’universo, senza bisogno di apparizioni in grande stile.

Con questo lungo intervento ho esaurito la mia partecipazione a questa discussione, perché ritengo di essermi addentrato troppo in quelle che sono le mie convinzioni personali e per rispetto nei confronti del forum che ci ospita, sarebbe meglio, una volta espresso il proprio parere, ritornare ad occuparsi di argomenti oggettivamente rilevanti.



Ottimo Neo, finalmente qualcuno usa la coscienza, invece che la solita chimica del DNA. [SM=g27988]


giambo64
00venerdì 22 ottobre 2010 11:21
Grazie delle tue spiegazioni, Neocomprensioni.
Ovviamente non condivido le tue ipotesi, ma del resto il bello di una discussione è confrontarsi con chi la pensa diversamente, sempre nel reciproco rispetto.
FabioDiRado
00venerdì 22 ottobre 2010 11:54
Per me esistono:

- umanoidi
- grigi
- rettiliani

Saluti
Interessato74
00lunedì 28 febbraio 2011 16:05
Esobestiario
Il problema è complesso e solletica molto il mio gusto perverso per le speculazioni teoriche.

Io penso che difficilmente esseri intelligenti di origine extraterrestre abbiano un aspetto anche solo genericamente umanoide. La stessa storia evolutiva dell'unico pianeta sicuramente noto per essere abitato da forme di vita (il nostro) lo suggerisce.

Faccio un esempio concreto: in un'epoca compresa fra gli ottocento e i cinquecento milioni di anni fa, sembra che la Terra abbia attraversato una terribile era glaciale. In seguito alla frammentazione del supercontinente Rodinia (non è la Pangea, ma viene prima), una disposizione atipica delle masse continentali, ripartitesi in grandi scudi di terra emersa collocati principalmente in area equatoriale, e una conseguente alterazione delle correnti oceaniche regolatrici del clima globale, unitamente a una condizione astronomica sfavorevole, fecero precipitare le temperature superficiali della biosfera a una media compresa fra i cinquanta e i dieci sotto lo zero perfino in corrispondenza dell'equatore. Il crollo delle temperature determinò una catastrofica diminuzione dei gas atmosferici essenziali per le forme di vita terrestri (catastrofe dell'ossigeno). Fu l'epoca tremenda nota fra i paleontologi come criogeniano. Lo spaventoso scenario è quello delineato dalla teoria della Terra palla di neve (snowball-Earth Theory). E' una teoria abbastanza accreditata, anche se non immune da critiche. A salvare le forme di vita furono i vulcani superficiali e profondi, attorno ai quali si crearono isole di calore e di attività biologica, che rimasero totalmente separate le une dalle altre a causa del grande mare sterile dei ghiacci: in piccolo, quasi la stessa situazione in cui si trovano le biosfere di pianeti viventi lontani fra loro nello spazio galattico -fatta salva una differenza sostanziale, cioè la condivisione del materiale biochimico di partenza, che per gli ipotetici esopianeti viventi è da escludere in tronco. Il risultato fu una proliferazione di mutazioni genetiche determinate dall'estrema varietà e pressione selettiva dei biomi (ambienti) locali allora creatisi. Furono sempre i vulcani e la tettonica a zolle a determinare, col tempo, l'inversione di tendenza che nel cambriano rese il clima planetario di nuovo mite. Nel frattempo, la proliferazione di mutazioni avvenute nel criogeniano attorno ai vulcani aveva posto le basi dell'esplosione della biodiversità che ha portato fino alle forme di vita più complesse, che altrimenti sarebbero rimaste in mente Dei per miliardi di anni. Chiunque osservi gli esseri evolutisi a ridosso di quel periodo (forme di vita pluricellulari abbastanza primitive, ma per noi mostruose e davvero aliene, anche per i parametri dei fossili più strani che le ere geologiche successive ci hanno regalato), si rende conto di quale varietà di strutture di partenza le forme viventi possano sviluppare, anche su un unico pianeta.

