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Terremoti in USA e Italia ?

Ultimo Aggiornamento: 28/02/2010 10:36
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19/01/2010 02:09

Dopo Haiti la California e l' Italia del Sud ?
Haiti
Il sisma ad Haiti, di magnitudo 7,3 sulla scala Richter e seguito da almeno 30 scosse di assestamento, la più forte di magnitudo 5,9, ha raso al suolo quasi tutti gli edifici della capitale Port-au-Prince.

Oggi una scossa 6 scala Richter in Guatemala.

Siamo vicini al temuto Big One per la California ?

it.wikipedia.org/wiki/Big_One


Schema della tettonica a placche.



[Modificato da Alfredo_Benni 02/02/2010 12:20]
Alfredo Benni - Consigliere Nazionale
Coordinatore CUN Lombardia

Mai litigare con uno stupido. Un passante potrebbe non capire la differenza tra te e lui.

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"Procediamo a zig zag verso un futuro luminoso (Mao Tsetung)"
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19/01/2010 02:15

In pericolo anche l' Italia ?

peppecaridi2.wordpress.com/2009/04/10/terremoti-zamberletti-ci-aspettiamo-il-%e2%80%99big-one%e2%80%99-nella-sicilia-orientale-rischiamo-50-mil...


peppecaridi2.wordpress.com/2009/04/10/terremoto-gasperini-se-il-vesuvio-borbotta-altro-che-l%e2%80%9...




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"Procediamo a zig zag verso un futuro luminoso (Mao Tsetung)"
19/01/2010 10:38

Tecnicamente gli eventi non sono legati tra loro, ci sono centinaia di Km di distanza, placche diverse e situazioni locali diverse.
Però il rischio c'è sempre, e piu' tempo passa maggiore è il rischio che un evento sia devastante (il tempo di ritorno e l'intensità di un terremoto sono strettamente correlati, in pratica piu tempo passa tra 2 eventi maggiore è l'energia che si accumula e che viene rilasciata nell'evento).
I rischi per l'Italia sono mostruosi. All'università ho visto le carte del rischio vulcanico del Vesuvio, a seconda del vento ci sono a rischio fino a 2 milioni di persone.
Sulla Sicilia vale lo stesso discorso, sono zone estremamente attive con la compressione della zolla africana su quella euroasiatica.

Una cosa, però da sfatare è che i fenomeni atmosferici o siderali (macchie solari o altro) possano avere alcuna responsabilità sugli eventi: la roccia è un isolante meraviglioso, per cui già pochi metri sottoterra gli effetti atmosferici sono ininfluenti.
Ben diversa sarebbe la situazione nel caso di una grossa (ma veramente enorme!) variazione del campo gravitazionale, ma ce ne accorgeremmo anche da altri fenomeni, altrettanto catastrofici come aumenti spropositati delle maree o peggio variazioni dell'orbita del sistema Terra Luna.
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19/01/2010 16:28

Terremoti anche in Messico

Il 30 dicembre 5,8 Richter
www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/?id=3.0.4154549565

E oggi 19 Gennaio 2010

Terremoti: Messico, cinque scosse di cui una 6 Richter
(ANSA) - TUXILA GUTIERRZ, 19 GEN - La costa messicana sul Pacifico nella giornata di lunedi e' stata interessata da cinque scosse telluriche. Una di esse era di magnitudo 6 sulla scala Richter. Lo ha reso noto il Servizio sismologico nazionale, precisando che non si sono registrati ne' vittime ne' danni. Il femomeno e' stato avvertito anche in Guatemala e nel Salvador. Le altre scosse hanno oscillato tra i 3,7 e i 4,1 gradi Richter.
www.lunita.it/notizie_flash/80125/terremoti_messico_cinque_scosse_di_cui_una...

Terremoto registrato anche in Grecia: 5,2
www.sordionline.com/iNews/View.asp?ID=15945





[Modificato da Alfredo_Benni 19/01/2010 16:31]
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19/01/2010 19:13

re
se andate al sito INGV, istituto nazionale geofisica,c'è l'aggiornamento in tempo reale di tutti i terremoti
è molto interessante......
[SM=g27988]
gianni maltoni
SOCIO C.U.N. romagna
19/01/2010 20:49

Si, ma siamo sicuri che i terremoti che si susseguono in mezzo mondo non siano perfettamente nella media?
Scosse da 3-4 richter fino a 5 non facevano notizia, è brutto dirlo, prima dell'Abruzzo.

NB: considerate che la scala Richter è logaritmica, quindi ogni grado è dieci volte il precedente, in altre parole un 5 richter è un centesimo di un 7 richter.
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02/02/2010 12:17

Mi dicono che l'attività sismica nell'Italia del Sud sta aumentando a dismisura ! C'è la zolla africana che preme...




[Modificato da Alfredo_Benni 02/02/2010 12:18]
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02/02/2010 12:47

re
ma da cosa è provocato questo intensificarsi dell'attività??
che idea hai tu alfredo,se si può condividere??
gianni maltoni
SOCIO C.U.N. romagna
02/02/2010 12:56

Re:
Alfredo_Benni, 02/02/2010 12.17:



Mi dicono che l'attività sismica nell'Italia del Sud sta aumentando a dismisura



Ah,sì....???

02/02/2010 18:34

Re:
Alfredo_Benni, 02/02/2010 12.17:

Mi dicono che l'attività sismica nell'Italia del Sud sta aumentando a dismisura ! C'è la zolla africana che preme...





