Eminente egittologo ammette tecnologia aliena nelle piramidi??

Ultimo Aggiornamento: 19/05/2011 23:17
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19/03/2011 11:05

In realtà, gentile Carpeoro, il tema astronomico nei miti greci è presente in modo ambiguo. Da un lato le interpretazioni tardo-antiche, dall'altro le concomitanze arcaiche (di VIII sec.) fra linguaggi mitologici apparentemente remoti. Colpisce per esempio la vicinanza fra la traduzione che del nome Viracocha (=padrone del piano inclinato) fornisce John Sullivan nel Mistero degli Incas (libro scientifico misteriosamente edito da Piemme), e l'epiteto tradizionale (omerico) di Crono ankylometis (dall'obliqua misura o saggezza). Tutti e due sono dèi saturnini che regnano nella prima èra del mondo. Tutti e due sono associati all'idea del piano inclinato o del percorso obliquamente misurato. Saturno era il pianeta più lontano visibile agli antichi prima delle cosiddette stelle fisse ed era quello che serviva, in origine a individuare il piano dell'ecclittica, che è obliquo e inclinato sull'equatore celeste. Si tratta di un elemento mitologico associato a un concetto astronomico preciso e tramandato per millenni (il punto di origine di certe tradizioni potrebbe essere identificato in luoghi come Gobekli Tepe, allo spartiacque fra mesolitico e neolitico mediorientale). In definitiva, la formulazione tardoantica dei miti astronomici si configura come la riscoperta, la riproposizione e la rimetaforizzazione di una tradizione molto più arcaica. Poi le cose si complicano per gli influssi orientali (ittiti, babilonesi e remotamente sumeri) che poeti come Omero ed Esiodo mostrano -e a rendere le situazioni ancora più intricate è ovviamente il naturale policentrismo della civiltà ellenica: a parte i generici aspetti comuni, ogni polis aveva il suo modo di vedere gli dèi figli del Cielo.

P. s.

L'affiorare in fonti scritte di età tarda di tradizioni che per altra via sappiamo essere arcaicissime è cosa comune.

Faccio due esempi che non c'entrano un piffero in sé con il topic, ma illustrano la dinamica di sopravvivenza culturale a cui alludo.

Pausania (II sec. d. C.) ricorda un Eteocle di Orcomeno, un figlio di Andreo, da non confondersi con l'Eteocle tebano figlio di Edipo e fratello di Polinice. Non abbiamo altre attestazioni... fuorché una tavoletta ittita del 1250 a. C.(la cosiddetta lettera di Tawaklawa, riguardante le attività achee nella piana di Troia) dove si parla del principe di Ahhijawa (Akhaiwija=Akhaia, Ellade) Tawaklawa (Etewoklewes, Eteocle) figlio di Antrawa (Andreus)!

Un altro esempio è dato dal tema dell'invulnerabilità condizionata di Achille: compare scritto solo nell'Achilleide di Stazio (età domizianea, fine I sec. d. C.). Tuttavia un vaso greco di VII secolo a. C. ci fa vedere Tetide che immerge Achille nell'acqua di Stige, tenendolo per un tallone, in modo da renderlo invulnerabile. Per di più, il confronto con altri eroi "achillei" -Soslan della saga ossetica dei Narts, Cuchulainn delle saghe celtiche -ci fa capire che il tema dell'invulnerabilità condizionata risale a una figura eroica comune all'epica indoeuropea sin dal 4000 a.C., cioè da prima che il greco esistesse come lingua (cfr. Bernard Sergent, Les Celtes et les Grecques, Le livre des heros, e prima ancora George Dumézil, Heure et malheure du guerrier)

I due esempi c'entrano pochissimo con l'ufologia: servono, ripeto, a illustrare come l'attestazione scritta tarda di una tradizione sia un fatto relativo, in società antiche in cui esiste ancora un ampio bacino di oralità. Teniamo anche conto del fatto che per noi le letterature antiche sono continenti sommersi di cui si sono salvate solo le sponde vicine e le cime più alte.

Ai fini di questo forum, ciò significa che quando parliamo di antichi astronauti o di ooparts, stiamo parlando di ciò che sappiamo poco (le tecnologie dell'uomo antico non ci sono tutte note) a partire da poche fonti residuali scelte a campione e "per gramatica" (direbbe Sacchetti), e con categorie cognitive estranee all'antico. Questo spinge a ignorare il vero caso ufologico antico e a dar voce ai vari Von Daniken (che sbagliava le misure delle linee di Nazca) e Kolosimo (che simil-raelianamente vedeva razzi degli antichi astronauti pure nei campanili, ma negava la casistica ufologica genuina).

Postilla

Attenzione, latino Iuppiter, deus, divus e greco Zeus, dios (miceneo diwijos) hanno a che fare fra loro a partire dall'indoeuropeo *Djeus e *deiwos - *deiwaH2 - *deiwom, ravvisabile anche nel sanscrito devah e nell'avestico daeva- . Il greco theòs, che in composizione dà radice *thes-, come in Thes-pis, thès-phatos ("divino"), deriva dall'indoeuropeo *dhes-òs, che significava qualcosa come "spirito luminoso".
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