Le circostanze che si determinarono nell'epoca criogeniana sono solo un esempio possibile: l'impatto del meteorite dello Yucatan, che determinò la discontinuità geologica fra cretaceo e cenozoico e la fine dei dinosauri, ci fornisce un altro case study interessante. Un pianeta di animali giganti che, con le dovute eccezioni, regolavano per lo più con la massa corporea la propria temperatura interna e che potevano godere di un'atmosfera col 31% di ossigeno, viene sostituito catastroficamente da un mondo in cui la percentuale d'ossigeno è calata al 21% e in cui dominano creature un po' più piccole, ma con un sistema di termoregolazione e un sistema nervoso un po' più efficienti.

Questi due esempi, presi dalla storia della nostra biosfera,sono assai istruttivi, se portati sulla scala di ragionamenti oggetto dell'esobiologia. Il ventaglio di ipotesi sulle forme degli alieni diventa infinito. Una cosa però è certa e va ribadita: forme di vita aliene anche solo genericamente umanoidi (due braccia, due gambe, una testa), o addirittura ibridabili con l'uomo, sono a mio modesto parere da escludersi totalmente, non per pregiudizio, ma per una mera questione statistica. La storia della Terra, o meglio, la storia di Gaia per come noi la conosciamo, ci permette di scrivere in sintesi una legge ferrea, per quanto poco facile da riassumere in parole povere: la storia anche di una singola biosfera è la storia di un superorganismo integrato, autoorganizzato, complesso, aperto verso lo spazio e soggetto ai mutamenti agiti dagli strati geologici profondi. La sua evoluzione è dominata dal caso, governata da attrattori strani (gruppi di circostanze casuali correlate che determinano nodi di cambiamenti cruciali in un sistema complesso, autoregolato e in evoluzione, lontano dall'equilibrio termodinamico -uno gliommero, insomma) e fattori troppo fortuiti, per dar luogo a risultati troppo "convergenti" e omologati.

Ciò detto, la discussione si può basare su una serie di nodi o punti chiave deducibili a partire dal tipo di pianeti viventi, di strutture e di biochimiche che si possono incontrare -in base a quello che possiamo immaginare, che è poco, ma è quel che abbiamo.

Primo nodo: forme di vita a base carbonio o forme di vita a base silicio, o forme di vita a base germanio? Questi tre elementi chimici ad atomi tetravalenti (capaci di aggregarsi con altri quattro atomi alla volta), permettono in teoria grandi quantità di composti differenti. Teoricamente, possono essere tutti e tre posti alla base di interazioni chimiche complesse e potenzialmente in grado di supportare una caratteristica essenziale della materia vivente: l'autoreplicazione. Tuttavia c'è da dire che mentre il più leggero di questi tre, il carbonio, ha una grande flessibilità nello strutturarsi in molecole complesse, il silicio e il germanio dànno luogo a strutture assai più rigide, dunque meno capaci di organizzarsi in forme sempre più raffinate. Le forme di vita a base carbonio sono vulnerabili a temperature estreme, mentre ipotetiche forme di vita a base silicio potrebbero resistere in condizioni che noi considereremmo assai meno accoglienti. Può essere che esistano biosfere estreme popolate di creature più o meno semplici a base silicio, ma la resistenza, alla lunga, è battuta in natura dalla flessibilità. Dunque gli alieni avranno in comune con noi, con tutta probabilità, il fatto di avere una biologia basata sul carbonio: è quella più "facile" formarsi, ma soprattutto ad evolvere. Può darsi addirittura che, nel corso dell'evoluzione delle biosfere primitive, strutture a base silicio vengano progressivamente sostituite da strutture a base carbonio, nella misura in cui la vita modifica l'ambiente e lo rende adatto alla propria perpetuazione -ma a quel punto la flessibilità evolutiva (carbonio) vince sulla rigidezza (silicio). Il carbonio, inoltre, è diffusissimo nel cosmo, essendo più leggero come atomo, e crea molecole organiche (strutturate in catene e membrane) già nelle nubi interstellari che poi collasseranno in stelle e pianeti. Tenendo conto che: a) la vita è un problema di indice di metallicità (indice di elementi chimici pesanti) di una stella e della sua nebulosa di origine; b) più un elemento è pesante, più è difficile a formarsi per fusione nucleare, più e raro nell'universo; ne consegue, c), un'ulteriore conferma del fatto che il carbonio è l'elemento migliore come base della vita. Tuttavia è difficile che avremo mai altro in comune, sul piano biochimico, con i nostri fratelli a base carbonio. Il numero di molecole organiche che il carbonio può formare in astratto sta al numero di molecole organiche che la vita usa sulla Terra da tre miliardi e ottocento milioni di anni, come il numero dei protoni di tutto l'universo sta al numero dei protoni presenti nei nuclei atomici del nostro pianeta. Questo significa che le forme di vita di un esopianeta sono meno compatibili con noi di quanto non lo siano le buste di plastica non biodegradabili che riempiono le nostre discariche. Per venire a temi a noi cari, cadono alcuni dei luoghi comuni di grido della fantascienza e dell'ufologia: 1) che gli alieni possano davvero ibridarsi con noi o abbiano bisogno del nostro materiale biologico; 2) che gli alieni possano invaderci per usarci come animali di allevamento (noi saremmo appetitosi per loro meno di quanto non sia appetitosa per noi l'uva di plastica su una cucina esposta in un negozio di mobili).

