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I quattro casi più importanti dell'Ufologia italiana

Ultimo Aggiornamento: 29/10/2010 00:32
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24/07/2008 12:38

Come promesso, ecco i quattro casi più importanti dell'Ufologia Italiana, che ho trovato e riunito in un articolo che ho fatto tempo fa

A voi

IL CASO FACCHINI:

Uno dei casi piu' importanti, un "classico" incontro ravvicinato del terzo tipo italiano (conosciuto, peraltro, anche all'estero) si verifico' il 24 Aprile 1950, di notte, ad Abbiate Guazzone (Varese). Un operaio di 40 anni, Bruno Facchini, fu attratto da uno strano scintillio, poco dopo che era cessato un forte temporale: credendolo un inconveniente di una vicina linea elettrica, si diresse verso la fonte di luce. Arrivato sul posto, vide uno strano oggetto al suolo: era come una palla schiacciata, con la superficie "quadrettata da striscie verticali ed orizzontali, posti ad intervalli regolari", che sembrava toccare terra solo tramite una scaletta esterna sorretta da due tiranti e conducente ad un'apertura rettangolare, illuminata, e dotata di un "portello aperto". All'interno v'era un'altra scala, come pure dei tubi, delle bombole collegate in fila e dei manometri.L'oggetto era alto circa 10 metri: il teste si trovava a 4/5 metri di distanza. Presso la scaletta v'erano due esseri, un terzo era posto sopra una specie di "elevatore meccanico" e stava saldando un "mazzo" di tubi esterni all'ordigno, producendo lo scintillio che aveva notato il testimone. Gli idividui indossavano degli scafandri e delle maschere trasparenti all'altezza degli occhi: all'interno pareva esserci del "liquido", attraverso cui si notava un viso di carnagione molto chiara. In corrispondenza della bocca penzolava un tubo terminante con un bocchettone; la loro altezza era di circa 1,7 metri ed apparivano simili ad esseri umani. Il Facchini, credendoli piloti, si mostro', chiedendo loro se avessero bisogno d'aiuto: gli esseri compirono, allora, strani gesti, emettendo suoni grutturali. Spaventato il teste scappò,notando che uno degli individui aveva impugnato un oggetto che aveva al collo, puntandoglielo contro: da esso si sprigiono' un raggio che lo colpì alla schiena, facendolo cadere. Noto' in seguito che i tre (o quattro) esseri rientrarono nell'oggetto, chiudendo il portello esterno: il ronzio precedentemente emesso aumento' d'intensità, finche l'ordigno decollo' a forte velocità, sparendo alla vista. Al mattino, tornato sul luogo, il Facchini trovo' 4 orme circolari di 1 metri di diametro ciascuna,poste in quadrato, a 6 metri di distanza l'una dall'altra. Alcune zone d'erba erano bruciacchiate e, fra esse il teste raccolse alcune schegge di metallo: quest'ultime vennero fatte analizzare e furono definite come "metallo antifrizione".

IL CASO PUGINA:

Un altro caso di incontro ravvicinato di una certa importanza, e considerato uno dei più autentici nella casistica ufologica Italiana, è il caso di Renzo Pugina (37 anni), avvenuto il 14 Ottobre 1954 a Erba (Como), il località Parravicino. Pugina stava rientrando nella propria abitazione quando noto' uno strano chiarore in un viale solitamente buio (in quanto incassato tra due muri). Alla sommita' di una scaletta vide uno strano essere, alto 1,3 metri circa, avvolto in una luce diffusa, che volgeva all'uomo il suo fianco sinistro. La sua testa era coperta da un casco, trasparente sul davanti: si intravedeva un viso di aspetto umano, con occhi di tipo mongoloide. Il corpo fino a mezzo busto e le braccia erano ricoperti da una tuta a scaglie metalliche leggermente luminosa. La parte inferiore era, invece, costituita da un gorsso "tubo" liscio e leggermente conico (non vi era alcuna presenza di gambe). A questa struttura era attaccato, perpendicolarmente, a pochi centimetri da terra, un altro "tubo" di diametro molto inferiore e lungo quanto un' "apertura di braccia". Quasi nella parte terminale, si trovava, in posizione orizzontale (come se fosse in bilico), un disco dalle dimensioni di una ruota di bicicletta, che aveva la forma di una calotta nella parte superiore. Apparentemente, non esisteva alcun contatto fra il "tubo" ed il "disco". Passato lo stupore, il teste sali' qualche scalino, ma si fermo' quando l'essere ruoto' il busto e la testa verso di lui, con movimento meccanico. L'essere gli punto' contro un oggetto che teneva nella mano destra e che aveva la forma di torcia elettrica, di cui il Pugina scorse il "lumicino". L'uomo si trovo' "immobilizzato": riusci' pero' ad infilare una mano in tasca ed a toccare un mazzo di chiavi, al cui contatto il teste riusci' a compiere ancora qualche passo verso l'essere, pronunciando solo una parola, "Marte". A questo punto, la creatura fece una "smorfia di disappunto" e si alzo' a circa un metro da terra, emettendo un ronzio.Quindi si allontano', volando alla stessa altezza, lungo il viale della Villa vicino a cui si trovava: in fondo alla stradina, sali' di quota aumentando la velocita' e disoolvendosi in una luminosita'. Il Pugina rimase molto impressionato dall'esperianza. Sul luogo dell'avvistamento rimase, per 3/4 giorni una "macchia" inodore non umida ne' grassa, che, almeno inizialmente, continuava ad espandersi.

