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DICHIARAZIONI CELEBRI DI PERSONE CHE HANNO A CHE FARE CON LO SPAZIO...
24 maggio 1962.

Pilota: Scott Carpenter; capsula: Mercury «Aurora 7»; quote orbitali: km 1250/150.
Durante la sesta orbita avvista e fotografa diversi corpi sconosciuti, dei quali non sa indicare le dimensioni.

16 maggio 1963.

Pilota: L. Gordon Cooper; capsula: Mercury «Faith 7»; quote orbitali: km 270/160.
Durante la quindicesima orbita vede avvicinarsi «un oggetto verdastro luminescente, seguito da una coda rosso-arancione, in moto da Est verso Ovest». A Terra il radar della stazione di avvistamento di Muchea, che segue il volo di Cooper, inquadra anch'esso l'oggetto, stimandone la quota a circa 150 km.

8 aprile 1964.

Capsula senza ' equipaggio Gemini 1; quote orbitali: km 330/160.
Subito dopo l'equilibramento in orbita, la capsula viene avvicinata da quattro oggetti sconosciuti che, come rivelano i radar delle stazioni terrestri, la seguono per tutto il suo primo giro intorno al nostro pianeta. Quindi scattano via all'improvviso e scompaiono nello spazio. LA NASA in un primo momento spiegò trattarsi delle parti strutturali del secondo stadio del vettore (un missile Titan), separatesi dalla capsula stessa. Questa spiegazione venne tuttavia smentita quando si apprese che il piano di volo non prevedeva tale separazione, e che in effetti il secondo stadio del vettore e la capsula erano rimasti congiunti fin quando non si disintegrarono precipitando insieme nell'atmosfera. La NASA non emise altri comunicati.

4 giugno 1965.

Piloti: James McDivitt e Edward F. White; capsula: Gemini 4; quote orbitali: km 280/160
Sopra le Hawaii, McDivitt avvista un «singolare oggetto cilindrico, con delle sporgenze simili a braccai», e lo riprende con la cinepresa di bordo. Calcola la distanza a circa 15 chilometri, e parla di «dimensioni notevoli».
L'oggetto scompare alla vista quando il Sole va a battere direttamente sul vetro della capsula. In seguito, sulle coste cinesi, viene fotografata una luce chiara simile ad una grande stella, in movimento ad una quota superiore. Per il primo avvistamento, la NASA parlò del satellite Pegasus-B destinato allo studio delle micrometeoriti; ma, fatti i conti, si scopri che esso doveva trovarsi a oltre 1800 chilometri dalla Gemini, e di conseguenza risultare invisibile. Del secondo avvistamento non si disse nulla: tuttavia, cosa singolare, di quest'ultimo venne fatta conoscere la documentazione fotografica mentre, al contrario, le immagini relative al primo «caso» non furono rese note. Anche la Commissione Condon è stata costretta a siglare come «unknown» l'oggetto osservato da McDivitt. C'è da aggiungere, comunque, che al termine del volo l'agenzia United Press divulgò la seguente dichiarazione di un portavoce dell'ente nazionale americano: «Un accurato esame delle foto scattate da McDivitt dimostra che il veicolo avvistato non ha alcuna analogia con un satellite artificiale».

4 dicembre 1965..

Piloti: Frank Borman e James Lovell; capsula: Gemini 7; quote orbitali: km 330/160.
Durante la seconda orbita Borman segnala un oggetto luminoso davanti alla capsula, che non può essere il razzo vettore, in quanto anche quest'ultimo risulta visibile attraverso l'oblò. Più tardi vengono fotografate strane luminosità azzurrognole, munite di appendici vaporose, che passano sotto la Gemini. Per il primo avvistamento, la NASA parla di un ignoto frammento di vettore in orbita, forse i resti di un Titan ma il NORAD (l'ente cÌe segue le rotte di ogni satellite) dichiara: «E' impossibile che resti di un Titan o di qualsiasi altro missile si possano trovare in quella posizione». Per il secondo avvistamento si parlò di fulmini globulari nell'alta atmosfera.

20 luglio 1966.

Piloti: Mike Collins e John Young; capsula: Gemini 1.0; quote orbitali: km 763/257.
Alle 7,20 del mattino la Radio Svizzera trasmette la seguente notizia: «Mai astronauti sono stati tanto taciturni come Mike Collins e John Young. Li si è addirittura obbligati a parlare. Collins ha alla fine dichiarato che avevano visto un oggetto tanto grande e lucente da poter addirittura essere scambiato per un pianeta».

12 settembre 1966.

