Caso APOLLO 20

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Alfredo_Benni
00domenica 6 luglio 2008 12:53
Parte prima
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Apollo 20
Un bel pesce d’aprile (parte prima)

Premessa
Mi sono avvicinato al caso “Apollo 20” per caso. Non era mia intenzione studiare ed analizzare questo caso poiché già lo ritenevo dubbio e non avevo energie da spendere. Di solito nelle mie ricerche privilegio argomenti di fisica di frontiera e mai avrei pensato di passare intere giornate a controllare minuziosamente filmati e a fare ricerche sull’attendibilità delle affermazioni altrui. Ma si sa il futuro a volte riserva sorprese e anche se controvoglia per una serie di eventi mi sono trovato catapultato dentro questo caso.

I primi dubbi di tipo storico
All’inizio, quando vidi i primi filmati, ero molto dubbioso. Possibile che due superpotenze in piena guerra fredda possano effettuare una missione congiunta per recuperare qualche cosa sulla Luna ? Nel 1976 era a capo dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche l’inossidabile Leonid Il'ič Brežnev che mantenne la carica di segretario del Pcus dal 1964 al 1982. Proprio quel Brežnev che invase l’ Afghanistan nel 1979 e porto l’URSS negli anni ’80 sulla soglia di un conflitto nucleare. Possibile che l’ uomo forte del Kremlino, nominato Maresciallo dell’Unione Sovietica proprio nel 1976 abbia autorizzato una missione segreta con l’odiato nemico ? Inoltre nell’agosto 1976 il tenente Viktor Belenko disertò con il suo MiG-25P Foxbat “A” e questo fatto permise agli USA di studiare il velivolo prima di restituirlo, ponendo fine ad un mistero che preoccupava l'Occidente. Il MiG atterrò di sorpresa sull'aeroporto giapponese di Hakodate nell'isola di Hokkaido. Il pilota si allontanò durante una missione di addestramento dalla base aerea di Sakharovka, a nordest di Vladivostok. Dopo un volo di 800 km, atterrò alle 13:57 del 15 agosto 1976, avendo ancora a disposizione solo il 5% del combustibile, quasi superando la fine della pista. Nonostante le proteste sovietiche, le autorità giapponesi permisero una prima analisi tecnica, quindi l'aereo fu smontato e trasportato per via aerea da un C-5 dell'USAF (scortato da 14 caccia giapponesi) alla base aerea di Hyakuri. I motori Tumanskij, i sistemi avionici, le caratteristiche dei metalli impiegati per la produzione di un aereo capace di operare ad alta velocità e ad alta quota furono esaminati in dettaglio da oltre 50 esperti delle forze armate giapponesi e del System Command degli Stati Uniti. Secondo la trama l’ “apollo 20” sarebbe giunto sulla Luna proprio il 16 agosto 1976. Ma in quel periodo si toccò l’apice della tensione fra le due superpotenze e tutti i giornali del mondo se ne occuparono ampliamente. Infatti il Mig-25 era il fiore all’occhiello della forza aerea sovietica. I dubbi pertanto erano molti e aumentarono ancora guardando i filmati e confrontandoli, come vedremo più avanti, con i filmati autentici della NASA.

Inoltre l’attore di tutta questa bella messinscena, William Rutledge, ci da altre informazioni; ne prendo due in particolare per me significative:
- lui avrebbe lavorato per l’aeronautica militare degli Stati Uniti all’analisi sul progetto del russo Ajax, reparto tecnologie straniere.
- l’Apollo 20 sarebbe partito dalla base di Vandemberg in California.

Vediamo quindi perché Rutledge negli anni ’70 non può aver lavorato sul progetto Ajax. E vediamo perché l’ Apollo se fosse partito da Vandemberg sarebbe stato visto.