IL CASO MONGUZZI:


La mattina del 31 luglio 1952. Giampiero Monguzzi, un ingegnere della società Edison, in gita con la moglie Pinuccia Radaelli sui monti del Bernina (SO) sopra il ghiacciaio Scerscen, tutt'a un tratto avvertì una brezza gelida che sembrava produrre un rumore simile a quello delle sartie di un antico veliero; poi, improvvisamente l'ambiente circostante diventava curiosamente silenzioso. "Ero vicinissimo a mia moglie, .. gridavo e mi accorgevo che lei non mi udiva. E vedevo anche che mia moglie apriva la bocca, ma non veniva fuori la voce. Era un 'silenzio compatto', un 'vuoto' da non stare in piedi." Subito dopo questa sensazione di "silenzio assoluto", tipica di molti avvistamenti e persino di alcuni rapimenti UFO, i Monguzzi avvistavano un grande oggetto scintillante salire dalla parte inferiore del ghiacciaio e posarsi silenziosamente sulla neve. Era un enorme piatto argenteo, largo almeno dieci metri. "Avevo a tracolla la macchina fotografica,ma quando scattai non sentii il solito clik. Forse non avevo fatto nessuna fotografia. Rimasi a guardare. Il disco restò per pochi secondi ancora senza vita. Poi vidi un uomo coperto da uno scafandro dai riflessi metallici venire verso di me. L'istinto mi suggerì di scappare, ma la paura mi teneva inchiodate le gambe. Forse non mi aveva visto. Infatti l'uomo (almeno credo sia stato un uomo) andava verso l'esterno della circonferenza del disco. Lo percorse tutto intorno come se stesse eseguendo un'ispezione dell'apparecchio. Si fermava ogni due o tre passi guardando verso l'alto del velivolo. Camminava molto impacciato in quello scafandro che aveva i contorni non ben definiti e sembrava quasi peloso. Aveva in mano uno strumento cilindrico simile ad una torcia elettrica. Non so quanto sia durato tutto questo, forse cinque minuti da quando il disco si era appoggiato sul ghiacciaio, ma non posso stabilire con esattezza un tempo preciso". L'essere, a ispezione terminata, rientrò presumibilmente nel disco da un ingresso laterale, invisibile dal punto di osservazione di Monguzzi, visto che ad un certo momento l'UFO si alzò in volo, con una parte che si mise a ruotare, e sfrecciò via. In quel momento Monguzzi scattò altre due fotografie. "A mano a mano che il disco si allontanava sentivo tornare la vita intorno a me. Chiamai mia moglie e la voce veniva fuori. Il vento aveva ricominciato a fare quella strana musica come tra le sartie di un veliero". A quel punto i due, pur se spaventati, ebbero la forza di avvicinarsi al luogo dell'atterraggio; non trovarono però alcuna traccia della discesa del disco, neanche un'impronta." Nemmeno noi lasciavamo impronte sul ghiaccio, ma il disco doveva avere un peso straordinario, era impossibile non avesse lasciato nemmeno un segno. Se mi si chiedesse come faceva a volare, penso ad una forza magnetica potentissima e contraria a quella di gravità terrestre. Solo quella forza silenziosa poteva assorbire le onde sonore e, respingendo la Terra, permettere il sollevamento dell'apparecchio. Comunque, quando il disco lasciò lo Scerscen superiore, lo fece ad una velocità fra i 200 ed i 300 chilometri orari"
Alcune settimane dopo Monguzzi divulgò la propria storia sulla stampa. Il clamore suscitato fu fortissimo e l'opinione pubblica si divise tra scettici e credenti. La storia varcò i confini nazionali. Un'agenzia francese si disse disponibile ad acquistare le foto per cinque milioni (una cifra enorme, per l'epoca); una pubblicazione americana si disse parimenti disponibile ed una casa cinematografica propose persino di girare un documentario sull'incontro ravvicinato. Ma quando ormai Monguzzi era all'apice della popolarità, il 22 ottobre, ospite presso la redazione milanese di Radio Sera, confessò pubblicamente di avere creato un falso! Le foto erano state realizzate in realtà utilizzando un modellino di cartone ed un pupazzetto; la truffa era stata architettata assieme a due suoi cugini, Mario e Alfredo Gaiani, con la collaborazione di una guida alpina dello Scerscen. Monguzzi ammise di avere realizzato il falso per beffare i giornalisti, per, scrisse la stampa, "dimostrare che lui, aspirante giornalista, aveva i numeri per essere assunto e non respinto, come era avvenuto sino al giorno prima". A dimostrazione di quanto affermato, Monguzzi si fece fotografare con il modellino di cartone ed il pupazzetto che simulava il visitatore alieno.
