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L'altra faccia del deserto

Ultimo Aggiornamento: 14/04/2011 00:17
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13/04/2011 14:01

Tanti anni fa, uno dei primi libri di ricerca “altra” nel quale ebbi modo di imbattermi mi suggerì il luogo del deserto del Gobi come un luogo che poteva celare spiegazioni di vecchi misteri o che poteva porne di nuovi. Il libro aveva come titolo “Il Libro dei Segreti Traditi” e l’autore era Robert Charroux.
In seguito ebbi modo di scoprire come l’autore fosse negli anni ’60 un ricercatore di spessore, addirittura superiore al più in voga Peter Kolosimo, notando come il libro avesse tre righe di prefazione addirittura di Jean Coucteau!
Avrei avuto modo di scoprire solo molti anni più tardi come in quel libro ci fosse la precisa indicazione del futuro avvenimento dell’attentato alle Torri Gemelle!
In ogni caso cercai di saperne di più sul desero del Gobi, in quanto l’autore medesimo scriveva che nelle sue viscere era contenuta la spiegazione delle origini, probabilmente non terrestri della nostra civiltà.
Ebbi modo così di scoprire come il deserto del Gobi non fosse sempre stato deserto, ma come, invece, quel territorio anticamente fosse stato coperto di vegetazione folta, di fauna gigantesca, possente, agile, numerosa e fosse stato abitato da popoli con un grado di civiltà elevato e con un altrettanto elevato senso della pietà verso i propri morti.
I ritrovamenti di mummie piuttosto particolari in quelle terre rafforzarono la suggestione comunicatami da Charooux e cioè che in quelle profondità potesse essere celato il segreto delle nostre origini, senza escludere alcuna ipotesi, quella della illuminazione di una civiltà extraterrestre compresa.
Oggi, a distanza di tanti anni posso aggiungere che, personalmente e intuitivamente, sono ragionevolmente certo che ci sia in qualche parte del mondo chi potrebbe spiegarci qualcosa di più sulle nostre origini, ma fino ad ora non ha voluto, o ritenuto forse opportuno, fare.
Ma la nostra ignoranza può bloccare il raziocinio del nostro cervello, che si pasce di date e di calcoli, non l’altra, “l’intelligenza del cuore”, che funzione stimolata da quella sorta di scosse elettriche che sono i simboli.
Nel buio palpitante degli atri e dei ventricoli, nel segreto misterioso del moto autonomo del nostro organo di vita più nobile, arrivano quelle scintille che ci conducono irresistibilmente verso un’altra realtà, verso l’altra storia del deserto, il suo passato, che potrebbe divenire il suo futuro: il lussureggiare della vegetazione, il clima mite e temperato, il sole nero, Osiride che, fa germogliare nell’oscurità la nuova primavera, il cavallo bianco che si impenna e saluta la vita e la natura.
Così per un vecchio numero di Hera, quando la dirigevo io, commissionai al mio illustratore di allora Tommy Ducale la rappresentazione simbolica del capovolgimento, come risulta dalla storia del deserto del Gobi, immagine che potete vedere sotto.
Perché basta capovolgere il deserto ed ecco che salta fuori l’altro volto, quello che ho descritto, il passato o forse anche il futuro.
Nel deserto il sole brucia tutto con ardore impietoso, del cavallo rimane solo il cranio completamente ripulito dal calore e dalla sabbia, e le dune sembrano onde increspate, ma di fuoco, non d’acqua.
Ogni passaggio dall’acqua al fuoco è il compimento di una iniziazione, nella tradizione cristiana ciò è simboleggiato dalle due figure di San Giovanni Battista e di San Giovanni Evangelista, nella tradizione classica dalla divinità di Giano bifronte.
Anche noi, nel corso della parentesi della nostra manifestazione umana, passiamo dal sole scuro al sole splendente, e dal sole splendente al sole scuro, più e più volte, come i pedoni degli scacchi viaggiano tra le caselle bianche e quelle nere della scacchiera, sfidando la propria sorte, forse mossi da un giocatore del quale non concepiscono nemmeno l’esistenza.
Ma neanche il giocatore è arbitro assoluto del loro destino perché, a sua volta, può vincere o perdere la partita che sta giocando.
E’ un gioco complesso, questo vagare tra deserto e vegetazione, tra sole che arde e sole che lambisce, tra la verità della luce e quella dell’ombra che ci appare come la inesorabile legge dei contrari e invece è la regola inflessibile della unità.
Esattamente il contrario di quello che accade riflettendo qualcosa in uno specchio, infatti quest’ultimo restituisce un’immagine apparentemente uguale ma capovolta, in quanto la destra diviene sinistra e viceversa, mentre il misterioso speculum della natura e dei suoi mutamenti, restituisce immagini apparentemente diverse eppure eguali.
Non basta capovolgere le immagini per vedere oltre quel che sembra, è necessario che capovolgiamo noi stessi per comprendere chi siamo e cosa è ciò che ci circonda e non c’è acceleratore di particelle al mondo (tanto per citare l’ennesima utopia tecnologica dietro alla quale si è subito collocato il solito codazzo di saccenti) che possa spiegare, in modo equivalente a questo capovolgimento, il nostro segreto, il Segreto.
Perché esso non è alla portata di tutti, ma di chi sa andare oltre lo schema apparente del Manifesto per penetrare nei meandri del Nascosto.
Senza mai limitarsi a guardare solo la parte superficiale dell’immagine...
Senza mai fidarci delle apparenze, da veri amici del Dubbio e della Verità.
Vale la pena di pensarci sopra?
Carpeoro

[Modificato da carpeoro 13/04/2011 14:10]
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Post: 84
Città: ROMA
Età: 39
Sesso: Maschile
14/04/2011 00:17

sulla discuisizione poetica mi trovi daccordo e l'illustrazione è estremamente interessante.
conosco kolosimo e la graziosità di Jean Coucteau.
sicuramente rifletterò su ciò che hai detto.
ma su che basi il deserto del gobi nasconde questi segreti?
gradirei avere più informazioni
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