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Scudi deflettori

Ultimo Aggiornamento: 24/03/2010 11:43
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24/03/2010 11:43

il "sogno" di molti si sta per avverare?
Da "Repubblica.it"

SE le navicelle spaziali di Star Trek potevano contare su speciali campi di forza in grado proteggerle dagli attacchi, come degli scudi, ora questo dispositivo fantascientifico potrebbe essere impiegato in ambito militare. E' questa, infatti, l'intenzione del ministero della Difesa britannico, il cui laboratorio per le scienze e la tecnologia sta lavorando alla creazione di blindati protetti da uno speciale campo di forza, che può respingere razzi e proiettili. E questo riducendo il peso complessivo e lo spessore dell'armatura esterna.

Il progetto, secondo quanto scrive il Daily Telegraph, è stato illustrato ad una fiera militare dal Defence Science and Technology Laboratory (o Dstl), che, per conto del ministero della Difesa, lavora alle nuove tecnologie da impiegare in ambito militare. Il campo di forza allo studio degli scienziati sarebbe in grado di respingere vari tipi di attacchi, creando un potentissimo campo elettromagnetico. Dietro a questo progetto c'è la volontà della Difesa di ridurre del 70%, entro i prossimi dieci anni, il peso dei suoi blindati, per migliorarne la velocità e la manovrabilità.

Secondo questo futuristico e ambizioso piano, che richiama alla memoria le tecniche di difesa adottate dalle astronavi spaziali della saga televisiva trasmessa dal 1966, la speciale armatura impiega gli impulsi dell'energia elettrica per resistere a proiettili e persino razzi. In pratica, si crea una barriera più resistente di una blindatura tradizionale. Per far ciò, si incorpora nell'armatura un dispositivo noto come supercapacitatore, che trasforma i veicoli in batterie giganti. Quando, dall'interno, si percepisce una minaccia - se il nemico, ad esempio, sta per fare fuoco - l'energia accumulata nel supercapacitatore viene di fatto scaricata sulla superficie metallica del mezzo, producendo un potente campo elettromagnetico. In quel preciso momento si genera un campo di forza, che non potrà essere attraversato da nessun corpo esterno. Il suo limite, però, è che si tratta di una difesa temporanea: il campo, infatti, dura una frazione di secondo. Per questo, è indispensabile calcolare con precisione il momento esatto in cui il razzo colpirà il mezzo. Una volta esaurito, basterà ricaricare rapidamente il supercapacitatore, per fronteggiare un nuovo attacco. Quanto all'energia necessaria, gli scienziati fanno notare che questa è "estremamente ridotta".

Uno dei vantaggi principali di questo sistema è nella possibilità di ridurre considerevolmente il peso dei blindati. Come ha spiegato il professor Bryn James, esperto dello speciale laboratorio del ministero della Difesa britannico, "oggi pochi mezzi militari sono in grado di trasportare il peso di un'armatura che li renda resistenti ai razzi". Questa innovativa armatura elettrica è, di fatto, molto più leggera di quella tradizionale. Ma è chiaro che, dovendo stabilire con estrema precisione quando il razzo colpirà il veicolo, sarà necessario sviluppare sofisticati sistemi in grado di attivare il campo di forza al momento giusto. Per gli scienziati, questo tipo di armatura elettrica renderà anche il mezzo più sicuro. A oggi, infatti, è difficile garantire una protezione totale dai razzi anti-carro, perché non è possibile blindare allo stesso modo e con lo stesso livello di sicurezza tutte le parti dei veicoli.

Sempre il Dstl ha già sviluppato un sistema di difesa molto simile, caratterizzato da un'armatura con diversi strati di metallo, attraversati da corrente elettrica. Quando la testata del razzo attraversa lo strato più superficiale, questa completa il circuito elettrico, arrivando a generare un campo elettricamente carico tra i diversi livelli sottostanti. Il risultato, di fatto, è una neutralizzazione del razzo. Nel 2002 è stato condotto con successo un test su un automezzo equipaggiato con questa armatura elettrica: è riuscito a sopportare con successo l'impatto con vari razzi, cavandosela solo con alcuni danni minori.

Link articolo:
http://www.repubblica.it/tecnologia/2010/03/21/news/campi_forza-2810909/
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