Moriva così il caso Monguzzi. E moriva tra le polemiche, visto che diversi ufologi sottolinearono ripetutamente, e invano, che i modellini mostrati da Monguzzi non corrispondessero alla perfezione a quanto si vedeva nelle foto. Senonchè nel bel mezzo di un'indagine su certe strane tracce in un campo della Lombardia siamo venuti a contatto con il signor Antonio Sprecapane. "Conoscevo Monguzzi", ci racconta Sprecapane, "perché lavoravamo entrambi alla Edison Gas. Un giorno Monguzzi mi chiamò dicendomi che voleva essere aiutato nella realizzazione di un bozzetto di modello dello Scerscen Superiore. Mi disse che doveva fare vedere che aveva fotografato un disco volante sulla bocca dello Scerscen, al limite della seraccata. Mi disse proprio così. Doveva dimostrare che era un bravo fotografo, questa fu la sua motivazione".
Quando chiediamo a Sprecapane se le foto fossero false, il nostro uomo scuote la testa. "Onestamente, io ho visto i negativi originali. Nelle prime sequenze si vedevano Monguzzi e la moglie sulla montagna, a metà c'erano le foto del disco, e poi ancora la montagna. Dunque, le fotografie erano state scattate sul Bernina e non a casa. Se osservate le foto del disco sul ghiacciaio, vi renderete conto che è impossibile ricreare la stessa pendenza. Le foto sono state scattate chiaramente da una persona che era molto più in basso rispetto al disco. Dato che, quando ricreammo il 'plastico' del Bernina, lo facemmo sul terreno, fu impossibile fotografare così dal basso. Tra l'altro, le montagne del plastico erano uno sgorbio, con la terra che cercava di simulare la roccia. Dopo che uscì la smentita, Monguzzi mi fece vedere il modellino del disco, era un cono di cartone tenuto assieme dallo scotch. Dell'alieno, mi disse che era un pupazzo assemblato con lana e filo di ferro. Mi sembrò una spiegazione ridicola". Ma perché dunque Monguzzi aveva preferito passare per visionario? "Quando uscirono le foto, si scatenò un putiferio. Monguzzi venne interrogato da agenti della CIA e dai nostri servizi segreti; mi disse che le sue foto erano state ingrandite ad altezza di parete dall'Aviazione (non mi disse di quale Paese). Era veramente terrorizzato. Ricordo che ad un certo momento mi disse di tirarmi fuori dalla vicenda, che era nei pasticci. Io, che avevo famiglia, preferii obbedire. Del resto, Monguzzi la pagò cara. Venne cacciato dalla Edison. I dirigenti, che in un primo momento facevano la fila per farsi fotografare dalla stampa assieme a lui, dopo la smentita si resero introvabili. E lo licenziarono. Ricordo che dopo una nostra intervista alla RAI fummo interrogati, mi chiesero se nelle foto, ormai dichiarate false, riconoscessi realmente il Bernina; fui torchiato anche dai dirigenti della Edison, che volevano sapere che ruolo avessi avuto nella vicenda." Sprecapane sostiene che Monguzzi avrebbe realizzato il plastico prima ancora di divulgare le foto! Prima, e non dopo. Ciò significherebbe che l'ingegnere monzese, prevedendo delle noie, si sarebbe costruito una via di fuga. Cosa temeva dunque Monguzzi? La risposta è forse in una sua dichiarazione al giornale Il Popolo del 23 ottobre 1952: "Ho pubblicato le foto solo due mesi dopo l'avvistamento in quanto avevo paura. Sono giovane e ho un figlio, e a 29 anni non volevo essere sequestrato o ucciso. Perché, sebbene sia personalmente convinto che si trattasse di un abitante di un altro pianeta, pure il disco poteva appartenere ad una grande Potenza che avrebbe fatto tutto il possibile per eliminare l'indiscreto scopritore di un formidabile segreto militare."
Monguzzi aveva realmente fotografato un prototipo top secret ed era stato poi costretto a passare per imbroglione, pena la morte? O più semplicemente era incappato nel classico debunking e cover up che toccò, negli anni della Guerra Fredda, a molti sfortunati UFOtestimoni? Si era del resto negli anni Cinquanta e l'America aveva messo in pista i suoi agenti della disinformazione migliori. Certo, per saperne di più occorrerebbe parlarne con il diretto interessato, ma Monguzzi sembra sia sparito dalla circolazione. Quando ne chiedemmo notizie a Sprecapane, ci fu risposto: "Non ho notizie precise, ma uno dei nostri ex colleghi dell'Edison mi ha detto che gli era successa una cosa strana, che era morto in un curioso incidente d'auto."

