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IL TRIANGOLO DELLE BERMUDA

Ultimo Aggiornamento: 18/07/2011 12:34
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Sesso: Femminile
17/07/2011 23:14

Che dire di queste cronache? Una considerazione preliminare riguarda la percentuale statistica degli incidenti rispetto al traffico presunto o calcolato nella zona. Libri e articoli affermano che questa percentuale è assolutamente sproporzionata secondo le stime che sono state fatte. Ma esaminiamo ora il ventaglio di ipotesi fatte per giungere alle possibili cause delle sciagure. Una prima ipotesi è quella del sabotaggio commerciale, che però non trova una sua logicità in quanto gli aerei e le navi scomparse appartenevano a varie compagnie di diverse nazioni. Inoltre, a quanto è dato sapere, uomini e merci trasportate non avevano una importanza particolare sotto un profilo strategico o propagandistico. Nessuna nave inaugurava nuove rotte commerciali in grado di ledere gli interessi finanziari o d'altro genere. Nel caso del rimorchiatore Southern Cities, il carico trasportato dalla grande chiatta venne ritrovato intatto e lo stesso successe riguardo ad altre navi abbandonate. Gli aerei precipitati risultano quasi sempre vecchi apparecchi di linea se non addirittura residuati di guerra poi trasformati per uso commerciale. Tra loro non c'era nessun prototipo sensazionale. Un’altra ipotesi, quella più spontanea ed evidente, riguarda l'errore umano. Alcune sciagure possono essere imputate a un simile fattore, specie riguardo agli aerei. Lo sbaglio del pilota nella lettura degli strumenti o nel concorso di cattive condizioni meteorologiche, nebbia e turbolenza atmosferica. Anche un malore improvviso poteva in qualche caso essere fatale. C'è da tenere presente tuttavia che i grossi aeroplani di linea come i quadrimotori militari, prevedevano a bordo un comandante e un secondo pilota in grado di intervenire eventualmente, oltre a tutta una serie di strumenti di controllo ausiliari che facilitavano e automatizzavano tutte le operazioni di guida. Nessun aereo era andato a cozzare contro montagne, peraltro inesistenti, per una cattiva lettura dell'altimetro. L'ipotesi dell'errore umano cade poi completamente se applicata al caso della squadriglia dei caccia Grumman. Un aereo avrebbe potuto staccarsi dalla formazione e trovarsi di colpo in difficoltà, ma la scomparsa di tutti e cinque restava assolutamente inspiegabile sotto questa luce. Era impossibile pensare che tutti i piloti avessero sbagliato o si fossero sentiti male contemporaneamente, così come è impossibile ipotizzare un errore del caposquadriglia che avrebbe trascinato i compagni in un disastro fatale, facendoli scendere in picchiata sulla superficie dell'oceano. Infatti il disastro non era stato improvviso in quanto la dinamica della disgrazia presenta una lunga serie di contatti radio prima del silenzio finale. I messaggi pervenuti alla base di Fort Lauderdale erano confusi e contraddittori ma non indicavano che qualcuno si sentisse male fisicamente. Nell'incidente che aveva coinvolto nel 1963 i due aerei cisterna americani si poteva supporre forse che l'errore dei piloti avesse causato uno scontro nel cielo, a grande e altezza che avesse poi polverizzato letteralmente gli aeroplani rendendone impossibile il ritrovamento. Questo invece fu invece uno dei pochi casi in cui vari rottami, per quanto non ben identificati, vennero travati, ma ad oltre duecento chilometri di distanza, e ciò urta l'ipotesi di uno scontro. Riguardo alle navi scomparse, il fattore umano acquistava una importanza meno determinante. Si poteva certo pensare ad errori di manovra. Durante una tempesta, un colpo di barra inopinato poteva portare uno scafo a traversarsi, imbarcare acqua e quindi affondare, ma per navi da dieci e ventimila tonnellate, ciò era praticamente insostenibile. Un errore di rotta avrebbe eventualmente portato un bastimento ad arenarsi su un basso fondale o a spezzarsi contro una scogliera, ma qui in seguito sarebbe stato facilmente individuato. Una seconda probabilità riguarda i guasti meccanici, che certamente erano possibili. Si va dal blocco dei motori aerei da scippo scoppio delle caldaie di alcune navi. Ma imputare tutte le scomparse a ciò, non è sostenibile e comunque non spiegherebbe la totale mancanza di relitti. Per i due incidenti aerei citati, valgono poi le stesse considerazioni già fatte. Il guasto avrebbe dovuto riguardare tutti i motori della squadriglia. Tutti i libri e gli articoli che si sono occupati dell’argomento concordano nel riferire che i piloti del Grumman non sapevano riconoscere la loro posizione, sembrava che le bussole fossero impazzite. Questo fatto lasciava aperta la possibilità di un fattore esterno che influenzasse gli strumenti. Venivano supposte anomalie magnetiche proprie di quella zona, capaci di modificare se non annullare il funzionamento degli apparati di bordo. Vari articoli di autorevoli esperti confermano effettivamente l'esistenza di queste anomalie. Ma a che cosa sono dovute?. Solo dopo l'ultima guerra mondiale gli studi sul magnetismo terrestre compirono reali progressi, soprattutto ad opera di scienziati americani e inglesi che si sono trovati a disposizione strumenti perfezionati sotto la spinta delle necessità belliche. Ma allora in questo campo si sapeva ben poco. Negli anni cinquanta, studiosi della Scripps Institution of Oceanography scoprirono che su molti fondali prospicienti variazioni dell'intensità magnetica, la cui natura e struttura però non erano molto conosciute. Si sapeva che materiali magnetizzabili perdono ogni traccia del loro magnetismo se portati a grande temperatura. Una volta raffreddati però, assumono permanentemente le caratteristiche del campo magnetico in cui si trovano. Molte