Interessante!
Hai dei dati? In particolare quali zone?
Sto guardando sul sito dell'INGV e in effetti vedo degli eventi nell'appennino lucano e poi nelle Marche ad ascoli piceno, ma non so dire se c'è un intensificarsi degli eventi o sono scosse "normali".
[Modificato da andrea_ch 02/02/2010 18:40]
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04/02/2010 12:49

andrea_ch, 02/02/2010 18.34:



Interessante!
Hai dei dati? In particolare quali zone?
Sto guardando sul sito dell'INGV e in effetti vedo degli eventi nell'appennino lucano e poi nelle Marche ad ascoli piceno, ma non so dire se c'è un intensificarsi degli eventi o sono scosse "normali".



earthquake.usgs.gov/earthquakes/recenteqsww/Maps/region/Eu...

earthquake.usgs.gov/learn/topics/?topicID=53&topic=Prediction

earthquake.usgs.gov/earthquakes/recenteqsus/Maps/US10/32.42.-125....

www.scienzagiovane.unibo.it/tsunami/7-mediterraneo.html

gndt.ingv.it/Pubblicazioni/Meletti/2_12_Azzaro.pdf

Alfredo Benni - Consigliere Nazionale
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"Procediamo a zig zag verso un futuro luminoso (Mao Tsetung)"
04/02/2010 19:17

Scusa Alf, sono d'accordo al 10000% sui rischi per tutta l'Italia, in particolare l'Italia Meridionale e le fasce appennininche e alpine, cosi come sul rischio tsunami in tutto il bacino del mediterraneo sud orientale.
Anche le faglie che vedi sulle mappe dell'USGS non mi stupiscono, diciamo che se non esistesse la transpressione tra la zolla africana e quella europea noi saremmo una simpatica piattaforma carbonatica, piena di pesciolini e coralli e l'Europa una vasta pianura. [SM=g27988]
Ma hai parlato di intensificazione dei fenomeni nel sud Italia in questo periodo, su questo tema in particolare hai qualche documento?
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05/02/2010 03:46

www.abruzzo24ore.tv/news/Sequenze-sismiche-preoccupanti-in-Italia-e-nel-mondo/1...


di Nicola Facciolini
Sequenze sismiche preoccupanti in Italia e nel mondo

L’Aquila - Terremoti Ad 2010, sequenze sismiche preoccupanti in Italia e nel mondo. La parola alla scienza, a 60 anni dal violento terremoto di Teramo. Professor Warner Marzocchi (Ingv):“Quando c'è uno sciame sismico la probabilità di eventi importanti aumenta senza però mai raggiungere valori alti di probabilità”. Previsioni terremoto nel mondo, dalla California all’Italia: “Per l’aftershock forecast fatto dagli americani dopo il terremoto di Mw 6.5 di alcuni giorni fa, le informazioni sono di qualità inferiore di quelle fornite dall'Ingv alla Protezione Civile, in quanto noi stimavamo anche la variazione spaziale delle probabilità, mentre gli americani no. Nessuna psicosi: la maggior parte delle volte queste sequenze appenniniche terminano senza un terremoto grande, ma il pericolo è certamente più alto ora che un mese fa”.

Prof. Pier Francesco Biagi: “La scossa maggiore nelle Marche è stata di magnitudo momento (Mw) 4.5-4.6: è mia opinione che i fenomeni siano collegati, che l'attività dell'Aquilano si sia spostata verso Teramo: non sono del tutto sicuro che la sequenza marchigiana si estinguerà in breve tempo”.

Prof. Antonio Moretti: “Il terremoto attuale di Ascoli Piceno va a "caricare" progressivamente le strutture di Rieti-Amatrice, così come probabilmente quello del 1950 ha "caricato" le strutture della valle aquilana, e gli eventi di Chieti-Lanciano del 1881-82 le strutture del Morrone-Valle Peligna”.

Il catastrofico sisma di Haiti (Mw= 7.1) del 12 gennaio 2010, circa 30 volte più energetico dell’evento aquilano del 6 aprile 2009, conferma lo scenario della distruzione sismica delle metropoli “radicate” sulle grandi faglie tettoniche, come già detto in precedenti contributi. E le cose peggioreranno. La “profezia del 2012” non c’entra affatto. L’aumento della popolazione mondiale, l’ignoranza sui fenomeni geofisici, l’assenza di una memoria storica, lo sviluppo abnorme dei centri metropolitani in prossimità delle coste e delle aree a più alto rischio sismico e vulcanico, sono un “cocktail” devastante.

La nostra migliore difesa resta la conoscenza della normativa antisismica e la Prevenzione con le simulazioni di massa (Protezione civile) come già fanno in California e Giappone. Gli studi dei ricercatori Infn-Ingv e delle Università italiane, dimostrano che da anni la “corsa contro il tempo” interessa soprattutto il mondo della scienza.


“La cosa più bella che possiamo sperimentare è il mistero”(Albert Einstein).

L’Appennino italiano continua a tremare, a 60 anni dal violento terremoto di Teramo. La sequenza sismica in atto dall’8 gennaio 2010 nella Regione Marche è sotto la costante attenzione dei ricercatori dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), delle università italiane e dei principali centri di ricerca di tutto il mondo. Gli strumenti Ingv, solo nella giornata del 12 gennaio 2010, hanno registrato nelle Marche due scosse “moderate”, di magnitudo locale Richter comprese tra 4.0 e 4.1 e decine di minori. Nulla in confronto alla terribile catastrofe sismica che si abbattuta su Haiti (Mw=7.1°) nel pomeriggio del 12 gennaio, disintegrando città e villaggi, mietendo centinaia di migliaia di vittime (si temono 500mila) nell’Isola di Hispaniola. Mentre la macchina dei soccorsi, della generosità e della solidarietà di tutte le Nazioni ai fratelli Haitiani, scende in campo con tutto il suo potenziale, la scienza cerca ogni giorno delle risposte.