IL CASO CENNINA:

Rosa Lotti Dainelli, una contadina di quaranta anni, sposata e madre di quattro figli, il giorno della festa di Ognissanti uscì di buon ora (erano le 06:30) dalla propria abitazione, una casa colonica del podere "La Collina", posta in un luogo isolato, per recarsi alla messa nella chiesa di Cennina. Aveva con sé un mazzo di fiori che voleva offrire alla madonna e teneva in mano le scarpe nuove e le calze nere per non sporcarle o sciuparle durante il cammino, dal momento che per arrivare a Cennina doveva percorrere un sentiero di campagna. Giunta nei pressi di una piccola radura scorse davanti a sé. A circa 20 metri, un oggetto scuro, appuntito che sporgeva dai cespugli. Avvicinatasi poté constatare che l'oggetto era una specie di grosso fuso, molto panciuto nella parte centrale e molto appuntito alle estremità, situato in posizione verticale ai margini della radura, presso un alto cipresso, con una punta infilata nel terreno. Era alto circa due metri e largo, al centro, circa un metro e venti centimetri, di colore marrone opaco. Nella parte centrale si notavano, opposti l'uno all'altro, due finestrini a forma di oblò e, in mezzo a questi, ricavato nel "cono" inferiore, uno sportello di "vetro" chiuso. Improvvisamente due esseri sbucarono dai cespugli, tagliandole la strada. Erano piccolissimi, di statura paragonabile a quella dei bambini di quattro o cinque anni (circa un metro), ma perfettamente proporzionati e del tutto simili a noi. Indossavano una tuta grigia, aderente, che copriva tutto il corpo, compreso le gambe e i piedi. Sulle spalle avevano una corta mantella e sul torace un giubbotto accollato con piccoli bottoni lucenti. In testa portavano un casco apparentemente di cuoio che copriva, con due dischetti, anche le orecchie. Uno dei due cominciò a parlare in un linguaggio sconosciuto, talvolta rivolgendosi all'altro; poi sorridendo, le prese dolcemente di mano il mazzo di fiori e una calza e, esaminati i fiori, si avviò verso il fuso. Alle proteste della Lotti, l'essere le restituì una parte dei fiori, ma non la calza e, appoggiando la mano sullo sportello, lo fece aprire verso l'esterno. Dal momento che la teste si trovava a meno di due metri dal fuso, poté vederne l'interno, ove scorse due piccoli sedili rotondi e piatti, senza spalliera, fronteggianti i due oblò laterali. Gettati fiori e calza all'interno, l'essere trasse fuori un "rotolo" colore marrone scuro a forma di cilindro con le estremità arrotondate, dalla superficie liscia e uniforme, che puntò longitudinalmente verso la donna, guardando alternativamente esso ed ella, dando l'impressione di scattare delle fotografie. In quel momento la donna ebbe paura di poter essere uccisa; così con passo svelto, si allontanò dalla radura. Gli esseri non tentarono di seguirla, ma sembrarono porgerle l'oggetto, come per dono. Poco dopo la vegetazione le nascose il tutto alla vista. L'unica traccia rinvenuta successivamente in loco fu un foro sul terreno, presumibilmente dove era infilato l'oggetto, constatato da tutti coloro che, appresa la notizia, vollero recarvisi a vedere (compreso il marito della teste). Rosa Lotti risultò persona di tutto rispetto, seria, sana di corpo e di mente. Una conferma indiretta del caso sembra venire da due bambini del luogo, i fratelli Ampelio e Marcello Torzini, rispettivamente di sei e nove anni. Infatti, in un "pensierino" scritto a scuola alcuni giorni dopo il fatto, Ampelio raccontò che, il mattino del primo novembre, mentre si trovava nella zona col fratello a pascolare i maiali, udì parlottare e scorse la Lotti che discuteva con gli "omini", nella radura. Il fratello maggiore corse ad avvisare il padre, ma quando questi poté arrivare. La radura era ormai deserta. Quest'ultima testimonianza potrebbe, però essere il frutto della fantasia dei bambini, forse stimolata dall'illustrazione che Walter Molino dedicò al caso sulla copertina della "Domenica del Corriere". Ad ogni modo i due bambini non si mostrarono molto loquaci, lasciando intendere un divieto di parlare imposto dai genitori. Le indagini furono svolte anche dai Carabinieri.

Alessandro

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07/08/2008 15:50

Io ci metterei anche Cecconi, Zanfretta e Monselice
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"Procediamo a zig zag verso un futuro luminoso (Mao Tsetung)"
07/08/2008 16:29

Ho fatto da poco un catalogazione dei più importanti Incontri Ravvicinati avvenuti in Italia, quindi insieme a questi quattro ne ho messi moltissimi altri, ma sto ancora finendo gli anni 80. Per il caso Cecconi ne ho parlato nella mia catalogazione degli avvistamenti UFO avuti da piloti militari e civili, anche se ho molto ristretto il caso. Comunque non ricordavo molto questo evento, e rileggendolo ne vale proprio la pena ricordarlo, posto un articolo molto dettagliato riguardo il caso in questione:

UN BERSAGLIO DA INTERCETTARE

18 giugno 1979, ore 11.30 (ora legale).