delle rocce presenti in questa zona rivelavano un comportamento magnetico inspiegabile. Studi successivi del professor Vine dell’università di Cambridge avevano portato a clamorose conclusioni . Ricerche magnetometriche in ampi tratti dell’oceano avevano poi rilevato differenze positive e negative rispetto al campo magnetico terrestre normalmente rilevabile. Presto fu evidente che questo aveva invertito più volte nel corso delle ere geologiche la propria polarità.. Altri studi sul campo magnetico sul mare furono condotti dagli scienziati del Lamont Geological Observatory. I risultati ottenuti consentirono di chiarire da un punto di vista geofisico la storia e la dinamica dei fondi oceanici, nonché correlare queste prove con la teoria della deriva dei continenti. Ma questi risultati, importanti per la conoscenza della geofisica, dello studio dei terremoti e dei vulcani sembravano non avere nessun legame con gli incidenti del Triangolo maledetto. La misura di queste anomalie era appena rilevabile con strumenti sofisticati. Le indagini in proposito fecero progressi solo nel dopoguerra, quando appunto la tecnica aveva consentito di affinare i metodi di indagine e così chi voleva ipotizzare la presenza di corpi estranei alla normale morfologia terrestre, in grado di alterare enormemente la misura del campo magnetico con conseguenti effetti nocivi su cose e persone doveva arrendersi di fronte all’evidenza. Queste fonti abnormi sarebbero state subito localizzate da un’imponente rete di controlli scientifici che ogni giorno vengono effettuati per diverse ragioni ma con precisi programmi. C’era poi da considerare che ogni giorno centinaia di navi e aerei transitavano nella zona senza avvertire conseguenze su bussole e strumenti. Ben presto si scoprì che anomalie magnetiche dello stesso tipo ed intensità erano presenti in tutti i mari del mondo, lungo le dorsali oceaniche dell’atlantico e del Pacifico e questo lascia ben poco spazio alle fantasie. Dunque tutte queste informazioni abbastanza elementari sono già sufficienti per ridimensionare l’arcano che si celerebbe nel triangolo delle Maledetto, sotto forma di fenomeni magnetici capaci di provocare interferenze così clamorose. Se qualcosa di strano avviene in quella zona, le cause devono essere dunque ricercate altrove. I tifoni per esempio, sicuramente frequenti da queste parti, possono aver avuto la loro parte nelle disgrazie. Questi disastri naturali che devastano il mare e si abbattono sulle coste con enorme violenza hanno una origine meteorologica che appunto li localizza in quella regione con maggior frequenza che altrove. La loro azione distruttiva è spaventosa. Molti aerei e navi potrebbero essersi perduti per questo motivo. Tuttavia le cronache degli incidenti avvenuti sono spesso concordi nel precisare che al momento delle varie sciagure le condizioni meteorologiche erano normali, se non addirittura buone. Abbastanza vicina è l’ipotesi di naufragi avvenuti per improvvise onde di sessa di dimensioni colossali che avrebbero travolto e spazzato le imbarcazioni incontrate sul loro cammino. Le onde di sessa sono provocavate da frane sottomarine dovute a piccoli terremoti di assestamento. Infatti nei fondali degli oceani vi troviamo vallate, corrugamenti, altopiani, vere e proprie montagne, isolate o unite in catene. Morfologicamente la loro instabilità è molto superiore a quella che si riscontra in terraferma. Spesso le correnti, eruzioni vulcaniche, e grosse frane di altro genere, spostano grandi masse di materiale che muovendosi improvvisamente causano moti ondosi abnormi e molto pericolosi, chiamati appunto onde di sessa. Queste possono così prodursi anche in mare calmo e in assenza di altre perturbazioni atmosferiche. Sono quindi abbastanza imprevedibili. Una volta formate le onde possono raggiungere altezze molto maggiori a quelle del peggior mare in tempesta. Sono vere e proprie montagne d’acqua che avanzano travolgendo ogni cosa che incontrano, prima di spegnersi lentamente secondo le leggi dell’inerzia. Questa insidia esiste sicuramente e potrebbe aver causato qualcuna delle disgrazie rimaste inspiegabili. In questa ipotesi però sembra strano che i naufragi si siano verificati nei punti approssimativamente segnalati come lo stretto di Florida (rotta della Marine Sulphur Queen) o nell’area dell’arcipelago delle Bahamas. In questo caso gli effetti delle eventuali onde di sessa dovevano essere avvertiti anche in prossimità delle coste interessate, ma ciò non è mai avvenuto. Siamo dunque ancora di fronte ad elementi contraddittori che restringono l’eventualità di una causa di questo tipo. Lo stesso ragionamento vale per i maremoti. I movimenti di assestamento che li provocano hanno una portata più ampia e non sfuggirebbero al pennino dei sismografi, oltre al fatto evidente che le loro conseguenze coinvolgerebbero molte popolazioni rivierasche. Vari giornalisti e scrittori che si sono occupati delle sciagure accadute nel triangolo hanno rilevato come queste siano divenute particolarmente frequenti a partire dal 1945, vale a dire nell’immediato dopoguerra. Si è pensato allora alla possibilità di azioni di sabotaggio o terrorismo da parte di alcuni nuclei di combattimento che non avessero accettato l’esito del conflitto, e avessero continuato a condurre una lotta personale per quanto folle e senza speranza. Ma qui si dovrebbe poi ipotizzare la presenza di sottomarini e di navi da combattimento nella zona, e ciò è sinceramente improponibile. In conclusione nessuna delle ipotesi prese in esame è capace di spiegare, in qualche modo, un numero sufficiente di disgrazie. Anche pensando ogni volta ad un insieme di varie concause, che allargherebbe il numero degli incidenti naturalmente possibili, ne rimarrebbero comunque molti senza una logica spiegazione.