Secondo nodo: tipologia di essere vivente: lasciando perdere gli archaea (microrganismi primitivi), ci resta da scegliere fra vegetali, animali o saprofiti (funghi) -per non parlare di altre situazioni un po' più strane, che vedremo a parte. Sono tutte ipotesi che anche la letteratura fantastica e il fumetto hanno esplorato. Teoricamente, potremmo avere: creature vegetali in grado di dominare una biosfera, e di creare reti biochimiche auto-organizzate (se non addirittura pensanti), grandi come interi continenti (vedi la biosfera di Pandora nel film Avatar), o creature con un qualche tipo di sistema nervoso e di coscienza, ma con un metabolismo da vegetali (per andare addririttura all'universo del manga -ricordi d'infanzia-, le belle mazoniane inventate da Leiji Matsumoto nella vecchia serie di Capitan Harlock), o colonie di saprofiti che occupano aree vastissime, alterando l'ambiente con una sorta di ingegneria biochimica spontanea. L'intelligenza cosciente all'interno un metabolismo da organismi consumatori è solo un'opzione fra le molte possibili.

Terzo nodo: la struttura fisica. Non esiste alcun vincolo netto in favore di corpi che abbiano una simmetria bilaterale (come il nostro e quello degli animali superiori) e non, ad esempio una simmetria raggiata. Il tipo di simmetria dominante è determinato in modo casuale dal tipo di creature che in una fase molto remota della storia di una biosfera riescono a prevalere: possono avere una simmetria bilaterale, radiale o bilaterale doppia. Dipende dall'ambiente in cui si saranno evoluti. L'importante è una struttura che consenta di muoversi facilmente e sfuggire ai predatori, o catturare le prede, con efficienza.

Quarto nodo: non è detto che il nostro alieno abbia bisogno necessariamente di sviluppare uno scheletro: invertebrati come i polpi sono assai intelligenti.