Il Maresciallo pilota Giancarlo Cecconi, in forza al 14' Gruppo del 2' Stormo Caccia Bombardieri Ricognitori dell'Aeronautica Militare, di stanza all'aeroporto di Treviso Sant'Angelo, sta rientrando alla base dopo aver espletato una missione di ricognizione fotografica sull'Appennino Ligure ai comandi di un velivolo G-91R [1].

Improvvisamente nel cielo dell'aeroporto Treviso S. Angelo viene notata la presenza di un bersaglio sconosciuto: ottenuta la conferma che il pilota ha sufficiente autonomia residua per intercettare l'oggetto, il centro radar di Istrana (TV), che registra sui suoi schermi la presenza dell'intruso, dà a Cecconi le indicazioni per compiere la manovra di avvicinamento. La pratica di dirottare un aereo dalla sua missione per compiere controlli su aeromobili sconosciuti penetrati in aree proibite alla navigazione civile è infatti usuale nell'Aeronautica.

Avendo ancora pellicola utilizzabile nelle fotocamere, il pilota le aziona tutte e quattro e inizia a compiere passaggi nelle vicinanze dell'oggetto, fino ad una distanza minima di 70-80 metri e ad una velocità quantificabile in circa 300 nodi (450-500 km/h).

Anche da terra il personale dell'aeroporto segue la scena col binocolo: ad un certo punto la torre di controllo di Treviso chiama Cecconi sulla frequenza radio con cui egli sta comunicando con Istrana, avvertendolo che dall'oggetto fuoriesce una strana "scia bluastra": egli però, pur essendosi avvicinato moltissimo all'oggetto, non nota tale scia.

Quando il pilota comincia i passaggi a ridosso dell'oggetto, quest'ultimo si trova ad una quota di 7.000 piedi [2], poi inizia a salire e a scendere con spostamenti di più o meno 1.000 piedi per volta, fino ad arrivare all'incirca a quota 13.000. Cecconi effettua sette/otto passaggi a ridosso dell'oggetto ed ogni volta è pronto a riprenderlo con le sue fotocamere, ottenendo in totale 82 fotogrammi ritraenti l'intruso.

L'UFO è apparentemente fermo rispetto al G-91, ma il centro radar conferma a Cecconi che esso si sta invece muovendo, con rotta e velocità definite. Il pilota cerca di passargli (e riprenderlo) esattamente di fianco, ma la cosa non gli riesce perchè l'oggetto "sembra manovrare" in modo da mettersi rispetto a lui in posizione frontale o comunque angolata, senza mai esporgli completamente la fiancata [3].

L'aspetto dell'oggetto ricorda al testimone una "cisterna di carburante" di colore nero opaco. Le sue dimensioni appaiono di 8 metri di lunghezza e due metri e mezzo, massimo tre, di diametro. Un particolare interessante notato da Cecconi è la presenza di una specie di "cupoletta" di colore bianco o comunque chiaro - ma non trasparente - posta sul lato superiore, leggermente schiacciato, dell'oggetto. Il termine "cupoletta" è comunque forzatamente vago, perchè più che un vero e proprio tettuccio essa ricorda al testimone una specie di sagomatura, di carenatura sul tipo di quelle presenti sulle auto sportive.

Mentre Cecconi sta compiendo l'ennesima virata per tornare a fare un'altra scarica di fotografie, Istrana lo chiama e gli comunica che proprio in quell'istante l'oggetto è improvvisamente svanito dagli schermi, tra una "battuta" e l'altra del radar.

Dopo pochi secondi, dalla torre di controllo di Treviso confermano che quelli che stavano seguendo l'oggetto col binocolo non riescono più a vederlo: l'oggetto è inspiegabilmente scomparso nello spazio di pochi attimi. In effetti, nemmeno il pilota riesce più a vederlo.

Pochi minuti dopo, l'aereo atterra all'aeroporto di Treviso e, come di consueto, gli specialisti rimuovono e prendono in consegna i contenitori delle pellicole e li portano al laboratorio del Reparto per lo sviluppo e la stampa. Il pilota è molto curioso di vedere come siano venute le foto scattate all'oggetto e si reca quindi ad esaminarle, procurandosene anche una in cui l'oggetto si vede piuttosto bene, compresa la "cupoletta" bianca. Sullo sfondo appaiono inoltre, in bella evidenza, le strutture e la pista dell'aeroporto, nonché l'area urbana di Treviso.

