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casus belli in M.O. (Siria Iran Vs USA e Israele e Turchia)

Ultimo Aggiornamento: 28/08/2013 11:39
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27/08/2013 12:01

Missili Tomahawk puntati sulla Siria?Una quarta nave americana si avvicina al Paese guidato da Assad. La "linea rossa" statunitense si scontra con quella descritta dall'Iran Stefania Spatti
La "linea rossa" è il fil rouge del conflitto siriano. Non è un gioco di parole ma il concetto chiave che determina la posizione degli Stati Uniti e dell'Iran in merito alla Siria. Il presidente americano Barack Obama ha sempre sostenuto che l'uso di armi chimiche da parte del regime di Bashar al Assad rappresenterebbe il superamento di una linea rossa che porterebbe Washington ad agire. Dal canto suo Teheran definisce un'ipotetico intervento militare americano contro Damasco una linea rossa oltre la quale scatterebbero "dure conseguenze" per la Casa Bianca. Lo ha garantito il comandante delle forze armate iraniane Massoud Jazayeri.



Washington deve ancora stabilire con certezza se il 21 agosto scorso, nella capitale siriana, il governo locale ha usato armi chimiche contro civili provocando vittime che per l'opposizione ammontano a quota 1.300 (per Medici senza frontiere, 3.600 persone si sono presentate in tre ospedali di Damasco in meno di tre ore nella mattina dell'attacco: avevano sintomi che sembrano provare la loro esposizione a sostanze neurotossiche. Del totale, 355 sono i morti). Per farlo ha bisogno di prove, come quelle che potrebbero emergere dall'analisi degli ispettori dell'Onu. Peccato che, sosteneva la Casa Bianca prima del via libera, Assad stia impedendo l'accesso immediato sui luoghi del presunto delitto per far sì che si affievoliscano le evidenze chimiche. Anche quando l'ok è arrivato, l'amministrazione Obama è rimasta scettica giudicando poco credibile la decisione tardiva di Damasco. "Il fatto che il presidente Assad abbia fallito nel cooperare con le Nazioni Unite è la prova che ha qualcosa da nascondere", ha dichiarato il premier britannico David Cameron, che ieri ha parlato al telefono per 40 minuti con Obama.

Stando a un funzionario dell'amministrazione Obama, "ci sono pochi dubbi" che quel tipo di armi sia stato usato. Le sue indicazioni sono basate su "numero delle vittime, sintomi di chi è stato ucciso e ferito e testimoni".

In vista di un possibile intervento militare, le navi dell'esercito americano si stanno avvicinando alla Siria. Anche perché, come riporta oggi il The Times in copertina, nei colloqui di sabato il premier britannico David Cameron ha fatto pressioni affinché Obama parta all'attacco dei missili.



Una quarta imbarcazione, nella parte orientale del mare Mediterraneo, è stata dotata di missili balistici ma non ha ricevuto l'ordine di lanciarne alcuno verso la Siria. Navi militari possono eseguire una serie di azioni tra cui il lancio di missili Tomahawk, gli stessi usati contro la Libia nel 2011 come parte di una mossa internazionale volta a ribaltare il regime di Muamar Gheddafi. Sarebbe questo, ha spiegato un funzionario della Difesa americana, lo strumento da utilizzare per mandare un segnale chiaro ad Assad.

Tutte le opzioni sono sul tavolo. E mentre Obama frena - un attacco militare deve essere preceduto da una ponderazione a livello internazionale - il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo presidente Shimon Peres incitano all'azione. “Al regime più pericoloso del mondo non può essere permesso di avere le armi più pericolose del mondo", ha dichiarato Netanyahu.