La “guerra al terremoto” è per definizione impossibile. La Natura vincerà sempre. Semmai occorre dichiarare urgentemente guerra alla disinformazione ed alle politiche che negano il valore umanitario, economico e finanziario della Prevenzione dei grandi disastri naturali in tutte le città della Terra. Salvare vite umane da questi scenari apocalittici che saranno sempre più frequenti, dovrebbe essere il primo comandamento etico e politico di ogni buon governo. Occorre un chiaro ed inequivocabile indirizzo politico internazionale, una svolta decisiva. Tutto questo mentre imperversa l’Hiroshima culturale con scenari degni del kolossal “Alba Rossa”(Red Dawn). Prima e dopo il terremoto di L’Aquila (Mw=6.3) del 6 aprile 2009, gli scienziati (www.emsc-csem.org) hanno sempre detto di non poter escludere il rischio di nuovi eventi sismici disastrosi in Italia e nel mondo.

“What is most tragic is that the collective genius of all of these experts, combined with the sensors and satellite observations and seismographic data and all the other tools of science and technology, could not send the important message at the key moment: Run. Run for your lives”(Joel Achenbach, Washington Post, 30 gennaio 2005).

Ma che cosa sta accadendo? “I due terremoti nelle Marche sono compressivi ed abbastanza vicini. Stiamo investigando più nel dettaglio. Tuttavia – fa notare il professor Warner Marzocchi, co-chairman della World Organization of Volcano Observatories, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – la zona a nord di L'Aquila è da un po’ che balla. Il primo sisma di ML=4.0 della mattina del 12 gennaio era più profondo per cui le onde sono arrivate un po’ attutite in Abruzzo: una grande differenza la fa la geologia locale e la direttività della sorgente. I terremoti più rilevanti li stiamo riportando tutti nella pagina web dell’Ingv. Le magnitudo fornite dall'INGV sono sempre locali perché più rapide da calcolare (anche in California fanno così). Le magnitudo momento Mw vengono calcolate solo per i grandi terremoti e occorre più tempo per avere una stima buona. Quindi per le emergenze tutto il mondo usa magnitudo locali”. La gente è spaventata. “E’ normale che lo sia, ma sequenze analoghe dopo il terremoto di L'Aquila – rivela Marzocchi – sono già capitate sui monti Reatini (più terremoti ma con magnitudo minore), sui monti Nebrodi in Sicilia, a Cassino ed anche sull’Appennino tosco-emiliano”.

Il ricordo del terremoto di L'Aquila del 6 aprile 2009 è ancora vivo per cui la gente è più preoccupata. “Ma non c'è certezza che nelle Marche avvenga un terremoto più forte. Allo stesso tempo quando c'è uno sciame come questo, la probabilità di eventi importanti aumenta senza però mai raggiungere valori alti di probabilità (solitamente le probabilità settimanali rimangono sotto l'1%)”. Le nuove scosse di terremoto registrate preludono al peggio? “I cittadini devono essere consci che vivono in una zona sismica – afferma Marzocchi – e che durante uno sciame tale rischio aumenta; ad ogni modo, come già detto, la maggior parte delle volte queste sequenze terminano senza grossi terremoti: ma il pericolo è certamente più alto ora che un mese fa”. Sul fronte delle previsioni dei terremoti nel mondo, il prof. Marzocchi assicura che “per l’aftershock forecast fatto dagli americani in California dopo il sisma di Mw 6.5 di alcuni giorni fa, le informazioni sono di qualità inferiore rispetto a quelle fornite dall'INGV alla Protezione civile, in quanto noi stimavamo anche la variazione spaziale delle probabilità, mentre gli americani no”.

Non solo. “La sequenza Marchigiana segue quella Abruzzese – spiega il prof. Pier Francesco Biagi dell’Università di Bari – al termine di quest'ultima è iniziata quella. E' mia opinione che i fenomeni siano collegati, ovvero che la crisi abruzzese abbia poi innescato quella marchigiana. Spesso a terremoti in un’area ne seguono altri in un’area limitrofa, indicando connessioni sotterranee più o meno profonde. Ovviamente la possibilità che siano fenomeni indipendenti esiste. In questo caso è mia opinione che le intense piogge dell'ultimo periodo potrebbero aver destabilizzato qualche faglia in zona che era già in condizioni di quasi instabilità. Non sono del tutto sicuro che la sequenza marchigiana si estinguerà in breve tempo. Ma me lo auguro. Magnitudo 4.1 Richter significa Magnitudo momento (Mw) 4.5-4.6. E’ mia opinione che l'attività dell'Aquilano si sia spostata verso Teramo, anche agevolata dalla situazione meteo. Le forti piogge contribuiscono a destabilizzare alcune faglie. Speriamo bene”.