Questo insieme al caso Francesco Zoppi e Marcelletti è uno dei più importanti e più che attendibili!

ciaoale [SM=g27985]
07/08/2008 19:37

Re:
AlessandroCacciatore, 24/07/2008 12.38:

Come promesso, ecco i quattro casi più importanti dell'Ufologia Italiana, che ho trovato e riunito in un articolo che ho fatto tempo fa

IL CASO MONGUZZI:





Personalmente ritengo che questi casi siano molto suggestivi ma definirli i "casi più importanti dell'ufologia italiana" mi sembra un pò esagerato...A mio avviso più che di casi "importanti" sarebbe meglio parlare di "casi meglio documentati",tra i quali ci metteri il caso di Edy GUADAGNINI a Paderno del Grappa nel giugno 1998. [SM=g27988]
www.edicolaweb.net/grappa1g.htm
07/08/2008 21:47

No vedi, non ho scritto io che sono i "quattro casi più importanti" ma così è stato detto e ho letto...Cmq a questo punto io direi che è molto interessante anche il caso Francesco Rizzi, avvenuto a Milano nel 1962, che ora riporto un riassunto fatto da me:

Milano 18 dicembre 1962 - Francesco Rizzi, guardia notturna, si trovava in una azienda, per un controllo di routine. mentre perlustrava la zona, sente un misterioso sibilo dietro la nuca, l'uomo si gira e nota a pochi metri un vero e proprio disco volante, con una sorta di "torretta" e un piatto sottostante, di colore argento, e sfumature di colore metallo lucente, e vari oblo' intorno il perimetro. L'uomo stupito si avvicina verso l'oggetto. Poco dopo si apre una porta laterale da sotto l'UFO, ed esce un piccolo essere con grande testa di colore nero, e tuta verde fosforescente. L'essere fa un cenno per farlo avvicinare, ma Rizzi era così spaventato che non riusciva a muovere neanche un muscolo. Dall'interno dell'UFO, da cui usciva una misteriosa luce azzurra, uscì un altro essere simile al primo, che gli fa un cenno di "ritirata". Così l'essere segue il suo "comando" e la porta si chiude. L'UFO quindi decolla verticalmente lasciando dietro di se una nube gassosa. A quel punto, l'uomo pote muoversi tranquillamente. Nel 1989 poi, grazie alle dichiarazioni di un giornalista che all'epoca si occupo' del caso, racconto' alcuni particolari inediti. Disse che due esseri alti circa un metro uscisero dall'oggetto con in mano una scatola, e si misero a lavorare la parte centrale del loro velivolo, precisamente tra la torretta e l'anello centrale. All'interno poi c'era anche un altro essere, che pero' non uscì. Dopo aver finito il loro lavoro, rientrarono dentro il velivolo, che decollo' allo stesso modo, ma lasciando dietro di se non una scia gassosa, o comunque una nube di gas, ma una scia di colore azzurro. Disse poi che l'oggetto era grande circa 6 metri di diametro, e la torretta alta circa 1.70cm.

Oppure un altro caso simile, neanche farlo apposta è capitato sempre ad una guardia notturna, e sempre a milano.

Milano 6 gennaio 1968 - Una guardia notturna, Antonio Federico, stava compiendo il suo giro d’ispezione quando vide “una macchia schiacciata” posata in un cortile. La vide a poche decine di metri di distanza: aveva una cupola trasparente nella parte superiore ed intorno ad essa v’era un anello delimitato da una ringhiera. Su questa parte dell’oggetto c’erano 2 creature, simili ad esseri umani, ma alti circa 1,2 metri: indossavano una tuta azzurra, casco e guanti neri; un terzo essere si muoveva all’interno della cupola. I due all’esterno sembravano intenti a riparare qualcosa. Il teste si avvicino’ con l’intenzione di offrire loro il suo aiuto, accendendo la torcia elettrica che aveva con se. Le creature smisero di muoversi, stettero qualche secondo a guardare l’uomo, poi entrarono nella cupola trasparente. Subito dopo l’oggetto comincio’ ad emettere forti bagliori e decollo’.

ciaoale
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08/08/2008 00:09

In effetti come dicevi tu, di casi importanti ce ne sono. Forse troppi; per cui ci si dimentica dei casi stessi. Sul discorso dei metronotte c'è da aprire un poema. Sono tantissime le segnalazioni di guardie giurate, polizia stradale, esercito che operano di notte con un servizio di guardia notturna. Credo che solo un trentesimo di quello che viene visto arrivi a noi. E a mio avviso molti "casi importanti" non verranno mai divulgati poiché non ci arriverano mai.


Alf
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"Procediamo a zig zag verso un futuro luminoso (Mao Tsetung)"
08/08/2008 15:52

Indubbiamente ci saranno moltissimi altri avvistamenti, magari anche più importanti, ma ancora non li conosciamo. Comunque visto che ci siamo, posto un riassunto fatto da me, riguardo un altro caso piuttosto importante:

17 febbraio 1975 Avigliana (Torino) - C.Calipari, guardia giurata di 25 anni, stava compiendo il suo solito giro d'ispezione, quando verso le 02:30 avvista una strana luminescenza di colore rosso proveniente da un giardino di un edificio, incuriosito l'uomo ando' a controllare. Arrivato sul posto, il teste pote vedere con grande stupore, un oggetto a forma di cupola, di colore rosso brillante, grande circa 4 metri di diametro, e a soli 20 metri dalla sua postazione. L'UFO si trovava a bassa quota, proprio poco sopra la cima di alcuni alberi. Ad intervalli regolari l'UFO diventata trasparente, infatti come raccontato da Calipari, "da esso (l'ufo) si intravedeva la campagna". L'uomo ancora più incuriosito, prese la sua torcia elettrica, e la punto verso il suolo, proprio sotto l'oggetto misterioso, e vide con stupore due occhi gialli brillanti che lo stavano fissando. Il teste impaurito, estrae la sua pistola di ordinanza e spara alcuni colpi contro la misteriosa entità, che pero' rimane sempre lì a fissarlo, come se non fosse successo niente. A quel punto Calipari, era terrorizzato, e scappa dalla zona. Torna poco dopo con una panettiera, ed insieme possono vedere l'UFO allontanarsi, dirigendosi in volo in una stazione ferroviaria della città. Il giorno dopo, sul posto, proprio nello stesso punto dove il teste vide la presunta entità, si trovarono due piccole orme circolari, distanziate regolarmente. Sul caso si confermo' l'attendibilità del testimone, in oltre non solo c'era la conferma della signora che vide insieme a Calipari l'UFO in volo, ma anche un anziana signora, che poco lontano sentì proprio un colpo di pistola, proprio quello di Calipari, intento in quel momento a cercare di sparare alla presunta entità, che come abbiamo detto ha anche lasciato delle tracce al suolo.
27/10/2008 17:39

Re: Re:
RETE-UFO, 07/08/2008 19.37:

Personalmente ritengo che questi casi siano molto suggestivi ma definirli i "casi più importanti dell'ufologia italiana" mi sembra un pò esagerato...A mio avviso più che di casi "importanti" sarebbe meglio parlare di "casi meglio documentati",tra i quali ci metteri il caso di Edy GUADAGNINI a Paderno del Grappa nel giugno 1998. [SM=g27988] www.edicolaweb.net/grappa1g.htm



Rete, mi torna in mente anche un altro caso avvenuto sempre nella zona del Grappa, era risalente forse al dicembre 1997, protagonista una rgazza di allora circa 17-18 anni, inseguita fin dentro casa da un UFO, si chiama Pamela Taborchia, se la memoria non mi fa brutti scherzi, caso inchiestato dall'allora sezione Lombardia del CUN, forse ha a che fare con il caso Guadagnini? Magari tu oppure Alfredo Benni, vi dice niente?
[Modificato da IL PROBIVIRO 27/10/2008 17:42]
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27/10/2008 17:53

caselle 1973, dove voi mettere?

ed elmas 1977 dove anche mettere voi?
27/10/2008 21:35

Re: Re: Re:
IL PROBIVIRO, 27/10/2008 17.39:



Rete, mi torna in mente anche un altro caso avvenuto sempre nella zona del Grappa, era risalente forse al dicembre 1997, protagonista una rgazza di allora circa 17-18 anni, inseguita fin dentro casa da un UFO, si chiama Pamela Taborchia, se la memoria non mi fa brutti scherzi, caso inchiestato dall'allora sezione Lombardia del CUN, forse ha a che fare con il caso Guadagnini? Magari tu oppure Alfredo Benni, vi dice niente?



Inseguita da un UFO mi pare poco probabile...forse intendevi dire una sfera di luce?
[SM=g27991]


27/10/2008 21:43

Re:
zomas65, 27/10/2008 17.53:

caselle 1973, dove voi mettere?

ed elmas 1977 dove anche mettere voi?



Credo che si potrebbe discutere per mesi o anni sulla casistica,senza approdare a nulla... Sicuramente esistono casi meglio documentati di altri, ma non serve a nulla fare delle classifiche.

Vi allego una lettera del Console Alberto PEREGO datata 16 maggio 1962.Si tratta di una lettera confidenziale riservata,ma atteso il tempo trascorso e l'importanza dell'argomento,ritengo di poterla pubblicare,almeno in estratto.Richiamo la vostra attenzione sull'ultima frase.




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28/10/2008 12:35

E se vi chiedessi i 4 casi più importanti (in Italia) negli ultimi 15 anni cosa rispondereste???
28/10/2008 13:02

L'ondata ufo del '77-'78 quanti di noi ne sono stati testimoni!!
Io sono stato il primo organizzatore di uno sky watch in Italia.

Ardea, Pescasseroli, Moena, Riccione.

In contemporanea, 8 Agosto 1978.

Ero giovanissimo ma già ero partito alla grande!!

Leo.
28/10/2008 13:06

Re:
Leopoldo67, 28/10/2008 13.0:



Io sono stato il primo organizzatore di uno sky watch in Italia.

Ardea, Pescasseroli, Moena, Riccione.

In contemporanea, 8 Agosto 1978.

Ero giovanissimo ma già ero partito alla grande!!