Fonte: http://www.ndonio.it/Il%20triangolo%20delle%20Bermude.htm
18/07/2011 09:36

Re:
Alien DNA, 17/07/2011 23.14:



Che dire di queste cronache? Una considerazione preliminare riguarda la percentuale statistica degli incidenti rispetto al traffico presunto o calcolato nella zona. Libri e articoli affermano che questa percentuale è assolutamente sproporzionata secondo le stime che sono state fatte. Ma esaminiamo ora il ventaglio di ipotesi fatte per giungere alle possibili cause delle sciagure.



Tu sei nuova del Forum e quindi forse non sei a conoscenza di certe regole..le ripetiamo anche a beneficio degli altri utenti :

Inutile "clonare" qui il contenuto di altri siti ed occupare spazio virtuale : esistono i link (che sono la vera rivoluzione di internet) e quindi sfruttiamoli : facciamo rinvio con un link alla pagina web che ci interessa e poi iniziamo la discussione.Inutile creare qui dei "doppioni" di altre pagine web. OK ? [SM=g27988] [SM=g28002]
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Post: 11
Età: 43
Sesso: Femminile
18/07/2011 11:21

Ops [SM=g27985]
Chiedo scusa ma ancora devo capire il funzionamento del forum [SM=g27994]
18/07/2011 12:34

Penso che non sempre si possono mettere solo i links; d'altra parte se uno vuole informarsi ...




Comunque, se come dissi a suo tempo, fosse responsabile di tutto la "Grande Piramide"...?








Se Qualcuno, attraverso la Piramide, avesse costruito una specie di "Star-Gate" planetario?



Forse non tutti sanno che molte persone sono sopravvissute al “Triangolo delle Bermuda” o ne hanno potuto raccontare gli episodi che accadono… Vediamone qualche esempio.