Per il prof. Antonio Moretti dell’Università di L’Aquila “i terremoti del 12 gennaio 2010 sono localizzati grossomodo tra Macerata ed Ascoli Piceno ad una profondità di circa 25 km, quindi è naturale che siano stati avvertiti anche a Teramo. Dal punto di vista sismotettonico si collocano all'esterno del crinale dell'Appennino in corrispondenza delle strutture legate al piegamento ed all'affondamento della piastra crostale adriatica al di sotto della penisola Italiana (vedi le curve gialle in figura). Questo tipo di terremoti si verificano lungo una fascia che va grossomodo da Reggio Emilia fino alla zona di Chieti-Vasto, e non sono direttamente connessi con quelli più superficiali tipici della dorsale appenninica (curve rosse) anche se, ovviamente, sono entrambi espressione degli stessi movimenti di deriva della Penisola verso Nord-Est”.

Cioè? “In pratica, il sistema funziona così: l'Appennino si muove verso NE, formando una serie di grandi "archi" montuosi che spingono verso il basso la crosta del mare adriatico; questa si piega, e nella parte interna della piega si generano faglie e fratture che producono rilasci di energia elastica, terremoti appunto. A seguito dell'affondamento della crosta adriatica, poi, la catena appenninica trova spazio per avanzare ulteriormente verso i Balcani, ed a sua volta si frattura formando una serie di fosse tettoniche o "graben" (come quello di L'Aquila, di Colfiorito, di Rieti, di Sulmona ecc.) delimitati da sistemi di faglie più superficiali, generalmente non oltre 10 km, che sono i più pericolosi dal punto di vista sismico (come quello del 6 aprile 2009) sia perché le faglie spesso arrivano in superficie, sia perché le vallate sono spesso densamente abitate”. Che cosa ci aspetta? “Per loro natura, i terremoti "esterni" (che chiamiamo di "trust" perché legati a sovrascorrimenti di masse rocciose) sono moderatamente profondi (25-35 km) e quindi non producono danni di grande intensità, poiché distribuiscono la loro energia su aree più ampie; in genere, le faglie collegate (i trust appunto) sono a basso angolo, e non giungono direttamente in superficie; ancora, sulle aree esterne si accumulano grandi spessori (molti km) di sedimenti sabbioso-argillosi "soffici", che trasmettono male le onde sismiche”. Quindi? “Sui versanti esterni dell'Appennino possiamo avere (ed abbiano avuto) terremoti di energia medio-alta (magnitudo anche superiore a 5, come quello del Gran Sasso del 1950, che danneggiò una vasta area tra Amatrice e Teramo) ma di intensità relativamente bassa (fino all'VIII grado Mercalli, come i terremoti del 1881 e 1882 che colpirono Chieti e Lanciano)”. Può essere più preciso? “L'Appennino settentrionale fa una specie di grande arco concavo verso il Tirreno (evidenziato anche dalle mie linee gialle e rosse) e due archi minori in corrispondenza del Gran Sasso e della Maiella. Ciascuno di questi archi "lavora" separatamente, salvo poi trasmettersi lo sforzo in profondità. In pratica, il terremoto attuale di Ascoli Piceno va a "caricare" progressivamente le strutture di Rieti-Amatrice, così come probabilmente quello del 1950 ha "caricato" le strutture della valle aquilana, e quelli di Chieti-Lanciano del 1881-82 le strutture del Morrone-Valle Peligna”.

Quindi le zone interessate dalle scosse sismiche si trovano, dal punto di vista geologico, in posizione intermedia tra l’area più interna alla catena appenninica, caratterizzata dalla presenza di faglie attive responsabili di alcuni dei terremoti più distruttivi della storia sismica del territorio italiano (es. terremoti di Amatrice del 1639, di Norcia del 14 gennaio 1703, di L’Aquila del 2 febbraio 1703 e del 6 aprile 2009) e l’area costiera, pure caratterizzata dalla presenza di faglie potenzialmente responsabili di terremoti al di sopra della soglia del danno, anche se meno distruttivi di quelli appenninici (es. Grottammare, 1882 e, più all’interno, Offida 1943).

Secondo gli esperti, nel settore appenninico i terremoti sono dovuti all’attivazione di faglie normali, il cui movimento è responsabile nel tempo geologico della formazione dei grandi bacini intermontani come la conca di Norcia, la piana di Sulmona o la piana del Fucino. Tali bacini sono il risultato di distensione del settore crostale interessato dalle faglie. Nell’area adriatica, invece, i terremoti sono generati da faglie inverse, il cui movimento implica raccorciamento dei settori crostali interessati e, quindi, assenza di bacini come quelli menzionati. La sequenza marchigiana che si trova, per così dire, a metà strada tra i due settori, probabilmente non risulta dall’attivazione di una faglia normale appenninica o di una faglia inversa del tipo peri-adriatico. In effetti, queste faglie generano terremoti di solito più superficiali di questi ultimi il cui processo di attivazione ha un’origine apparentemente più profonda e, se si guarda ai terremoti storici che hanno interessato l’area, viene in mente l’evento di Montefortino del 1972. La causa di questi ultimi terremoti potrebbe essere legata ai processi di sottoscorrimento della placca litosferica adriatica rispetto alla catena appenninica, oppure all’attivazione di faglie profonde ancora non individuate. Eventi sismici di questo tipo possono considerarsi all’ordine del giorno in un territorio sismicamente attivo come quello italiano.