Più che altro in ritardo!!
[SM=g9423]


28/10/2008 14:20

Re: Re: Re: Re:
RETE-UFO, 27/10/2008 21.35:

Inseguita da un UFO mi pare poco probabile...forse intendevi dire una sfera di luce? [SM=g27991]



[SM=g27987] Negativo, Rete, Negativo, nessuna sfera di luce[SM=g27987] , se per te è una sfera di luce un Oggetto Volante Non Identificato, che ti sorvola a qualche decina di metri sopra la testa senza emissione di rumore[SM=g27987].... Se vuoi posso darti qualche dato e riferimento in più, magari in privato.[SM=g27987]
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02/11/2008 22:54

Bè, di sicuro emerge che i loro mezzi di trasporto soffrono di evidenti problemi di affidabilità meccanica! [SM=g8899]
Scherzi a parte, i miei complimenti ad Alessandro per il lavoro di raccolta dei casi, che è una cosa che mi piace davvero tanto, e molto di più se si parla di fatti avvenuti a casa nostra. La cosa inquietante/interessante è la somiglianza di alcuni punti comuni ai vari casi. Credo che sul caso Monguzzi sia ormai quasi "inutile" discutere, in quanto si è generato un meccanismo, una sorta di circolo vizioso che è la smentita della smentita, che non porta a nessuna conclusione; in ogni caso secondo me è molto suggestivo. Strani gli esseri del caso Facchini, e credo quasi unici nel genere, e poi ritengo poco probabile che usino strumenti simili ai nostri... Il caso Pugina mi è parso proprio "strano" per come si è svolto, con questo essere "semovente", che si scopre essere anche un alieno abbastanza ironico, ma anche abbastanza presuntuoso in quanto snobba la nostra scarsa e stereotipata cultura nei loro confronti! [SM=g8888] Il caso Cennina mi desta molte più domande ed è forse il più inquietante, visto che una contadina della metà del secolo (presumo) difficilmente potrebbe inventarsi una cosa simile. Stranamente l' alieno del caso Calipari non prova a difendersi, mentre nella maggioranza dei casi tendono ad attaccare se si sentono minacciati. Altra cosa strana, tutti i testimoni (tranne proprio il Calipari, l' unico che ha attaccato preso dal panico...) sembrano non avere paura ma risultano incuriositi dagli incontri ravvicinati, tanto da essere poi attaccati. A tal proposito, ricordo il caso di un tale (mi pare in Veneto) che, ritornando a casa di notte con la sua Vespa, vede due esseri (canonici: bassetti e chiari) si ferma e gli offre una sigaretta, davanti all' ilarità dei due [SM=g8174] che però portano con se l' oggetto. Confesso che sono stato due ore a ridere, ma voglio comunque chiedere ad Alessandro e a tutti voi se ne sapete per caso qualcosa di più. Altra cosa che ha suscitato in me curiosità è la notizia che ho letto in giro per la rete secondo cui, stando a qualche testimone, l' aereoporto di Guidonia (casa mia in poche parole) sia stato creato in seguito ad un presunto ufo crash avvenuto sotto il (famigerato) regime del ventennio... Potete dirci qualcosa dei cosiddetti "Ufo del duce"?
Ciao a tutti, francesco [SM=g27988]
02/11/2008 23:53

Il caso Monguzzi è stato dichiarato falso dallo stesso testimone il quale ha anche mostrato i moellini del disco volante e dell' essere con scafandro:

it.wikiufo.org/index.php?title=Ghiacciaio_Scerscen_1952

02/11/2008 23:57

Re:
zomas65, 27/10/2008 17.53:

caselle 1973, dove voi mettere?




Bravo zomas !

Secondo me il miglior caso italiano di tutti i tempi !




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03/11/2008 15:10

Re: Re:
Paolo Bolognesi., 02/11/2008 23.57:



Bravo zomas !

Secondo me il miglior caso italiano di tutti i tempi !








....ma non mi dire però che si tratta di un veivolo "terrestre"!
03/11/2008 23:54

Re: Re: Re:
zomas65, 03/11/2008 15.10:




....ma non mi dire però che si tratta di un veivolo "terrestre"!



Non posso certo scrivere che per me era sicuramente un velivolo terrestre, ma neanche affermare che era sicuramente extraterrestre !
Il fatto è che questo oggetto luminoso, sferico, inquadrato dai radar di Caselle e Mortara ed avvistato visivamente da testimoni dell' aeroporto di Caselle e dalla base militare di Mortara, nonchè da un pilota di linea proveniente da Roma diretto a Milano, da un altro pilota di linea proveniente da Parigi e dal pilota di un Piper, tale Riccardo Marano, il quale cercò di inseguire l' UFO fino a quando questi, con un' accellerazione improvvisa e velocissima, tale da portarlo da una quota di alcune centinaia di metri a circa 5000 nello spazio di due secondi, quindi con una velocità di qualche migliaio di km/h, scomparve alla vista.

Tutto il resoconto qui:

www.ufo.it/testi/caselle.htm

Questo è davvero un bel caso !

Dirò di più: assieme all' UFO della Val di Susa, sempre dello stesso periodo, diedero l' input al mio interessamento al fenomeno UFO !




[Modificato da Paolo Bolognesi. 04/11/2008 00:32]
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