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Poltergeist italiani

Ultimo Aggiornamento: 28/11/2009 10:39
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16/09/2009 20:12

Il caso di via Ghibellina a Firenze (1867)

I fenomeni iniziarono con rumori come di rombi sotterranei e improvvisi colpi al tavolo intorno al quale si radunava la famiglia protagonista della storia. Quindi scoppi delle masserizie, strette di mano invisibili alle braccia di alcuni membri della stessa e percosse, varie apparizioni di fantasmi più o meno distinti e in particolare di una figura nera che portava un largo cappello come quello dei fratelli della Misericordia. Un frate inizialmente scettico, che aleggiava nella casa, udì anch'egli strani rumori e autorizzato dai suoi superiori intraprese un esorcismo al termine del quale scorse, insieme ad altre tre persone, una figura alta e indistinta che al loro procedere rimpicciolì progressivamente fino a scomparire del tutto. Il buon frate non poté fare altro che esortare la famiglia a darsi con cuore puro alla preghiera.
La famiglia abbandonò l'abitazione e il proprietario, vista la cattiva fama che ormai si era fatta, decise di chiedere un risarcimento danni.
La cosa arrivò fino in tribunale e il giudizio finale fu che l'inquilino spaventato venne pienamente assolto, non essendo minimamente provato che i fatti addotti fossero pura e semplice invenzione. D'altra parte, era accorsa ben presto anche la polizia, ma le accurate indagini non avevano rivelato alcuna impostura umana in quei fatti.


Firenze: via Dante Alighieri (1908-1909)

Il quotidiano "Il Messaggero", nei giorni 28-29-30 luglio 1909, riportava estesamente i fatti segnalati a più riprese in un officina di via Dante Alighieri, sempre più eclatanti per quanto concerneva potenza e intensità: dapprima utensili che si staccavano dalle pareti e cadevano sul banco di lavoro, oppure, frantumando il vetro della finestra, andavano a colpire gli incolpevoli passanti. Ancora, due battenti della vetrina staccatisi improvvisamente dai loro cardini e una incudine del peso di otto Kg che inspiegabilmente si era mossa e aveva colpito un apprendista mentre era intento al proprio lavoro.


Brembate, Bergamo (1961)

A Brembate, in provincia di Bergamo, nel maggio 1961, in casa di un certo signor Locatelli, la scopa lavorava ogni tanto da sola. La stufa in ferro spalancava a volte il suo finestrino come una bocca sempre avida di ingoiare carbone. Sassi di ogni dimensione si infilavano in casa dalle finestre aperte per poi adagiarsi, con curiosa lentezza, qua e là per la casa, dopo aver seguito traiettorie quanto mai improbabili.

Maiano (Udine) anni '60

A Maiano le motorette che il meccanico Arturo Riva ospitava provvisoriamente, in attesa di riparazione, nella propria officina, cominciarono a girare da sole sullo spiazzo adiacente fra lo stupore dei presenti. Sul posto arrivarono per indagare giornalisti e membri delle forze dell'ordine che, a quanto pare, si convinsero della realtà dei fatti.

Catena di Villorba (Treviso) anni ‘60
Una famiglia di contadini (Marian di cognome) abitavano in una casa colonica ampia, moderna e confortevole, un po’ isolata tra i campi. Invisibili persecutori agivano di notte e di giorno lanciando sassi, rompendo vetri e lampadine; tiravano schiaffi e pugni a far male; e il tutto in piena luce, senza che vi fosse alcunché di percepibile con lo sguardo.
I piatti a volte prendevano il volo compiendo spericolate acrobazie, per poi infrangersi contro i muri. Il capo famiglia, mentre era intento ai lavori campestri, si vedeva spesso portar via dalle mani gli arnesi, che poi tornavano al proprio posto, dopo aver compiuto evoluzioni aeree. Dopo alcune settimane di eroica resistenza la povera famiglia abbandonò per un po’ di tempo la casa.


Carpegna (Pesaro) 1970

Un caso noto è certo quello delle campane di San Nicolò di Carpegna, che, nel novembre del 1970, si misero a suonare da sole sul piccolo campanile della chiesa parrocchiale e continuarono a farlo per lungo tempo, a vari intervalli. Lo strano era che il suono si udiva, ora solo all'interno della chiesa, cupo e rimbombante, ora solo all'esterno, chiaro e argentino, e che in ogni caso le campane rimanevano immobili. Del caso si occuparono diversi studiosi e fu accertato che non solo lo squillo delle campane era stato accertato, ma aveva orari quasi fissi nel corso della giornata e sempre la stessa durata. Si pensò a un suono di campane registrato e trasmesso da qualche burlone, ma, dopo le ispezioni più accurate, si poté escludere la presenza di qualsiasi apparecchiatura elettrica, e il suono fu udito anche quando, verso il mezzogiorno, fu interrotta, in seguito ad accordi segreti con le autorità competenti, l'erogazione dell'energia elettrica in tutto il paese. Il fenomeno durò fino alla Pasqua del 1972, a intervalli sempre più radi. Ma nel paese, come risultò da un'indagine fatta alcuni anni dopo, non mancarono coloro che dichiaravano di sentire ancora i suoni.


Strambino, Torino, 1983

In una villa abitata dalla famiglia Fassio (padre, madre, un figlio di 13 anni), sul finire dell'agosto 1983, piatti e stoviglie che volano, incendi inspiegabili, gomme dell'auto che si sgonfiano senza motivo, etc. I materassi prendono fuoco anche 12 volte al giorno. I cavi elettrici si tagliano di netto contemporaneamente in tutta la casa. Secondo alcuni studiosi e presunti esperti a causare tutto questo era il giovane figlio, Mario. Infatti quando il ragazzo si rifugia dalla nonna, i fenomeni sembrano seguirlo. Nella notte un bicchiere levita dal comodino e si mette a volare attraverso la stanza, le luci si spengono di colpo e le sedie cadono per terra. L'anziana fugge da un vicino con il nipote, ma anche qui si verificano gli stessi fenomeni: i mobili si muovono, sfracellandosi sul pavimento e contro i muri. Il caso venne seguito in modo particolare da un centro studi chiamato "Damanhur" (non so se esiste ancora) e Davide Gilletti , che faceva parte di questa associazione, scrisse in seguito un libro. Mario fu sottoposto a vari test e controlli. Per altri invece era la villa ad essere infestata, mentre qualcuno addirittura affermò che a provocare i fenomeni non sia stato il ragazzo ma la nonna definita “masche”, una strega legata alle leggende del Canavese.


Cesena 1988

Nel marzo del 1988 nella casa parrocchiale della Madonna delle Rose, gestita da don Mike Pancrazio Bertino, per decine e decine di giorni il telefono squillava a tutte le ore; non solo, ma seguitava a farlo anche a spina staccata, trasmettendo un motivetto musicale, sempre lo stesso. Le luci si accendevano da sole, e così pure il televisore. L’ingresso della canonica si apriva e chiudeva a piacer suo. Incendi improvvisi divampavano nei cestini dei rifiuti, nei comodini accanto al letto, oppure si appiccavano alle tende; ma più strano ancora era che non provocassero mai guasti di rilievo: come se le intenzioni dei disturbatori invisibili fossero non quelle di danneggiare gravemente, ma solo di divertirsi alle spalle dello spaventatissimo don Pancrazio.
14/11/2009 20:42

dove hai preso queste notizie?
28/11/2009 10:39

Libri, riviste e giornali dell'epoca, ecc.

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