Per intenderci, l’energia rilasciata nell’evento del 12 gennaio è di media potenza, assai inferiore al terremoto di L’Aquila del 2009 o dell’appennino umbro-marchigiano del 1997 (26 settembre, Magnitudo 6.0) che complessivamente hanno liberato ciascuna un’energia pari o superiore a milioni di tonnellate di tritolo. I terremoti più piccoli avvengono quotidianamente sul territorio italiano. Non si è in grado di individuare fenomeni precursori. La zona di Teramo sembra caratterizzata da terremoti storici al di sopra della soglia del danno. Un esempio è rappresentato dall’evento del 1950 che fu responsabile di danni in un’ampia area tra la costa teramana, i monti della Laga e la provincia di Rieti. I teramani sono certamente consapevoli di vivere in un territorio sismicamente attivo, per fortuna caratterizzato da eventi sismici non paragonabili a quelli che interessano le parti più interne della catena appenninica.

A prescindere da quando si avrà in quest’area un evento sismico con danni, gli esperti rassicurano che non è possibile stabilire scientificamente alcun legame tra la sismicità locale e gli ultimi eventi sismici. Il fatto che la popolazione abbia avvertito la scossa in un territorio ampio è la prova, considerando la relativamente bassa energia rilasciata nelle vicine Marche, del fatto che l’evento è avvenuto ad una certa profondità. Eventi di questo tipo possono avvenire praticamente ovunque sul territorio italiano, per cui tale sequenza non desta sorpresa nella comunità dei sismologi. Cosa fare? La microzonazione del territorio può essere utile per prevenire gli effetti di un prossimo forte terremoto distruttivo. La microzonazione sismica di un territorio, poiché definisce le caratteristiche della risposta sismica locale, è uno degli strumenti più utili nell’ambito delle azioni volte alla mitigazione del rischio sismico. Anche se non è l’unico strumento con funzioni preventive nella difesa dai terremoti. Tutti sanno cosa si può fare materialmente, senza spendere tanti soldi, per mettere in sicurezza subito gli edifici pubblici e privati nelle nostre città, per evitare che i muri si abbattano sulle vie pubbliche in caso di forte sisma.

Mettere in sicurezza edifici, ad esempio edifici storici, magari monumentali, ha necessariamente dei costi elevati. Ma non credo ci siano alternative e, chiaramente, l’intervento è legato a scelte strategiche in materia di prevenzione operate dalle Regioni.

I “Criteri generali per l’individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l’aggiornamento degli elenchi delle medesime zone”, contenuti nelle Ordinanze ministeriali degli anni 2003-2006, tuttavia, pare non siano stati sufficienti a rendere noto il problema presso gli Enti locali. Solo poche Regioni hanno recepito l’Ordinanza 3519. Spesso in Italia il suggerimento del “tecnico” si scontra con le esigenze politiche, con la lentezza delle macchine governative nell’applicazione di nuove norme in materia di difesa dalle catastrofi naturali, con scelte già prese a livello di pianificazione dell’uso del territorio che assecondano esigenze non fondate sul concetto di “fattibilità”, di studio preventivo. In altri casi lo studio preventivo c’è, ma non può considerarsi solido e conclusivo. Spesso si osserva uno scollamento addirittura tra ciò che il semplice buon senso suggerirebbe e ciò che senza criterio viene realmente fatto. E questo è un importantissimo problema culturale, direi di cultura ed educazione anche del semplice cittadino, e certamente del tecnico dell’ente locale.

Per la provincia di Teramo, il pensiero oltre che al terremoto va al problema del dissesto idrogeologico, ad eventi noti del passato che potrebbero ripetersi anche più drammaticamente. E in casi come questo è giusto ricordare che possono verificarsi eventi naturali eccezionali, però le conseguenze del caso possono essere notevolmente amplificate da errati interventi sul territorio. Questa può essere la prassi nei rapporti con politici e amministratori. Ci sono casi che possono essere definiti fuori della norma. Proprio in Abruzzo, l’Ingv ha collaborato attivamente e proficuamente con la Provincia di Teramo per la redazione di documenti propedeutici alla definizione del piano di emergenza provinciale. Nella stessa misura, l’Istituto a collaborato con Regioni come l’Umbria e le Marche; sta avviando collaborazioni con altre Regioni. In questi casi i ricercatori Ingv trovano amministratori e tecnici sensibili al problema dell’uso del territorio, ai problemi ambientali, alla ricerca in materia di difesa dalle catastrofi naturali. Strategico è poi il ruolo svolto dai mass-media per informare la popolazione con rigore scientifico, serietà ed efficacia, sulle potenzialità del lavoro dei veri scienziati, dei nostri “cervelli”, per prevenire in tempo utile le catastrofi naturali, e "sociali" causate dall’ignoranza e dalla scarsa conoscenza del nostro territorio, innescate non solo dai terremoti. La cultura della difesa dalle catastrofi naturali cresce in virtù anche dell’incremento dei mezzi a disposizione per la divulgazione. Al proposito basta pensare all’offerta su internet.