Chuck Wakeley ha circa trent’anni, ed è stato un pilota professionista di aeroplani ed elicotteri per più di dieci anni. Ha una notevole esperienza, avendo effettuato gran parte dei suoi voli da solo sopra le giungle del Panama e dell’America del Sud, dove una buona memoria per i particolari e una reazione fredda di fronte ai pericoli sono spesso i segreti della sopravvivenza…
E’ insomma un osservatore addestrato ad ogni tipo di evenienza. Nel parlare con lui si rimane colpiti dalla sua sincerità e dal suo sforzo di raccontare le cose esattamente come sono avvenute. E’ un parlatore espressivo, ed è interessante rilevare che non aveva mai sentito parlare del “Triangolo delle Bermude”prima del suo incidente.
“Nel Novembre del 1964 ero un pilota della “Sunline Aviation”di Miami. In quel periodo accompagnai a Nassau un gruppo di persone con un volo charter; poi dovevo ritornare . Feci scendere i passeggeri e partii dall’Aeroporto di Nassau poco dopo il tramonto.
L’aria era limpida e le stelle brillavano. Seguivo la rotta sul VOR (radio-faro omnidirezionale) di Nassau, per intercettare il VOR di Bimini durante il percorso. Circa alle 21.30 passai sopra la punta settentrionale dell’isola di Andros, e potei vedere le luci di alcuni centri abitati.
Mi ero messo in volo livellato a circa 8000 piedi di quota e stavo sistemandomi per un volo normale, ma dai 50 agli 80 chilometri dopo Andros, mentre puntavo direttamente su Bimini, cominciai a notare qualcosa d’insolito:come un lievissimo brillio sulle ali…
Da principio credetti che fosse un effetto creato dalle luci della cabina, che scintillavano attraverso i finestrini di plexiglass colorato, perché le ali avevano un aspetto traslucido, sembravano di un pallido verde-azzurro, sebbene in realtà fossero verniciate di un bianco brillante!
Nel corso di 5 minuti circa questo bagliore crebbe d’intensità, fino a diventare così scintillante da rendermi difficile la lettura degli strumenti!
La bussola magnetica cominciò a girare, lentamente ma costantemente; gli indicatori del carburante, che al momento del decollo segnavano pieno a metà, ora segnavano pieno completo. Improvvisamente, il pilota automatico fece vibrare l’aereo a destra, perciò dovetti disinserirlo e e prendere direttamente i comandi.
Non potevo più fidarmi di qualsiasi strumento perché erano del tutto guasti o impazziti.
Presto l’intero aeroplano divenne luminoso! Non era come una luce riflessa, il bagliore era prodotto dallo stesso aereo..
Ricordo che, quando osservai le ali dai finestrini, vidi che non brillavano soltanto di luce verde-azzurra, ma sembravano come … sfocate!
A questo punto non potevo più contare sull’orizzonte artificiale per l’assetto e nemmeno per quello della quota; e, siccome era notte, e volavo solo con l’orizzonte artificiale, non sapevo come governare l’aereo ne dove dirigermi!
Il brillio era così intenso che non riuscivo più a vedere le stelle… Feci l’unica cosa che potevo fare:abbandonare i comandi e lasciare che l’aereo prendesse l’assetto e la direzione che volesse… Il bagliore divenne quasi accecante, durò per circa 5 minuti, poi, poco a poco, diminuì…
Appena il bagliore cessò, tutti gli strumenti ripresero a funzionare come se nulla fosse accaduto! Controllai tutti gli interruttori: nessuno era saltato. I fusibili erano a posto. Mi resi conto perciò , che l’aereo funzionava perfettamente e gli indicatori di carburante ripresero a segnare metà livello.La bussola magnetica si stabilizzò, mostrandomi che ero fuori rotta soltanto di pochi gradi. Reinserii il pilota automatico che si attivò regolarmente. Prima di atterrare controllai tutti gli impianti: carrello, flaps, eccetera. Tutto andava bene. Incidentalmente, l’aereo era provvisto d’impianto elettrostatico che avrebbe dovuto eliminare le cariche elettrostatiche…
Non sapevo nulla del “Triangolo”, prima dell’incidente.Pensai ad un “fuoco di S.Elmo”, sebbene sapevo che non si presenta così…
Del “Triangolo” fui informato quando iniziai a raccontare l’avventura ad altri piloti. Cose del genere sono accadute anche a loro, ma non amano parlarne. In ogni caso, non c’è modo di evitare quella zona se si deve andare in qualche posto come a Puerto Rico, a meno di allungare il volo verso Nord.”

(Bermuda: il triangolo maledetto; Charles Berlitz)






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