Quinto nodo: l'interazione con l'ambiente in termini di manipolazione. Le tecnologie che una specie intelligente può padroneggiare sono di due nature: 1) le tecnologie morbide di trasmissione ed elaborazione delle informazioni (un certo uso del linguaggio, per esempio); 2) le tecnologie dure di manipolazione materiale (l'uso di un bastone o del fuoco, per esempio). Non è necessario che l'intelligenza sia confinata a esseri che padroneggiano entrambi questi tipi di tecnologie: ovviamente, però, esseri che possono manipolare l'ambiente hanno la chance, per quanto remota, di arrivare fino a noi. Un essere intelligente deve comunque avere la possibilità fisica e soprattutto cognitiva di sviluppare a livello raffinato almeno una di queste tipologie di tecnica, almeno il tipo 1) che assicura la continuità culturale. Ciò vuol dire che è senz'altro necessario un cervello sviluppato, cosa fin troppo banale. Questo fatto ha implicazioni precise su come dobbiamo immaginarci l'aspetto di un alieno. Un cervello sviluppato a base carbonio è infatti: 1) vulnerabile ai traumi; 2) bisognoso di molta energia. Ciò vuol dire che deve essere protetto al meglio, a partire dalla disponibilità del set da bricolage evolutivo di partenza -e questo apre un amplissimo ventaglio di ipotesi -e richiede un'alimentazione a base di nutrienti che non richiedano troppa energia e organi per essere elaborati -e questo ci dà un'indicazione precisa, ci dice che il nostro alieno deve essere onnivoro o carnivoro, e per di più non deve avere un apparato digerente e masticatorio troppo impegnativo -troppo costoso a sfavore del cervello, come che quest'ultimo sia fatto. Dunque, in linea di massima, niente alieni con dentoni e boccacce da predatori -sarà che sono una buona forchetta, ma questo aspetto è assai importante. So che agli eventuali vegani in giro sul forum, che avessero avuto la costanza di arrivare fin qui, l'idea di un fratello cosmico carnivoro o onnivoro darà fastidio: fatto sta che mangiare nutrienti già molto elaborati fa risparmiare energia per il cervello e costringe a usare l'intelligenza per catturare prede. Questo quarto nodo del problema, le esigenze nutrizionali del cervello, ci spinge a preferire anche le creature che abitano terre emerse, perché possono controllare il fuoco abbastanza facilmente, e rendere così più digeribili i cibi (altra energia risparmiata per il cervello, rispetto a soluzioni come quelle rappresentate, ad esempio, dai cetacei). Dunque, un essere carnivoro od onnivoro, terrestre, non specializzato, con boccuccia e manine e sensibili organi di senso il più possibile vicini al cervello, sarà l'alieno tecnologico più probabile. Sono tratti che una struttura umanoide certo possiede, ma possono sposarsi anche con altre strutture: 1) forme centauroidi o aracnoidi; 2) esseri con ali o patagi -entrambe a simmetria bilaterale o bilaterale doppia, più difficilmente raggiata. Va però ribadito che tutto questo bel ragionamento del quinto nodo da sciogliere vale per lo più per esseri terrestri con un metabolismo animale.

Sesto nodo: il sensorio, ovvero, come un alieno vede il mondo (ammesso che lo veda). Strutture simili all'occhio, possibilmente vicine al cervello, saranno presenti se necessario (se c'è un'ambiente in cui la vista è necessaria). Altrimenti, possiamo immaginare tranquillamente esseri capaci di percepire campi elettrostatici a bassa frequenza (come quelli che circondano i corpi delle creature viventi), o raggi infrarossi, o addirittura, con un po' di immaginazione, onde radio ad alta frequenza (con organi di senso alquanto imponenti, considerata la lunghezza d'onda delle onde radio). Per decidere di queste e di altre variabili si devono prendere in considerazione gli ambienti di partenza possibili.