Il progetto Ajax

Il progetto Ajax riguarda l’ aereo ipersonico Russo descritto nel dicembre 2001 da Alexander Szames nel suo “Air Et Cosmos”. L’Ajax sarebbe la risposta russa all’Aurora e userebbe per aumentare la sua velocità una tecnologia chiamata MHD (magnetohydrodynamic) asimmetrica, tecnologia tra l’altro presentata in un congresso a Torino e messa a punto dai ricercatori sovietici a Novosibirisk. In pratica verrebbe generato un campo di plasma ionizzato sopra il muso dello spazio plano e l’effetto sarebbe identico ad una supercavitazione nei fluidi. L’attrito con l’atmosfera si ridurrebbe drasticamente e l’aereo potrebbe volare avvolto da questa “capsula” ionizzata a velocità elevatissime. Ne da ampio risalto Paul Czysz Professore Emerito della “Università di Ingegneria Aerospaziale” at Saint Louis University, Capo progetto del National Aerospace Place (NASP) project, and the CEO sulla ricerca ipersonica per questa compagnia di ricerca, la Hypertech Concepts, LLC




Una raffigurazione artistica del progetto Ajax


Una raffigurazione artistica dello “spaccato” del progetto Ajax

Non esistono foto o documentazione dell’Aurora, ma l’ Aurora (in genere menzionato come SR-91 Aurora) dovrebbe essere il sostituto dell’ SR-71 che è un ricognitore strategico. Quindi l’SR-91 dovrebbe essere un ricognitore ipersonico che si ipotizza costruito ed a disposizione degli Stati Uniti. Si pensa che sia capace di velocità ipersoniche fino a oltre Mach 5. E secondo questa ipotesi, l'aereo Aurora venne sviluppato negli anni ottanta e/o novanta come un sostituto per l'ormai antiquato e vulnerabile SR-71 Blackbird. Anche ammesso che l’Ajax fosse stato sviluppato contemporaneamente all’Aurora, abbiamo sempre un divario di almeno dieci anni tra le informazioni sull’aurora e quanto afferma Rutledge. Infatti nel marzo 1990 la rivista Aviation Week & Space Technology per prima rivelò che il termine "Aurora" fu inavvertitamente rivelato nel bilancio U.S.A. del 1985, come uno stanziamento di 455 milioni di dollari per "Produzione Black aircraft" nell'anno fiscale 1987. Questo stanziamento era per la costruzione dell'aereo, non per la sua ricerca e sviluppo. E sempre secondo Aviation Week, Aurora si riferisce ai progetti di un gruppo di aerei esotici, e non ad una particolare forma del velivolo. I fondi del progetto presumibilmente arrivarono a 2,3 miliardi di dollari nel 1987, secondo un documento del 1986 ottenuto da Aviation Week.

Si pensa che sia stata la divisione "Skunk Works" della Lockheed (attualmente denominata "Lockheed Advanced Development Company") ad aver agito come "prime contractor" dell'Aurora. Durante gli anni '80 alcuni analisti finanziari hanno concluso che la Lockheed sia stata coinvolta in alcuni grossi progetti segreti, dal momento che i progetti in appalto dichiarati non avrebbero potuto giustificare gli introiti noti. Gli analisti finanziari della Kemper Securities hanno esaminato i guadagni dichiarati della "Lockheed Advanced Development Company", quasi tutti sotto il capitolo "Black Programs":
- gli introiti del 1987 furono 65 milioni di dollari.
- gli introiti del 1993 furono 475 milioni di dollari.

Dal momento che gli unici "Black Projects" dichiarati dalla Lockheed nel 1993 erano l'aereo spia U2-R e l'F-117A, e nulla di nuovo era stato realizzato tra il 1987 e 1993, esisteva una "spesa fantasma" da identificare. Venne anche scoperto che il capitolo di spesa destinato al Progetto Aurora per il 1987 era non inferiore ai 2,27 miliardi di dollari. Secondo la Kemper, questo indicherebbe un primo volo attorno all'anno 1989. Lo spalmarsi dei pagamenti del governo USA alla Lockheed nel 1993, indicava che al tempo l'aereo si trovava ad circa 1\5 del suo programma di sviluppo (1992), oppure che era stato "costruito in molti prototipi." Circa 4,5 miliardi di dollari erano stati spesi all'epoca.

