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Scienza e Fede: riflessioni su un conflitto che non esiste

Ultimo Aggiornamento: 19/02/2017 21:13
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14/02/2017 20:47

Questi che state per leggere sono alcuni estratti di un articolo scritto nel 2008 da Maurizio Consoli, dirigente di ricerca all'INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) di Catania QUI IL LINK

Anticipo con due righe il sunto generale della questione: e cioé la scienza indaga sul particolare, la religione e le altre scienze sociali indagano sull'universale. Quindi richiedono due metodi di ricerca diversi, e il metodo scientifico non sempre puó andar bene per rispondere a questioni esistenziali di fondamentale importanza per l'uomo. Per questo non esiste, e non é mai esistito, alcun conflitto tra scienza e religione. E quindi certi eventi (come i miracoli per es) vanno accettati cosí come sono consapevoli del fatto che prima o poi si troverá una spiegazione. Spiegazione che non per forza deve rispondere ai canoni delle attuali conoscenze scientifiche.
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di Maurizio Consoli,
dirigente di ricerca all'INFN di Catania


A lungo andare, infatti, atteggiamenti ingiustificati di chiusura dogmatica di alcuni scienziati potrebbero provocare simmetriche reazioni di rigetto nei confronti della scienza da parte di quegli strati della popolazione che vedono nella fede religiosa una componente fondamentale della loro identità culturale


nessuna scienza può pretendere di descrivere tutta la realtà nella sua vastità e complessità.


ci sono delle domande cui la scienza non dà alcuna risposta ma che, senza dubbio, restano domande fondamentali per ogni uomo.


la vera ragione del conflitto risiederebbe nel fatto che, in base alla scienza, non si possono più razionalmente accettare, ad esempio, quei fatti miracolosi di cui parla la Chiesa e che esulano dalle più comuni esperienze umane. Ci sarebbe dunque una contraddizione interna che imporrebbe razionalmente di scegliere tra due visioni del mondo alternative


rifiutare i miracoli su una base puramente sperimentale ha poco senso


le scienze, pur essendo logicamente consistenti e verificate entro un dato ambito di fenomeni, potrebbero essere incomplete, cioè incapaci di spiegare tutti i possibili fatti sperimentali.


Si potrebbero portare ancora innumerevoli esempi di teorie che erano state generalmente accettate e che sono poi state sostituite da nuove teorie che, pur portando solo piccole correzioni in un certo dominio sperimentale, implicavano effetti qualitativamente nuovi di enorme importanza. Per questo motivo, una piena applicazione del metodo scientifico ci dovrebbe impedire di attribuire un qualunque carattere assoluto e definitivo alle nostre conoscenze. Proprio da questo tipo di considerazioni segue che non si possono razionalmente escludere i fenomeni del tutto inaspettati (come quelli che la teologia chiama miracoli) in quegli ambiti fenomenici che sono propri delle scienze. Anzi, tali ipotetici fenomeni non solo sono logicamente possibili ma, se si verificassero, le condizioni della loro riproducibilità non sarebbero certo quelle fissate dai protocolli scientifici di oggi, un po' come con gli eventi rari della fisica quantistica che non sono descrivibili nello schema della fisica classica.


la neutralità di fondo della scienza sulla possibilità teorica dei miracoli non va confusa con il doveroso rigore nell'accertare o smentire ogni singolo evento che potesse apparire inspiegabile, almeno allo stato attuale della conoscenza.


La religione invece riguarda noi stessi, la vita, la morte… e ci spinge inevitabilmente a riflettere sulle possibili conseguenze, a livello individuale e collettivo, di ignorare le questioni più fondamentali sul significato della nostra esistenza. Per affrontare tali questioni, e fare in un modo o nell'altro una scelta, dobbiamo necessariamente allargare il dominio della razionalità oltre il mero limite dello sperimentabile e del calcolabile che definisce l'attuale ambito della conoscenza scientifica. Si noti come un tale allargamento, peraltro, è già richiesto ogni qualvolta si vogliano affrontare quei temi, come i rapporti tra la scienza e le altre attività umane o i suoi limiti e le sue finalità, che richiedono una prospettiva di tipo etico. Che di questi aspetti non si possa parlare in termini oggettivi, dal punto di vista scientifico, non significa certo che essi siano immaginari. Per questo motivo, parlare di conflitto tra fede e scienza in merito a tali questioni è improprio.


Riconosciutane la non conflittualità con la scienza, la fede cristiana può per questo rappresentarne una forma di completamento come prospettiva metafisica che dà una spiegazione della razionalità del cosmo e del senso ultimo delle cose


c'è addirittura anche chi, come Louis Pasteur, si spinge sino ad intravedere una convergenza asintotica tra scienza e fede per cui "poca scienza allontana da Dio, molta scienza riconduce a Lui"
[Modificato da zeus(74) 14/02/2017 21:00]
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