Piloti: Charles Conrad e Richard F. Gordon; capsula: Gemini 11; quote orbitali: km 370/185.
Sull'Atlantico meridionale Conrad fotografa «un globo di luce giallo arancione, molto brillante». Secondo il San. José Mercury News, al ritorno Gordon dichiara: «Lo vedemmo dall'oblò di sinistra mentre ci superava. Sembrava proprio un mezzo spaziale (...) Scattammo in fretta qualche foto. era giallo-arancione, doveva essere metallico per avere simili riflessi».
La NASA parlò del satellite sovietico Proton ITI: ma i dati dell'orbita, ancora una volta, non coincidevano con quelli reali, ed inoltre i satelliti del tipo Proton hanno forma di un cilindro appiattito, mentre l'oggetto fotografato da Conrad appare simile ad una sfera leggermente schiacciata e circondata da un anello.

Dicembre 1968.

Piloti: Frank Borman, James Lovell e William Anders; capsula: Apollo 8; missione circumlunare.
Ecco ciò che accadde alla missione del comandante Borman, secondo quanto rivelato dal settimanale americano National Examiner e dallo scrittore svedese Gòsta Rehn nel suo libro Telefaten àr hàr! (Gòteborg-Malinò,1973), a quanto consta, mai smentiti. Durante la rotta verso il nostro satellite l'equipaggio dell'Apollo 8 nota un oggetto discoidale che assume una rotta parallela a quella della capsula. Gli strumenti di bordo cessano di funzionare. Un forte senso di stordimento ed acuti dolori alle orecchie vengono provati dagli astronauti, che però correggono la rotta dell'Apollo.
L'UFO si allontana velocemente e a bordo gli strumenti ricominciano a funzionare. I contatti a Terra, con Houston, interrotti a causa delle interferenze, sono ripresi. Ma l'avventura non è ancora finita. Entrati in orbita lunare, si presenta un altro UFO, enorme, che emana una luce purpurea:
all'apparizione seguono ondate di calore, ronzii insopportabili, e le apparecchiature si bloccano di nuovo.
Borman, Lovell e Anders sono colti da emicrania, difficoltà di respirazione, tremori alle mani, «vuoti di memoria». Il tutto dura una decina di minuti, mentre a Houston i tecnici Russel Hoicombe e Scott Harnister stabiliscono che l'Apollo si é allontanato dalla rotta stabilita che non potrà essere diretto nuovamente verso la Terra. I tre astronauti escono dalla. situazione critica per la loro presenza di spirito, facendo ricorso ai comandi manuali. La missione può essere così portata felicemente a termine.
Al loro ritorno la NASA fa riferimento ai disturbi dell'equipaggio dell'Apollo 8 (il primo ad aver affettuato un viaggio così lungo e ad aver circumnavigato il nostro satellite), ma le vere cause di essi secondo il National Examiner e Gosta Rehn, sono taciute per il timore di far sorgere il panico.

Novembre 1969.

Piloti: Charles Conrad, Richard Gordon e Alan Bean; capsula: Apollo 12; volo e discesa sulla Luna.
Durante il volo di trasferimento verso il nostro satellite, il 15 novembre alle ore 14,18 il comandante Conrad riferisce a Houston: «Da ieri siamo accompagnati da un curioso oggetto che vediamo dagli oblò quando l'angolo di rotazione è di 35, gradi. Che cosa potrebbe essere?»
Nessuno dei membri dell'equipaggio fu in grado di riconoscere l'oggetto, che sembrava animato da un moto rotatorio. Il fatto venne confermato da dottor Glenn Seaborg, Premio Nobel e presidente della Commissione per l'energia Atomica, il quale ne parlò sulla rivista Valeurs Actuelle del dicembre 1969. Ma anche per questa missione lunare si dovettero registrare altri imprevisti. Lo studioso tedesco Adolf Scheneider, nel suo libro Besucher aus dem All, afferma che gli astronauti incontrarono gli altri corpi spaziali sulla rotta dell'Apollo 12 e che così li descrissero a Houston:
«L'oggetto è luminosissimo, ha una rotazione al secondo... o una e mezzo... o, almeno, scintilla in quel lasso di tempo. L'altro si allontana a grande velocità». Cosi' prosegue poi Schneider:
«Quando gli astronauti arrivarono sulla Luna udirono, come i tecnici di Houston, rumori strani: specie di pigolii, fischi, parole incomprensibili. Ed un terzo bizarro avvenimento si ebbe durante il ritorno sulla Terra: l'equipaggio vide sull'India un oggetto rosso, brillante, che scomparve di . colpo. Ecco la comunicazione dell'Apollo 12:
"Adesso è al centro del globo terrestre, è davvero luminosissimo, sembra avere uno spessore considerevole, è accecante. Non possiamo immaginare che cosa sia... è grande almeno quanto Venere".
Sviluppati i film ripresi sulla Luna, si notò una specie di alone argenteo lucente che, in apparenza, seguiva Conrad.
«Un funzionario della CIA», afferma sempre Schneider, «dichiarò che l'organizz'azione era in possesso di numerose prove circa l'esistenza degli UFO ed il loro controllo da parte di esseri intelligenti».