Il generale Martin Dempsey, presidente del Joint Chiefs of Staff, sta partecipando a un meeting in Giordania con gli addetti alla Difesa dei Paesi mediorentali.
25.08.13
15:49

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Missili Tomahawk puntati sulla Siria?
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28/08/2013 11:39

Fonti di Damasco: «Se gli Usa ci colpiranno
siamo pronti a contrattaccare Israele»
L'avvertimento diffuso dall'agenzia iraniana Fars, vicina ai Pasdaran. Netanyahu aveva già detto: «Preparati a tutto»
La militante agenzia iraniana Fars, vicina al Corpo d'elite dei Pasdaran, cita una «alta fonte delle forze armate siriane» per lanciare un avvertimento agli Stati Uniti e ai suoi partner che stanno valutando un attacco «mirato» a Damasco: osare una vera guerra scatenerà un immediato contrattacco a Tel Aviv da parte della Siria e i suoi alleati.

«LICENZA PER COLPIRE TEL AVIV» - «Se Damasco viene attaccata, anche Tel Aviv verrà presa di mira e una vera guerra contro la Siria produrrà una licenza per attaccare Israele», avrebbe detto la fonte anonima alla Fars. «Siamo sicuri che se la Siria è attaccata - ha affermato inoltre il militare siriano - anche Israele sarà messo a fuoco e un simile attacco» inoltre «impegnerà i vicini della Siria». La fonte ha messo poi in guardia che «indebolire il governo centrale di Damasco comincerà a far crescere gli attacchi contro Israele» anche da parte di «gruppi estremisti che troveranno un motivo per attuare le loro aspirazioni».

«DA ISRAELE PESANTE TRIBUTO» - Dal canto suo un deputato israeliano, Mansour Haqiqatpour, parlando all'agenzia ufficiale iraniana Irna ha sostenuto che gli Usa dovrebbero essere consapevoli che un attacco alla Siria comporterà per loro il pagamento di un «pesante tributo».

MINACCE ANCHE DA HEZBOLLAH - E se le potenze mondiali lanceranno un attacco contro la Siria destinato a cambiare l'equilibrio dei poteri del Paese, anche gli sciiti libanesi di Hezbollah entreranno in azione e prenderanno di mira il territorio israeliano, bersagliandolo di razzi. Lo scrive il Daily Star, citando fonti vicine al gruppo guidato da Hassan Nasrallah. Una di queste fonti ha spiegato che Hezbollah non interverrà se gli Stati Uniti e i suoi alleati si limiteranno a un'azione «punitiva» contro Assad. Ma se l'obiettivo è eliminare il presidente siriano, una reazione degli sciiti libanesi sarà inevitabile: «Un attacco occidentale di vaste dimensioni trascinerà immediatamente il Libano in una guerra da inferno contro Israele».

NETANYAHU: «PRONTI A OGNI SCENARIO» - Intanto martedì era già arrivato il monito del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu: nel caso di rappresaglie del regime di Damasco contro lo stato ebraico a seguito di un eventuale attacco missilistico a guida Usa, i militari risponderanno «con forza». Lo stato di Israele «è pronto per ogni scenario. Non siamo parte della guerra civile in Siria - ha concluso Netanyahu - ma se identifichiamo un qualunque tentativo di nuocerci, risponderemo con la forza».

I MISSILI SIRIANI - Imprecisati «esperti militari» citati sempre dall'agenzia Fars ritengono che i «missili supersonici e anti-nave della Siria, inclusi gli Yakhont, Iskandar e gli Scud che non possono essere né intercettati né deviati dalle gigantesche navi da guerra della marina Usa stanno fungendo da deterrente per un attacco navale statunitense alla Siria».

LA RUSSIA: SERVE RESPONSABILITA' - «Qualsiasi uso della forza militare contro la Siria non farà altro che destabilizzare ulteriormente il Paese e la regione». Lo ha detto il capo della diplomazia russo Serghiei Lavrov in una conversazione telefonica con l'inviato dell'Onu e della Lega Araba per la Siria Brahimi. I due interlocutori, secondo il sito del ministero degli esteri russo, «si sono detti d'accordo sul fatto che in questo momento critico tutte le parti, compresi anche i «giocatori» esterni, devono agire con la massima responsabilità, senza ripetere gli errori del passato».

28 agosto 2013 | 9:00
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