Il sito dell’Ingv offre pagine e pagine che danno l’opportunità - a chiunque in grado di lavorare un minimo con un computer – di arricchire la conoscenza. Il pensiero va, ovviamente, ai più giovani, ai giovanissimi. E’ in particolare a loro, ad esempio, nella speranza che un giorno possano rappresentare una classe di tecnici, amministratori e politici più consapevoli, che si indirizzano gli sforzi in materia di divulgazione dell’Ingv. Ogni anno studenti di tutte le età visitano l’Istituto, addirittura accedono alla sala sismica, il cervello elettronico che controlla tutta la sismicità del territorio nazionale ed è in grado di individuare terremoti che avvengono anche in luoghi molto lontani dall’Italia; ascoltano seminari tenuti da ricercatori che si calano nella parte di “maestri”, utilizzando un linguaggio accessibile a tutti. E questa è soltanto una delle numerose iniziative in tema di divulgazione e formazione intraprese dall’Ingv. Questi sforzi porteranno frutti, soprattutto in materia di sensibilità del cittadino del futuro verso il problema del rapporto uomo-ambiente. L’Ingv è un ente pubblico di ricerca. Come gli altri enti, ad esempio il CNR – tanto per citare la più grande istituzione di ricerca italiana – subisce gli effetti del ridotto finanziamento. E questo non è un problema di adesso. Vale a dire, non è un problema di colore dei governi che si sono succeduti. E’ legato alla cultura politica italiana, generalmente poco lungimirante, poco propensa ad appoggiare iniziative che, come la ricerca geofisica, potranno dare frutti a medio e lungo termine.

Fatto sta che è inutile ripetere quanto già sappiamo: il finanziamento statale alla ricerca, solitamente espresso in termini di percentuale del PIL, è di gran lunga inferiore ai finanziamenti statali di altri Paesi che potremmo definire “moderni” quanto il nostro in Europa.

I ricercatori Ingv cercano di sopperire con la loro elevata capacità progettuale, cioè con la capacità di reperire fondi da progetti legati, ad esempio, a finanziamenti europei. Però a volte risulta un po’ paradossale che il benessere di una società civile, nel nostro caso in riferimento alla difesa dalle catastrofi naturali, passi attraverso la capacità imprenditoriale e la volontà dei ricercatori di reperire i denari per fare la ricerca pubblica. Dunque, la nostra migliore difesa resta la conoscenza del fenomeno, della normativa antisismica e, quindi, la prevenzione. Con le simulazioni di massa di protezione civile come già fanno in California e Giappone.

La tragedia haitiana conferma lo scenario della distruzione sismica delle metropoli “radicate” sulle grandi faglie tettoniche, come già detto in precedenti contributi. E le cose peggioreranno. La “profezia del 2012” non c’entra affatto. L’aumento della popolazione mondiale, l’ignoranza sui fenomeni geofisici, l’assenza di una memoria storica, lo sviluppo abnorme dei centri metropolitani in prossimità delle coste e delle aree a più alto rischio sismico e vulcanico, sono un “cocktail” devastante.

Lo scenario di un terremoto di magnitudo 6 è equivalente a circa mille terremoti di magnitudo 4; il disastroso sisma di Haiti (Mw= 7.1) è circa 30 volte più energetico del sisma aquilano del 6 aprile 2009 (Mw=6.3) che, ricordiamo, ha colpito di notte e non di giorno! Premesso che i numeri sono sempre numeri e che il mestiere del giornalista scientifico è quello di raccontare i fatti razionali, ossia certi, veri e distinti, lascio all’intelligenza dei Lettori ogni altra valutazione. L’opinione in uno stato di diritto, in una democrazia liberale, non va guidata ma lasciata naturalmente, sempre, ai Lettori. Ma la scienza non è la politica. Quanti sanno, ad esempio, che nel cuore del Gran Sasso, la ricerca fisica e sismologica italiana segna il passo nel quadro dei progetti internazionali Infn-Ingv per lo studio dei terremoti e dei processi deformativi nella crosta terrestre lungo la dorsale appenninica?

Gli studi dei ricercatori Infn-Ingv e delle Università italiane, dimostrano che da anni la “corsa contro il tempo” interessa soprattutto il mondo della scienza.

Le tredici Raccomandazioni incise a caratteri cubitali, a L’Aquila lo scorso 2 ottobre 2009, nel Documento redatto dal G10 internazionale dei geoscienziati, devono necessariamente trovare al più presto una via protocollare e normativa di Protezione civile. “Quake forecasting” probabilistico e via deterministica sperimentale, devono armonicamente convolare a giuste “nozze” in Italia, sia per la previsione degli eventi sismici di grande magnitudo sia dei loro effetti sul territorio. Bisogna studiare le faglie superficiali e profonde, con ogni mezzo tecnologicamente disponibile, senza badare a spese. Che poi costi non sono, semmai investimenti finalizzati alla ricerca per la totale messa in sicurezza di tutti gli edifici pubblici e privati nelle nostre città. La Regione Abruzzo è oggi responsabile di fronte ai cittadini, dal punto di vista istituzionale e politico, sul fronte della divulgazione del rischio sismico e della fondazione del Servizio geologico-sismico che recepisca il quadro normativo europeo e nazionale nonché l’urgente necessità di redigere ed applicare a livello comunale gli studi di microzonazione sismica eseguiti su commissione della Protezione Civile. La comunità scientifica internazionale ci osserva.

Un vivo, cordiale e caloroso ringraziamento al Capo della Protezione civile italiana, il dott. Guido Bertolaso, che in questi anni ha saputo, come universalmente riconosciuto, coniugare il suo ruolo istituzionale a quello di responsabile in primissima persona di un settore strategico dello Stato attraverso scelte operative di grande efficacia, inaugurando una nuova stagione “europea” nel rapporto tra ricerca scientifica, prevenzione delle calamità naturali e organizzazione delle risorse umane e dei soccorsi sul territorio.