Un pianeta vivente (preferisco questa denominazione, a quella antropocentrica e fuorviante di pianeta abitabile o pianeta in tutto simile alla Terra) avrà, secondo gli scenari ipotizzati da Fred Hoyle e altri astrofisici, una superficie di acqua liquida compresa fra il 100% e il 40% della sua superficie totale, una temperatura media compresa fra i dieci e i quaranta gradi (considerando tutti gli estremi possibili) e una massa compresa fra lo 0,4 e le 2 masse terrestri. Dovrà inoltre orbitare, in un equilibrio sufficientemente stabile, attorno a un sole di media grandezza arancione o giallo (0,5-2 masse solari) non troppo giovane, non squassato da brillamenti che arrostirebbero tutto nel sistema planetario di sua pertinenza, e con un vento solare abbastanza stabile da tenere fuori della porta le particelle più pericolose frutto della violenta attività galattica del centro -niente stelle nane o subnane, niente stelle subgiganti, niente stelle supergiganti; qualche tipologia di sistema stellare binario, triplo o multiplo può invece consentire la presenza di pianeti viventi. Al massimo, un pianeta roccioso potrebbe orbitare (vedi ancora la Pandora di Avatar, attorno a un pianeta gioviano vicino al suo sole). Un indice di metallicità pari almeno alla metà di quello del nostro sole sarebbe "gradito". Una metallicità troppo bassa renderebbe infatti troppo scarso il materiale chimico necessario alla vita complessa su di una biosfera -soluzioni esotiche a parte. Ne conseguono una serie di implicazioni sulla forma del nostro alieno dalla bocca piccola e dalle mani di fata.

Pianeti coperti d'acqua difficilmente svilupperebbero civiltà tecnologiche. Chi nuota non ha bisogno di mani. Tuttavia gli alieni di un pianeta d'acqua, ad alta gravità (una sorta di via di mezzo fra una grossa Terra e un piccolissimo Giove) somiglierebbero alle nostre
balene e ai nostri delfini. Svilupperebbero ad altissimo livello le tecnologie della parola e del racconto, aedi oceanici in grado di elaborare storie e teorie in una dimensione culturale tutta interiore. Esiste tuttavia un'altra soluzione, per un pianeta d'acqua: esseri abissali simili alle piovre potrebbero, col tempo, usare strumenti semplici. Dato un tempo sufficiente, potrebbero controllare indirettamente il calore delle aree vulcaniche abissali, dove il magma affiora -un equivalente subaqueo della scoperta del fuoco. Col tempo potrebbero arrivare a una fisica e a una tecnologia capaci di portarli fuori del loro pianeta d'origine. Quindi, sui grandi pianeti d'acqua, la balena-poeta o la piovra sapiens, o entrambi, in concorrenza o in simbiosi. Il tipo di civiltà che svilupperebbe una piovra sapiens, una volta arrivata all'esplorazione spaziale, preferirebbe per lungo tempo l'uso di robot all'esplorazione con equipaggio, per ovvi motivi correlati alla complessità dei problemi ingegneristici derivanti dalla finalità di proiettare nello spazio l'infrastruttura vitale necessaria a tenere in buona salute un gruppetto di esseri della dimensione di un calamaro gigante di due o tre metri di lunghezza. La balena-poeta, invece, allo spazio non ci arriverà mai per ovvi motivi -a meno di non evocare fenomeni paranormali di qualche tipo, il che è francamente improbabile.

Pianeti con terre emerse di estensione più o meno limitata e a gravità di poco più grande di quella terrestre vedrebbero evolversi creature massicce, con più di due arti inferiori. Esistono parecchi limiti che la fisica pone ai colossi, se vogliono ergersi in piedi o tenere i loro corpi in un equilibrio termodinamico decente. Un essere centauroide a simmetria bilaterale o bilaterale doppia sarebbe assai probabile su un pianeta di massa più grande della terra che abbia però terre emerse abbastanza estese e non sia coperto totalmente d'acqua.

Pianeti simili alla terra o più piccoli, svilupperebbero ogni genere di creatura aliena terrestre di cui al quinto nodo. Personalmente, il mio alieno preferito (se si potesse dire così) è un longilineo e variopinto essere alato dai grandi occhi, sviluppatosi su un pianeta a bassa gravità (non è detto che sia per forza simile ad un uccello: potrebbe somigliare a una farfalla, o volare col vento come i soffioni: potete immaginare un gruppo di questi esseri che parlottano (magari a frequenze ultrasoniche o infrasoniche) arrampicati in cima a una sottile formazione rocciosa e poi d'improvviso si separano e si spandono nell'aria, planando).