Quindi riassumiamo: nel 1987 si stanzia un fondo per la costruzione di una serie di velivoli per il progetto Aurora. Anche ipotizzando che la progettazione di uno dei tanti “Aurora” sia avvenuta dieci anni prima bisognerebbe ipotizzare:
- che l’intelligence russa sia stata così scaltra da carpire i progetti americani dell’Aurora ancora in fase di preparazione; non bisogna dimenticare che l’Ajax era progettato in risposta al progetto Aurora
- che l’intelligence americana sia stata così poco accorta da farsi rubare i progetti dai sovietici, ma anche scaltra da carpire i segretissimi progetti dell’Ajax ancora quando erano sulla carta.
Eppure anche ipotizzando tutto questo ricadiamo inevitabilmente nel 1977 quando Rutledge era (a suo dire) già stato sulla Luna da un anno. Quindi non ci siamo con i tempi. Ci mancano almeno dai 7 ai 10 anni.




Perché l’Apollo 20 non poteva non essere visto


Il razzo Saturno V esce dall’edificio in cui è stato assemblato sulla piattaforma cingolata
Rutledge l’ha definita missione segreta. Ma si può lanciare un Saturno V in maniera riservata ? Vediamo un po’ che cos’è il Saturno V e quali sono le procedure di lancio.

Il razzo Saturno V è alto oltre 110 metri; ha un diametro di 10 metri e un peso di 3000 tonnellate con una capacità di carico utile di 118.000 chilogrammi. E’ un razzo a tre stadi che nel giro di pochi secondi al decollo con i tre stadi brucia più di 800 mila litri di kerosene, più di due milioni e trecentomila litri di idrogeno liquido e circa 300 mila litri di ossigeno liquido. Insomma una vera e propria furia nel cielo.
Tutto nel progetto Apollo è ciclopico. Dal razzo alla quantità di combustibile impiegato. Dalla rampa di lancio mobile posta su cingoli all’edificio per la costruzione e l’assemblatura del razzo.





Il Saturno V dentro l’edificio di costruzione Il Saturno V sulla rampa cingolata


L’ Apollo 15 sulla piattaforma cingolata va verso la rampa di lancio

In particolare la costruzione avveniva in un edificio alto più di 100 metri. Ci volevano settimane prima che il razzo fosse costruito e pronto. I serbatoi venivano riempiti di gas e liquidi inerti affinché l’intera struttura non collassasse sotto il suo enorme peso. Una volta costruito il Saturno V usciva dall’edificio su una piattaforma cingolata, anch’essa enorme, e si dirigeva verso la rampa di lancio. Qui i serbatoi venivano riempiti con il vero combustibile: il primo stadio con 810.700 litri di kerosene e con 1.311.100 litri di ossigeno liquido. Il secondo stadio un milione di litri di idrogeno liquido e 331.000 litri di ossigeno liquido. Il terzo stadio portava solo (si fa per dire) 253.200 litri di idrogeno liquido e 92.350 litri di ossigeno liquido.
Ci volevano circa tre mesi per l’assemblatura del razzo. Due per i vari controlli a tutti gli impianti: elettrico, elettronico, pressurizzazione, motori, moduli, ecc… Da tre a quattro giorni per portare il razzo dalla “fabbrica” alla rampa di lancio. Una preparazione al lancio durava in media 41 giorni; 1108 ore. A T-732 ore si verificava ad esempio l’impianto di pressurizzazione. A T-62 si verificava la calibrazione dei sistemi. A T-8 ore si iniziavano le ultime verifiche sui sistemi. Erano operazioni molto complesse che andavano eseguite in sequenza. E non dimentichiamo poi che l’idrogeno liquido è esplosivo. Pertanto tutte queste operazioni andavano condotte nei tempi prestabiliti e nella massima sicurezza e controllo.


Tutti i Saturn V furono lanciati dal Launch Complex 39 (costruito appositamente) al John F. Kennedy Space Center. Il Mission Control veniva trasferito al Johnson Space Center di Houston (Texas) appena il razzo lasciava la rampa di lancio. Le operazioni venivano immancabilmente seguite da frotte di curiosi e appassionati che uniti ai giornalisti seguivano i lanci.