Nicola Facciolini

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[Modificato da Alfredo_Benni 05/02/2010 03:46]
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05/02/2010 09:39

Articolo davvero molto bello, grazie Alf!!
Mette in grande evidenza quello che è un problema molto serio legato alla sismologia, ovvero lo stretto rapporto tra la sovrappopolazione, le cattive costruzioni e gli effetti catastrofici di un sisma.
In altre parole, anche se so di diventare fatalista, bisogna rendersi conto che con i terremoti e i vulcani (oltre che col dissesto idrogeologico, ecc.) bisogna convivere.
In Italia paghiamo almeno 30-40 anni di edilizia selvaggia e di mancato rispetto delle piu' elementari norme di sicurezza.
Però, Alf, continuo a non trovare prove di una accelerazione dei fenomeni o di una loro intensificazione. [SM=g27988]
Secondo me, quello che è cambiato, oserei dire, finalmente, è la percezione e la sensibilità al problema.
Vi invito a guardare la tabella su questa pagina:
it.wikipedia.org/wiki/Lista_di_terremoti_in_Italia_-_X...
è interessante perchè vi permette di confrontare, per molti eventi, il grado Richter e il grado Mercalli.
Cosa significa questo?
Il grado Richter è una misura dell'energia rilasciata, la Mercalli misura i danni.
E' interessante notare come la stessa energia possa causare danni ben diversi a seconda di un sacco di parametri, dall'antropizzazione alla profondità dell'ipocentro alla qualità delle costruzioni.
05/02/2010 09:46

vulcan.fis.uniroma3.it/rischio.html

Mi sembra un articolo molto ben fatto sul rischio vulcanico.
Fateci caso... le eruzioni peggiori sono dette "pliniane".
Coincidenza? Direi proprio di no: it.wikipedia.org/wiki/Gaio_Plinio_Secondo
Leggete come morì Plinio il Vecchio e
it.wikipedia.org/wiki/Plinio_il_giovane
a cosa assistette (e descrisse) Plinio il Giovane.
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06/02/2010 01:17

andrea_ch, 05/02/2010 9.39:

Articolo davvero molto bello, grazie Alf!!
Mette in grande evidenza quello che è un problema molto serio legato alla sismologia, ovvero lo stretto rapporto tra la sovrappopolazione, le cattive costruzioni e gli effetti catastrofici di un sisma.
In altre parole, anche se so di diventare fatalista, bisogna rendersi conto che con i terremoti e i vulcani (oltre che col dissesto idrogeologico, ecc.) bisogna convivere.
In Italia paghiamo almeno 30-40 anni di edilizia selvaggia e di mancato rispetto delle piu' elementari norme di sicurezza.
Però, Alf, continuo a non trovare prove di una accelerazione dei fenomeni o di una loro intensificazione. [SM=g27988]
Secondo me, quello che è cambiato, oserei dire, finalmente, è la percezione e la sensibilità al problema.
Vi invito a guardare la tabella su questa pagina:
it.wikipedia.org/wiki/Lista_di_terremoti_in_Italia_-_X...
è interessante perchè vi permette di confrontare, per molti eventi, il grado Richter e il grado Mercalli.
Cosa significa questo?
Il grado Richter è una misura dell'energia rilasciata, la Mercalli misura i danni.
E' interessante notare come la stessa energia possa causare danni ben diversi a seconda di un sacco di parametri, dall'antropizzazione alla profondità dell'ipocentro alla qualità delle costruzioni.




Ma in effetti ho scritto: "mi hanno detto che"... E chi me lo ha detto sono dei geologi. E mi hanno girato i link che vi ho girato. Ufficialmente non ne parleranno mai ma sanno bene che da mesi è tutto un tremore in alcuni punti... Queste stesse persone temono che l'energia accumulta possa scaricarsi in un altro evento violento. Chi lo sa ? Qualcuno dice che la statistica non è cambiata. Altri che i terremoti non si possono prevedere. Qualche altro dice di prevederli con i precursori sismici. Mi sembra che il settore sia vivo e vegeto, no ?



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Mi hanno appena girato questo:

www.repubblica.it/2009/09/sezioni/esteri/terremotro-sumatra/terremoti-a-catena/terremoti-a-cat...


Su "Nature" uno studio per dimostrare che terremoti molto distanti
possono aumentare il rischio di altri terremoti, pur di bassa intensità, attorno alla Terra
"Così un sisma può innescare una catena di scosse nel mondo"
di LUIGI BIGNAMI

I due terremoti asiatici avvenuti negli ultimi giorni e le successive scosse ripropongono ancora una volta la domanda se i grandi sismi ne possono scatenare altri, anche a notevoli distanze. Se fino a qualche anno fa la risposta era decisamente negativa, ma negli ultimi anni sono apparsi alcuni articoli su riviste scientifiche dove tale relazione non è da escludere in modo assoluto.

Oggi è uscito sull'importante rivista scientifica Nature un articolo dove si dimostra che terremoti molto distanti possono aumentare il rischio di altri terremoti, pur di bassa intensità, attorno alla Terra. Esaminando i dati sismici di 22 anni raccolti attorno alla Faglia di San Andreas (California), in particolare in prossimità della cittadina di Parkfield, uno dei centri più sismici dell'intera frattura, i ricercatori hanno scoperto che dal 2005 vi è stato un aumento di piccoli sismi. Il fenomeno si è innescato proprio a partire dal noto terremoto avvenuto a Sumatra avvenuto alla fine del 2004 e che causò il catastrofico tsunami che portò alla morte di oltre 200.000 persone. Ma un medesimo incremento di piccoli terremoti si ebbe anche a metà degli anni Novanta dopo che un sisma del 7.3 Richter che aveva colpito il deserto californiano, a centinaia di chilometri di distanza da Parkfield.