Esistono tuttavia altri scenari assai più esotici. Su un pianeta gassoso come Giove, ad esempio, negli strati intermedi fra il nucleo caldissimo e l'esterno dell'atmosfera gelida, potrebbero svilupparsi forme di vita assai strane, in presenza delle temperature più miti che a un certo punto si riscontrano. Carl Sagan immaginò tre tipi di organismi: una sorta di plancton, i sinkers, sciamanti negli strati gassosi e liquidi, e destinati a far da nutrimento a enormi esseri, grandi come montagne, i floaters, sorta di meduse a simmetria raggiata di centinaia di metri di diametro, soggette a essere preda di esseri detti hunters, un po' più piccoli, forse alati e in grado di spostarsi rapidamente. Su satelliti ghiacciati di pianeti gioviani (è il caso di Callisto ed Europa) esseri viventi semplici, non solo unicellulari, possono sopravvivere negli oceani di acqua liquida che potrebbero esistere sotto le superfici gelate. Esistono forse forme di vita costituite da gigantesche nubi interstellari con un sistema nervoso di gas ionizzato: è il caso delle grandi nubi nere pensanti immaginate ancora una volta da Fred Hoyle. Nel libro La scienza degli alieni, di Clifford Pickover, che qualcuno ha già ricordato, si parla addirittura di esseri che possono svilupparsi, in condizioni estreme di temperatura, gravità e continuum spaziotemporale, sulla superficie metallica collassata di una stella di neutroni, o dentro le atmosfere solari. Sono soluzioni un po' improbabili, ma non impossibili per le leggi fisiche che conosciamo.

Ma finché ci limitiamo agli aedi abissali, alle piovre sapiens, ai centauroidi con sei o otto arti, agli esseri alati o aracnoidi, o al limite umanoidi, o perfino alle reti di saprofiti e di vegetali "pensanti", o alle entità plurali (ad esempio, colonie di esseri non dissimili dagli insetti e dotati di una sorta di coscienza biochimica comune), stiamo parlando solo degli alieni a base biologica. Si deve considerare il fatto che in una civiltà tecnologica avanzata, a un certo punto le interazioni fra organismo vivente e macchina, le nanotecnologie e la manipolazione genetica possono portare a una sorta di singolarità evolutiva che stravolge lo scenario di partenza di una specie intelligente.

E' possibile che l'esplorazione su scala cosmica richieda, col tempo, la trasformazione degli esseri intelligenti in simbionti bio-meccanici, strettamente interfacciati con i veicoli spaziali. O addirittura che l'universo sia popolato da una civiltà di macchine pensanti in grado di manipolare la struttura di interi sistemi planetari, costruendo Sfere di Dyson, strutture per lo sfruttamento dei buchi neri o attuando altre opere di astro-ingegneria. Ciò vuol dire che qualsiasi forma l'alieno avesse all'origine, potrebbe averla mutata o alterata in modo significativo. O, nel caso in cui volesse contattare un'altra specie intelligente, l'alieno potrebbe magari costruire ad hoc dei bioandroidi che simulino totalmente l'aspetto della nuova specie primitiva contattata, al fine di evitare lo shock da incontro ravvicinato -e qui mi contraddico in modo palese con le premesse del mio discorso.

Le possibilità dell'esobestiario sono tante e le storie possibili sono infinite. Un universo, anzi, un multiverso da immaginare.