Inoltre molti dei pezzi del Saturno V venivano trasportati per mesi con un aereo dalla forma caratteristica: il Super Guppy. Un aereo con una fusoliera enorme che era stato progettato apposta per aprirsi a terra in due pezzi e caricare gli enormi pezzi del Saturno V. Un Super Guppy che andava e veniva nella base di Vandemberg avrebbe attirato non poco l’attenzione dei curiosi ed appassionati. Un Saturno V che se ne andava a spasso per giorni su una rampa mobile avrebbe fatto altrettanto. E il Saturno V è alto 110 metri. Non è proprio facile da nascondere alla vista. Inoltre proprio per i pregressi e vicini lanci Apollo, tutti ne conoscevano la forma: dai bambini alle massaie. Chiunque avrebbe potuto vederlo ed identificarlo.



L’immancabile ressa di curiosi ad un lancio del Saturno V




Il Super Guppy
Infine l’enorme fiammata che ci sarebbe stata nel lancio. Una fiammata visibile a chilometri di distanza. Un rombo assordante che avrebbe richiamato migliaia di sguardi verso quell’area attirati dal denso fumo.



Inoltre la base di Vandemberg sorge sulla costa dell’Oceano Pacifico. Ogni nave in quel quadrante avrebbe visto quella partenza, come ogni persona che abita nelle cittadine vicine.



Il corridoio di lancio attuale dello Space Shuttle

E basta un paio di comuni foto satellitari per capire che Vandemberg si trova in un area densamente popolata, crocevia di strade e ridenti cittadine americane. Chi dalla costa nord vuole andare a Las Vegas o a Los Angeles deve passare per Vandemberg (foto sotto). Pertanto avremmo avuto migliaia di spettatori al lancio attirati da mesi di preparativi che, come abbiamo visto sopra, erano inevitabili. Quanto meno avremmo avuto tutta la città di Guadalupe e Santa Maria.





I video di Rutledge

Alcuni video hanno attirato la mia attenzione; ad esempio il lancio del Saturno V. Qui sotto a sinistra un frame del video postato da Rutledge. A destra invece il lancio di un Saturno V. Si può notare un palese ingrossamento sul piano orizzontale dell’immagine postata da Rutledge. Il Saturno V è deformato nella larghezza fino a renderlo irriconoscibile. Ho confrontato tutti i razzi lanciati in quel periodo: Russi ed americani. All’inizio ho pensato che si trattasse del Saturno 1b, ma l’impennaggio cruciforme del Saturno V a differenza dell’impennaggio a 8 elementi del Saturno 1B non lascia adito a dubbi. E’ un Saturno V. Ma allora perché l’immagine è così deformata ?

Poi ho capito che se l’immagine era deformata non erano visibili le scritte di controllo che ogni Saturno V possiede. E’ infatti possibile risalire al tipo di missione solo guardando una foto ed osservando le “tacche” bianche e nere dipinte sul razzo. Se Rutledge voleva mascherare la sua storia doveva per forza rendere irriconoscibile il razzo ritratto nel video. Pertanto ha eseguito una compressione del video nell’asse verticale e questo ha comportato una perdita notevole di informazioni. Da un calcolo approssimativo direi che sull’asse verticale un punto su tre di quelli che compongono l’immagine è stato eliminato in questo modo. Poi ha eseguito una dilatazione dell’immagine in senso orizzontale. E questo comporta l’ “ingrassamento” del razzo in questione e la sgranatura dei pixel che compongono l’immagine. Il tutto è stato mascherato con problemi di codec e condito con frettolosi montaggi giustificati dal fatto che era necessario tutto questo per non essere intercettati dai “servizi segreti” che avrebbero voluto zittire questa gola profonda. La prova che il video è manipolato è che non è inquadrato alcun altro riferimento. L’inquadratura del Saturno V parte da quando è già in volo. Sarebbe bastato infatti una ripresa a terra per confrontare la rampa di lancio del filmato con una qualsiasi altra foto a far capire l’inganno.



La serie completa dei lanci del programma Apollo


In effetti nei video di Rutledge ci sono molte incongruenze a riguardo. Ad esempio in un video compare un riferimento all’apollo 11. E anche un audio di un Apollo 11. Ora perché il video sarebbe quello dell’Apollo 20 e l’audio di un Apollo 11 ?