Come si verificano tali relazioni? "Al momento è ancora un mistero, quel che è certo è il fatto che dopo il sisma di Sumatra del 2004, i terremoti nella Faglia di San Andreas sono diminuiti in intensità e aumentati in numero", ha spiegato Taka'aki Taira, un sismologo dell'Università della California a Berkeley (Usa) e uno dei ricercatori della pubblicazione. Taira ha osservato anche una variazione in una manifestazione chiamata "sismic scattering", un fenomeno per il quale le onde sismiche vengono riflesse in molte direzioni, come quando la luce del sole colpisce uno stagno increspato da onde prodotte dal vento. Tali variazioni potrebbero essere prodotte dal movimento dell'acqua sotterranea presente all'interno delle faglie. "L'acqua infatti, potrebbe lubrificare le fratture stesse dando modo alle tensioni che si producono di liberarsi più frequentemente", continua Taira. Come ciò avvenga nei particolari è ancora molto lontano dall'essere capito e secondo il ricercatore si dovranno ancora fare numerose prove in laboratorio e raccogliere ulteriori dati sul terreno per arrivare ad una spiegazione soddisfacente.

Taira giunge poi ad una conclusione: "Quanto abbiamo osservato a Parkfield dovrebbe accadere anche in altre parti del mondo e forse, il fatto che dal 2005 al 2007 il numero dei sismi sia aumentato un po' su tutto il pianeta starebbe ad indicare che il terremoto di Sumatra ha interessato molte altre faglie della Terra, oltre a quella californiana".

"Le conclusioni di questa ricerca - ha affermato Seth Stein, un geofisico della Università di Evanston, in Illinois- potrebbero spiegare alcuni fenomeni ad oggi insoluti. Un esempio riguarda l'area intensamente fratturata che si trova vicino a St Louis, nel Missuri (Usa). Si tratta di una faglia che nel passato, per oltre 2.000 anni, ha prodotto numerosi violenti terremoti, ma che negli ultimi decenni appare "stranamente" quieta. Anch'essa allora potrebbe essere stata influenzata dal sisma di Sumatra e ancor prima da altri sismi molto violenti avvenuti in altre parti del pianeta che l'hanno fatta diventata più debole rispetto al passato".

(1 ottobre 2009) Tutti gli articoli di esteri
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A me comunque sembra che siano aumentati di intensità. Quando ero piccolo io si parlava di scala Mercalli. Poi si è parlato di scala Richter (che è logaritmica).

www.protezionecivileseriate.it/Terremoto_Scale.htm




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28/02/2010 10:35

Dopo il devastante terremoto in Cile vi segnalo che la Caldera di Yellowstone sta dando segni di attività...

it.wikipedia.org/wiki/Supervulcano

it.wikipedia.org/wiki/Yellowstone_Caldera





www.liveleak.com/view?i=f94_1267303046&c=1

Yellowstone 'supervolcano' earthquake swarm was the second-largest ever
Yellowstone earthquake swarm was the second-largest ever

The Yellowstone earthquake swarm that began on Jan. 17 and ended on Feb. 11 was the second-largest earthquake swarm ever at Yellowstone National Park, according to scientists at the University of Utah.
During the swarm, there were 1,805 tremors of which 22 were felt by people in the park as well as adjacent communities in Montan More..a and Idaho.
The university has more than two dozen earthquake- monitoring stations in the park.
The earthquakes were centered about 10 miles northwest of the Old Faithful area on the northwestern edge of the Yellowstone Caldera, according to the Yellowstone Volcano Observatory.
The swarm began around 1 p.m. on Jan. 17.
According to the Yellowstone Volcano Observatory, the area has had swarms over a 30-year period. The quakes did not appear to have any affect on geyser activity or cause any land upheavals.
Not only was the swarm the second-largest ever recorded at Yellowstone but it was longer in time and included more earthquakes than last year's swarm beneath Yellowstone Lake, which occurred in December 2008 and January 2009, according to the scientists.
Calculations by the University of Utah Seismology Research Group, of the total seismic energy released by the swarm corresponds to one earthquake with an approximate magnitude of 4.4
The largest swarm at Yellowstone remains the Fall 1985 swarm, which was located in the same area of the northwest corner of the Yellowstone Caldera.
The 1985 swarm produced 3,156 earthquakes during a three month period starting on Oct. 4, 1985, according to the university.
The 2010 swarm included 14 events with a magnitude larger than 3; 136 events of magnitude 2.0 to 2.9 and 1,655 events with a magnitude of slightly more than 0.0 to 1.9.
The largest earthquakes were a pair of earthquakes of magnitude 3.7 and 3.8 that occurred after 11 p.m. on Jan. 20.
Yellowstone Volcano Observatory scientists said the swarm was likely the result of slips on pre-existing faults and are not thought to be caused by the movement of underground magna or an indication of pending eruptions.
The observatory is a partnership of the United States Geological Service, the National Park Service and the University of Utah.
The swarm in 2008-2009 resulted in 813 earthquakes under the north end of Yellowstone Lake. The earthquakes had magnitudes ranging up to 3.9.
Generally, earthquakes less than a magnitude 3.0 are not felt by people. It typically takes an earthquake of magnitude 4.0 or greater to cause structural damage and a magnitude 6.5 earthquake to cause the ground to rupture


[Modificato da Alfredo_Benni 28/02/2010 10:36]
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