P. s.

In ogni caso, le possibilità sono tantissime: quello che colpisce invece dell'immaginario ufologico è la monotonia del quadro generico, nonostante l'apparente varietà dei dettagli. Questo induce a pensare che, nel caso degli UFO, siamo di fronte a un fenomeno atmosferico assai anomalo (non i fulmini globulari del CICAP, ma qualcosa di davvero molto strano e atipico) che attiva dimensioni di percezione atipiche (al limite del paranormale) in chi ci ha a che fare. Tuttavia, l'immaginario dell'incontro ravvicinato, con i grigi, i rettiliani, i nordici, i nordici di tipo elfico, gli insettoni mi sembra umano troppo umano.
Stefano Pa.
00lunedì 28 febbraio 2011 19:21
Voglio considerare solo quanto emerge dalle testimonianze ufologiche.
Secondo il mio parere, l'estrema variabilità di forme descritte indica che, qualunque cosa esse rappresentino, non sono come sembrano.
Cioè è molto difficile che siano arrivate sulla Terra tante razze quanto sono le tipologie descritte (questo dando per scontato che le testimonianze si riferiscano a qualcosa di vivente/robotico).
Credo piuttosto che l'immagine che si forma nella mente del testimone sia distorta o per un intervento esterno o per una sua cattiva interpretazione, dalla causa non ben compresa.
E poi, visto che vogliamo classificarli, come si fa a capire se siamo di fronte ad alieni, piuttusto che disincarnati,larve, demoni etc? [SM=g8460]

Stefano Panizza
AlexDust.
00lunedì 28 febbraio 2011 19:44
Ho letto il tuo interessante ( e lungo!) intervento, e capisco le tue perlplessità sulla "monotonia" della casistica ufologica. Tu da un punto di vista statistico escludi, se ho ben capito, che visitatori extraterrestri possano avere forma umanoide esattamente come noi. Tuttavia ci sono due possibilità, che non si escludono a vicenda, per quanto apparentemente inverosimili: è probabile, a livello evolutivo, che una forma antropomorfa sia quella più vantaggiosa, quella con più possibilità di raggiungere un livello tecnologico tale da viaggiare nello spazio. Intendo dire che, magari, su 100 civiltà che viaggiano nello spazio, 80 sono umanoidi, 15 assomigliano a polpi e 5 hanno forma totalmente nuova ai canoni terrestri. Oppure, e questa è una teoria a cui non tutti riescono a credere, noi stessi ( intesi come homo-sapiens) siamo frutto di esperimenti genetici portati avanti migliaia di anni fa da creature umanoidi con chimica basata sul carbonio. Alla tua minuziosa analisi aggiungerei che certi livelli di tecnologia richiedono una notevole precisione nei movimenti fini, per cui nell'identikit del visitatore extraterrestre non devono mancare estremità ( dita, tentacoli, altro) proporzionate al suo corpo; tanto per fare una battuta, escludo che i brachiosauri avrebbero mai imparato a svitare un barattolo ( per quanto grosso)...
mulder87k
00lunedì 28 febbraio 2011 20:10
Mi piace pensare che l'universo sia popolato da un infinità di civilta che possano anche essere simili a noi in quanto aspetto, ma mi auguro che non siano simili a noi per il carattere ed il resto. [SM=g27987]
lelahel79
00lunedì 28 febbraio 2011 20:21
Re:
FabioDiRado, 22/10/2010 11.54:

Per me esistono:
- umanoidi
- grigi
- rettiliani

Saluti



No ti prego... vuoi dire che posso scordarmi le gnocche pleiadiane che ho visto su Youtube? Ecchesfiga... [SM=g28000]

Non si può fare una petizione alla comunità europea per impedire l'ingresso in atmosfera di razze aliene non conformi al comune senso del bello? Scusate ma non mi ci vedo proprio in una storia con una Rettiliana [SM=g27993]


Miro72
00lunedì 28 febbraio 2011 21:44
Per me un tipo potrebbero essere :pelle blu,altezza un metro e cinquanta,muscolatura esile e delineata,testa proporzionata al corpo con due protuberanze tipo i romulani che corrono lungo il cranio senza peli,occhi grandi neri,tipo grigi, ma non sproporzionati,bocca esile e naso appena pronunciato.(ogni riferimento ad avatar o puffi e puramente casuale).
WOODOK
00lunedì 28 febbraio 2011 21:56
Trovo questa discussione alquanto inutile. Ma che ne sappiamo noi come possono essere gli alieni !!!
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