E poi perché lo stemma non ha anche scritte in Russo ? E ancora il font della scritta Apollo 20: viene usato il “nasalization” che un font che inizia ad essere usato da dopo gli anni ’80. Nel logo si vede il Lem ed il modulo di comando che recuperano la presunta astronave aliena. Astronave che ha una deriva. Ma nei video postati da Rutledge non ci sono derive. E nemmeno nelle foto NASA che discuteremo esaurientemente nel prossimo articolo su questo argomento. E allora ? E allora Rutledge qui sta giocando a mio avviso veramente sporco. Infatti Rutledge si è registrato su YouTube in data 1 aprile 2007

E l’astronave del logo sembra proprio un bel Pesce !!! Non c’è dubbio su questo.


Ma allora chi è William Rutledge? Perché ha fatto questo ?
In internet si è scatenata la caccia a trovare Rutledge. Ed alcuni americani sono risaliti da alcune mail e dalle tracce telematiche lasciate da Rutledge ad un nominativo: Thierry Speth, fotografo e scultore parigino. E’ solo lui il “burlone” o ce ne sono altri ? In effetti abbiamo non poche coincidenze:
Fra gli amici registrati di Rutledge compare un certo Jean-Pierre Mocky, attore, regista, scenografo, capo montatore, creatore di copioni. Ha all’attivo una settantina di film in cui ha avuto ruoli di regista, produttore o scenografo. E sul sito di Rutledge guarda caso pubblicizza un bel libro.
Indagando in internet poi troviamo un secondo fotografo che ha lavorato con Jean-Pierre Mocky, tale Thierry Nectoux. E guarda caso Thierry Speth ha scritto il libro “AUTOMNE HIVER DE L'HOMME DU FER” con un altro fotografo Robert Doisneau che a sua volta è stato pubblicato nel settembre 2005 dalla Flammarion con questo libro “Doisneau – Paris”. E sempre della Flammarion esce, sempre nel settembre 2005 a firma di Thierry Nectoux il libro “Bernard Lavilliers - Escales - Destins et voyages d'un chanteur de passage”. E abbiamo detto che Thierry Nectoux conosce Jean-Pierre Mocky. Ora quante probabilità ci sono che due fotografi con lo stesso cognome che pubblicano con persone comuni e con la stessa casa editrice (la Flammarion) libri nello stesso anno si conoscano ? E quante probabilità ci sono che un regista francese con una storia invidiabile che conosce almeno uno di questi due fotografi, che probabilmente conosce l’altro, voglia chiudere in bellezza la sua carriera con una bella sceneggiatura messa su internet ?

E’ vero queste sono solo supposizioni, sono estrapolazioni. Ma i dubbi che qui ci si trovi di fronte ad un lavoro di gruppo sono molto forti. Per altro un regista come Jean-Pierre Mocky non avrebbe nemmeno problemi a procurarsi tutto quello che gli serve per fare un prodotto di livello abbastanza buono. Dai doppiatori in inglese, ai testi; dalla computer grafica agli apparati scenografici.


Apollo 20. Un tragico epilogo

Abbiamo ricevuto da un nostro affezionato lettore, il Sig. Claudio Sammartino, una segnalazione che ci siamo affrettati a controllare. Sul video che ritrarrebbe l’astronave sulla Luna appare un fotogramma sospetto in cui ci sarebbe un filo elettrico. E in effetti andando a vedere il filmato incriminato direttamente dal sito di Rutledge si notano benissimo dei fotogrammi in cui spicca un bel mollone da sostegno che sostiene l’ “astronave”. Bene almeno abbiamo la pistola fumante che quel video è falso.

E allora ? E’ tutto un falso ? Sembra proprio di si. Peccato però… era carina questa storia dell’astronave vecchia di miliardi di anni sulla Luna con dei simboli runici impressi sulla carlinga. Grazie a Rutledge o a chi per lui almeno abbiamo rispolverato l’epopea dei viaggi dell’ Apollo e abbiamo sognato per un po’ !!

Ma come si spiegano le foto NASA sulla Luna dell’ Apollo 15 ? Rutledge è un debunker che vuole nascondere realtà scottanti ? O è solo un burlone che ha mescolato abilmente vero e falso ? Lo vedremo nella prossima puntata…





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